Opzione Donna è stata rinnovata anche per il prossimo anno, ma con delle importanti modifiche che fanno discutere.
Opzione Donna è uno strumento di flessibilità in uscita che, attualmente, permette di andare in pensione in anticipo, con 35 anni di contribuzione e 58 o 59 anni di età anagrafica.
Dal prossimo anno, tuttavia, sulla base di quanto emerge dalla nuova Legge di Bilancio, ci saranno delle novità relative ai requisiti anagrafici e alla platea delle beneficiarie. In particolare, dovrebbe essere innalzata la soglia anagrafica di accesso a 60 anni. Non ci sarebbe più una differenziazione tra lavoratrici dipendenti e autonome, ma il discrimine si baserebbe sul numero di figli posseduti.
Vediamo, dunque, chi potrà smettere di lavorare in anticipo, sfruttando tale misura.
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Opzione Donna 2023 sarà accessibile, purtroppo, ad una cerchia molto più ristretta di lavoratrici. Il motivo principale è l’aumento del presupposto anagrafico, fissato a 60 anni. Tale limite, tuttavia, potrà abbassarsi di uno o due anni, se si possiedono dei figli.
In particolare, in base alla Legge di Bilancio, per smettere di lavorare a 58 anni, le lavoratrici dovranno avere almeno 2 figli e maturato 35 anni di contribuzione, entro il 31 dicembre 2022. Con un solo figlio, invece, si potrà usufruire del pensionamento con 59 anni di età.
Ma le novità non finiscono qui. Leggendo il testo della Manovra, infatti, si nota che Opzione Donna sarà disponibile solo per le seguenti categorie di lavoratrici:
Rimangono in vigore, invece, il sistema di calcolo interamente contributivo dell’assegno pensionistico e il principio di cristallizzazione del diritto acquisito. Di conseguenza, chi matura la facoltà di andare in pensione in anticipo entro i limiti temporali previsti dalla legge, può scegliere di esercitarla in qualsiasi momento, anche successivo.
Per il prossimo mese, si attendono le comunicazioni ufficiali relative alla data di presentazione della domanda.
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Opzione Donna può essere utilizzato dalle lavoratrici iscritte all’Assicurazione Generale Obbligatoria o ai fondi sostitutivi della stessa, che abbiano contributi al 31 dicembre 1995. Per il momento, dunque, la misura di pensionamento anticipato sembrerebbe esclusa per le iscritte alla Gestione separata o le lavoratrici che, per raggiungere il presupposto contributivo, devono ricorrere al cumulo dei versamenti previdenziali in tale Gestione.
I 35 anni di anzianità contributiva, tuttavia, possono essere perfezionati grazie alla maternità obbligatoria, il riscatto del congedo parentale o di ulteriori periodi, ai versamenti volontari, alla mobilità o alla Cassa integrazione, ai permessi Legge 104. Sono, invece, inutilizzabili i contributi figurativi per malattia e disoccupazione, che, però, sono utili per la determinazione dell’importo della pensione.
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