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Pensioni

In pensione con 30 anni di contributi oggi è possibile, ma occhio a tutti i requisiti

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Attraverso quell’agevolazione pensionistica che prende il nome di Ape Sociale si può andare in pensione a 63 anni di età anagrafica, e con ‘soli’ 30 anni di contributi regolarmente versati. Ma occorre far parte di determinate categorie.

La domanda che si pongono non pochi lavoratori attiene alla possibilità di andare in pensione prima rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero, ovvero prima dei 42 anni e dieci mesi di contribuzione (un anno in meno per le donne) o prima dell’ottenimento dei requisiti della pensione di vecchiaia.

Informazione Oggi

Ebbene c’è chi ha versato 30 anni di contributi in modo regolare e dopo decenni passati a lavorare, si sta chiedendo se può anticipare di qualche anno l’uscita dal mondo del lavoro: in una ‘giungla’ di regole previdenziali non è facile districarsi e, conseguentemente, chiarirsi le idee può essere davvero arduo.

Ecco perché nel corso di questo articolo, vedremo da vicino come fare ad andare in pensione con almeno 30 anni di contributi. Esiste a questo proposito quello strumento di anticipo pensionistico, che in breve prende il nome di Ape Sociale. In sostanza si tratta di un anticipo di denaro che mira a supportare economicamente i beneficiari fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, oppure di un trattamento conseguito anticipatamente ai sensi della legge Fornero.

Ma come fare ad accedere all’Ape Sociale? Scopriamolo insieme nel corso di questo articolo e vediamo quali sono le categorie di lavoratori che possono usufruire del meccanismo. I dettagli.

Come arrivare alla pensione senza troppi sacrifici: la soluzione poco conosciuta che funziona davvero

La soluzione Ape Sociale per chi ha versato 30 anni di contributi

In attesa della tanto desiderata riforma pensioni, che auspicabilmente vedrà la luce il prossimo anno, coloro che vogliono aver chiarezza sulle diverse strade di pensionamento, in base alla loro specifica situazione, ovviamente non mancano. Da molto tempo si parla di flessibilità in uscita, ma il rischio è che ai più queste parole appaiono in qualche modo vuote o prive di effettivo contenuto. Proprio la flessibilità è stata però individuata come unica soluzione utile al superamento della discussa riforma Fornero.

Il problema è che molti sono tuttora disorientati e temono di lavorare ancora a lungo prima dell’agognato traguardo. Non manca chi si interroga sulla possibilità di andare in pensione nel prossimo biennio, avendo già maturato 30 anni di contributi regolarmente versati. Si tratta specialmente di quei casi di chi vorrebbe uscire dal mondo del lavoro, ha già compiuto 60 anni da un pezzo e, magari, si trova in uno stato di disoccupazione a causa della chiusura dell’azienda in cui lavorava. Si tratta di condizioni oggi tutt’altro che rare, e per questo è inevitabile domandarsi se e come accedere alla pensione con 30 anni di contributi, specie in caso di nebbie sul futuro dei versamenti contributivi.

Precisiamo che i 30 anni di contributi come espressione di flessibilità in uscita sono un punto di riferimento, che tuttavia non può essere l’unico. Veniamo al punto: in questo caso non è possibile applicare la tanto pubblicizzata Quota 103, perché pur essendo ‘agevolante’ rispetto ai paletti della legge Fornero, prevede comunque dei requisiti che di flessibile non hanno nulla. Infatti, se a un lavoratore viene imposto di arrivare a 41 anni di contributi previdenziali regolarmente versati, anche se si parte da una età piuttosto bassa come lo è quella dei 62 anni, chiaro che l’accesso al meccanismo di pensionamento in oggetto può essere davvero difficile. Specie per chi ha carriere con ‘buchi’ contributivi o si ritrova ad aver perso il lavoro dopo i 60 anni.

In termini pratici, ciò significa che per chi ha 30 anni di contributi versati l’effettiva possibilità di accedere alla pensione in modo agevolato è rappresentata dal meccanismo dell’Ape Sociale.

I requisiti dell’Ape Sociale con 30 anni di contributi: ecco quali sono

Salvo nuove modifiche al meccanismo, per il momento l’Ape Sociale 2023 consiste nello strumento di anticipo pensionistico che:

  • consente di accedere a un assegno-ponte tra i 63 e i 67 anni di età,
  • ma che è riservato, in via in qualche modo ‘assistenziale’, a persone in situazioni di particolare fragilità o rischio.

Non dimentichiamo che, dal punto di vista soggettivo, l‘Ape Sociale riguarda i seguenti lavoratori con almeno 30 anni di anzianità contributiva:

  • i caregiver, ovvero coloro che assistono un familiare convivente disabile grave (con percentuale acclarata di almeno 74%) da almeno 6 mesi prima di presentare richiesta di Ape Sociale;
  • disoccupati o invalidi con almeno il 74% di disabilità acclarata dalle competenti commissioni mediche delle ASL;
  • coloro che svolgono da almeno 7 degli ultimi 10 anni della carriera, o da almeno 6 degli ultimi 7 anni, una delle attività gravose elencate in un’apposita lista a partire dallo scorso primo gennaio 2022. Per questi ultimi però il requisito dell’anzianità contributiva sale ed è pari a 36 anni.

In quest’ultimo caso, dunque, al lavoratore non basteranno 30 anni di contributi per accedere all’Ape Sociale.

Ulteriori precisazioni finali

Attenzione infine a quanto segue. Tutti coloro che accedono all’Ape Sociale, dopo aver compiuto i 67 anni dovranno passare alla pensione di vecchiaia ordinaria, altrimenti non vedranno più nulla erogato dallo Stato. Infatti l’assegno Ape Sociale termina di essere pagato al beneficiario proprio al compimento dei 67 anni di età.

In particolare, deve essere l’interessato a fare richiesta di pensione di vecchiaia per continuare a vedersi assegnato un trattamento. Non dimentichiamo infine che chi incassa la misura ‘ponte’ dell’Ape Sociale non conseguirà la tredicesima mensilità, non otterrà eventuali integrazioni al trattamento minimo e, inoltre, non varrà la reversibilità della misura in caso di prematura scomparsa del percettore.

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