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Poste Italiane fa un regalo di Natale contro l’inflazione a tutti i cittadini con il cashback

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È vero che l’inflazione sta venendo pagata dai più indebitati? L’esame dei numeri di tassi e prestiti lascia pochi dubbi.

In questo contesto alcune iniziative compensano e rimborsano una parte importante delle spese quotidiane; è il caso del cashback di Poste Italiane.

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Il programma PostePay Cashback rimborsa le spese effettuate con la prepagata PostePay. L’iniziativa è quasi giunta al termine ma è ancora possibile partecipare per il mese di dicembre.

Si tratta di un rimborso spese piuttosto generoso; Poste mette a disposizione di chi aderisce fino a un massimo di 310 euro spettanti a chi paga le spese con la carta di Poste Italiane.

Come funziona il Bonus cashback?

Il Bonus cashback di Poste Italiane, è disponibile previa adesione al programma e garantisce il rimborso spese di tre euro per ogni transazione di almeno 10 euro con Codice Postepay e transazioni con Paga con Postepay in App PostePay nei negozi convenzionati.

Il cashback è invece di 1 euro ogni 10 euro in caso di transazione con Paga con Postepay in App Eni Live e per transazioni da IP in App Postepay. Per scoprire i negozi che aderiscono al cashback di Poste Italiane è sufficiente cercare nel menù dell’applicazione Banco Posta per scoprire tramite la mappa i negozi più vicini.

Il meccanismo di questi bonus consente davvero di risparmiare?

Si tratta senza dubbio di una forma di guadagno interessante che massimizza il beneficio per quelle persone che pagano abitualmente le spese quotidiane con la carta prepagata di Poste Italiane. Se già ci troviamo nella condizione di utilizzare le carte di debito per fare la spesa, la percentuale di ritorno sul prezzo dei prodotti, sommandosi, acquisto dopo acquisto, ci consegnerà un piccolo tesoretto.

Il programma di cashback che scade il 31 dicembre 2022 può essere prorogato?

Poste Italiane ha più volte nei mesi scorsi prorogato l’iniziativa; dato il successo è possibile che esso venga esteso, magari con alcuni accorgimenti o nuovi bonus anche nel prossimo anno. Vi terremo aggiornati in caso di eventuali sviluppi in questo senso; tutto dipenderà anche dalla sostenibilità dei rimborsi e della ricerca di sconti da parte dei consumatori.

Sono infatti tempi difficili che dopo mesi di rialzi dei tassi, hanno reso gli italiani più indebitati. Tra i costi maggiori: prestiti e mutui variabili si avvicinano limite della sostenibilità. Con il costo del denaro aumentato di mezzo punto percentuale al 2,5%, l’orizzonte del 6% appare sempre più vicino.

I costi maggiori delle famiglie italiane possono essere affiancati da iniziative di società private che offrono rimborsi e cashback

Nei primi 10 mesi del 2022, i finanziamenti delle banche alle famiglie sono cresciuti in media del 2,6%, mentre per le imprese il trend ha segnato un aumento del 1%. Un incremento complessivo che è segnale di potenziale espansione economica oggi divenuto fonte di preoccupazione per chi ne ha sottostimato l’impegno. Sul breve periodo infatti aumenteranno gli interessi su quanto ancora da pagare. Sono diverse le categorie che potranno portare nuovi casi di crediti inesigibili con particolare attenzione a chi si trova dipendente in piccole e medie imprese.

In riferimento al sistema produttivo del Paese non saranno difficili nuove chiusure e relativi licenziamenti. Oltre a questo, per le imprese italiane vi sono gli aumentati costi di produzione. La liquidità concessa solo mese di ottobre è diminuita complessivamente di quasi 10 miliardi, per circa il 15%. Insomma, per chi deve ripagare i propri debiti o fare fronte a nuovi costi il 2023 sarà un pessimo periodo.

Anche per le famiglie italiane la situazione non sarà semplice, le ricadute inevitabili si affiancano ai costi per i mutuatari. Il costo dei mutui più che quadruplicato intimorisce le famiglie più indebitate da mesi.

Ciò è in grado di innescare una condizione di insostenibilità che nuocerà non solo ai cittadini, ma a tutto il sistema. Nel terzo trimestre i prestiti personali hanno fatto registrare un tasso medio superiore pari al 7,16 per cento. Un aumento di più di venti punti rispetto al secondo trimestre.

Aumentati anche i costi delle cessioni del quinto, sia per dipendenti privati che pubblici. Nel dettaglio, questi sono passati dal 6,13 al 6,68% per i primi e dal 4,06 al 4,39% per i secondi. Stabili invece al 5,5 per cento gli interessi sui pensionati.

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