Sono importanti le difficoltà che Governo Meloni deve fronteggiare in questa legislatura iniziata per il leader di destra tutta in salita. Il primo ostacolo da evitare è l’esercizio provvisorio per la legge di bilancio.
Il Governo porta avanti una manovra con poche risorse e pochissimo tempo a disposizione.
È in questo contesto che la nascita del nuovo esecutivo deve dimostrare la massima lungimiranza iniziando a preparare il Paese alle difficoltà e alle emergenze del 2023. Nulla è dato per scontato ma il nuovo anno sembra arrivare sotto le impervie condizioni economiche e sociali.
Il poco tempo a disposizione per approvare la legge di bilancio costituisce un’eccezione anche e soprattutto per il bisogno di liquidità a fronte delle svariate emergenze tra inflazione e caro bolletta. I tempi serrati imposti a un esecutivo insediato da appena due mesi non aiutano, considerando anche l’obbligo di destinare quasi due terzi delle risorse disponibili all’emergenza generata dai rincari dei beni energetici.
Per la presidente della Commissione europea c’è il rischio di dover affrontare un potenziale deficit di gas pari a circa 30 miliardi di metri cubi nel 2023. La von der Leyen ammette che i grandi passi avanti fatti nella diversificazione delle forniture di gas e nella sostituzione dei combustibili fossili russi potrebbe non bastare.
Il 2023 sarà un anno più difficile; la congiuntura sfavorevole è tra le più penalizzanti per un Governo che deve stanziare risorse scarse per tutto il prossimo anno. Ogni ritardo ha un prezzo e alcuni ministri italiani hanno già mostrato segni di nervosismo scagliandosi contro la BCE per le parole scoraggianti seguite agli ultimi aumenti di tassi di interesse.
La BCE non teme di penalizzare i più indebitati dei 19 paesi della zona euro, tra cui l’Italia. Il timore è quello di vedere i loro costi di finanziamento aumentare in modo sproporzionato.
Il ministro delle finanze Giancarlo Giorgetti, della Lega, è sembrato riconoscere questo rischio; nel fine settimana ha affermato che i rialzi dei tassi della BCE “dovrebbero in qualche modo consigliarci di essere ancora più cauti per quanto riguarda le finanze pubbliche”.
La BCE ha affermato per mesi che qualsiasi sussidio volto ad aiutare le famiglie e le imprese ad affrontare una crisi del costo della vita dovrebbe essere “temporaneo, mirato e su misura” per evitare di influire sull’aumento dell’inflazione.
È in questo contesto che il Governo nel tentativo di compensare la perdita di potere d’acquisto sta rischiando l’esercizio provvisorio. È il pericolo che sottostà a ogni manovra che non viene approvata entro l’ultima data disponibile, l’ultimo giorno dell’anno in corso.
L’effetto principale dell’esercizio provvisorio è rappresentato dai vincoli stringenti per la spesa pubblica. Essa è ammessa soltanto in modo frazionato; ogni mese è utilizzabile un dodicesimo della spesa prevista nel progetto di bilancio. Dal meccanismo sono escluse le uscite obbligatorie, come quelle per gli stipendi del pubblico impiego.
Per l’articolo 81 della Costituzione lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Ogni anno il parlamento approva con la legge di bilancio il rendiconto finale delle spese relative alle iniziative del Governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Per colpa della fretta alla Camera, durante la seduta notturna di mercoledì una svista ha persino consentito l’approvazione di una modifica alla manovra ha stanziato per errore 450 milioni di euro verso il fondo per la riduzione del disavanzo dei comuni italiani.
Quasi mezzo miliardo di euro che non era garantito da alcuna copertura. Il testo appena licenziato dovrà così ritornare in aula a Montecitorio. Una svista che alimenta l’irritazione del ministro dell’Economia, facendo ritardare i lavori già messi sotto pressione dall’approssimarsi della fine del mese.
Nel testo che approda in aula tra i cambiamenti c’è quello che riguarda il Reddito di cittadinanza; l’assegno si riduce da otto a sette mesi con un’ulteriore stretta che riguarda il riferimento all’offerta di lavoro che non ha più necessità di essere considerata congrua rispetto al curriculum del candidato.
In parole povere per il Governo qualsiasi lavoro va bene purché liberi risorse dei finanziamenti dai sussidi del Reddito di Cittadinanza.
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