Il revisore contabile è un professionista debitamente formato e che svolge quotidianamente le attività di controllo dei conti per aziende. Vediamo più da vicino ciò che c’è da sapere su questa figura e sul suo ruolo.
Chi è capo o gestisce un’azienda sa o dovrebbe sapere chi è e qual è il ruolo del revisore contabile, detto anche ‘auditor’, ovvero una persona con la dovuta formazione tecnica e in grado, dunque, di trattare temi connessi al bilancio, contabilità e controllo delle scritture, prestando molta attenzione ai principi e delle norme che regolano questi ambiti.
Chiariamo subito un punto: le funzioni del revisore non debbono essere scambiate con quelle del commercialista, perché il ruolo del primo non è quello di offrire servizi di consulenza in ambito economico, commerciale, finanziario o tributario, ma piuttosto di controllare e valutare la tenuta della contabilità di un’azienda, onde capire se quest’ultima rispecchia e rispetta le disposizioni di legge vigenti.
Di seguito ci soffermeremo proprio su questa figura professionale così importante per chi opera in un contesto aziendale. Vedremo il suo profilo, chi deve averlo e perché. I dettagli.
Il lavoro oggi per un revisore contabile preparato ed esperto, non può mancare. Egli infatti opera per aziende di vario genere, specialmente nelle società di capitale. Riferimento normativo principale è all’art. 2409 bis Codice Civile in cui è infatti scritto che: “La revisione legale dei conti sulla società è esercitata da un revisore legale dei conti o da una società di revisione legale iscritti nell’apposito registro.”
Egli esercita un’attività indispensabile a controllare e certificare la veridicità e la correttezza della stesura di un bilancio d’esercizio. Perciò l’attività di revisione legale dei conti, compiuta appunto dal revisore contabile, è mirata alla messa a punto di un documento che comprenda tutti i dettagli sulla valutazione della correttezza del bilancio di un’azienda e della sua solidità economica.
Insomma, se ci si domanda del perché di questa attività, la risposta è intuibile: il ruolo del revisore mira ad assicurare la trasparenza del mercato, ma anche a dare tutela a tutte le parti interessate al percorso di un’azienda. Pensiamo dunque ai clienti, ai fornitori, agli azionisti, al Fisco ed agli stessi lavoratori al suo interno.
Facciamo chiarezza sull’iter per assumere questo ruolo. Per svolgere la professione di revisore contabile occorre l’iscrizione al Registro dei Revisori Contabili presso il Ministero della Giustizia (D.Lgs. 88/92). Va superato un esame di Stato, previsto ogni anno e diretto da una commissione nominata dal Ministero della Giustizia. Ad esso si può accedere soltanto dopo un tirocinio triennale presso lo studio di un revisore legale nell’ambito del controllo di bilanci di esercizio. Occorre altresì l’iscrizione al registro ad hoc dei praticanti revisori.
Sul piano formativo, il titolo di studio più idoneo per poter fare il tirocinio e l’esame è il diploma di laurea in economia e commercio o in economia e amministrazione delle imprese, meglio se con prima un diploma di ragioneria.
Le regole vigenti in materia ci indicano inoltre una rilevante distinzione, di seguito esposta:
Attenzione perché la legge fissa dei limiti molto importanti, al superamento dei quali, si ha l’obbligo di revisione contabile per la società. Distinguiamo infatti tra revisione obbligatoria e dunque, in questo caso, revisione legale, e revisione volontaria, nella situazione in cui l’azienda non ricada nel quadro degli obblighi di legge, ma ritenga comunque opportuno un controllo del proprio bilancio.
In linea generale, la revisione contabile è sempre stata legale e obbligatoria esclusivamente per le grosse società di capitali, e ciò per evidenti ragioni. Ci riferiamo dunque alle realtà quotate in borsa o che oltrepassavano determinati limiti previsti per legge. Ma è vero che negli ultimi anni questi limiti sono stati modificati da quella che è stata denominata riforma sulla crisi di impresa, la quale ha introdotto regole più rigide anche per le PMI.
In particolare dal 2019 sono cambiati i parametri soglia, divenendo più stringenti, in tema di ricavi delle vendite e prestazioni, totale attivo dello stato patrimoniale e numero di dipendenti in servizio in media nell’esercizio. Mentre l’obbligo di nomina del revisore scatta laddove, per due esercizi consecutivi, siano superati non più due dei tre parametri soglia, ma uno solo (ad es. 20 dipendenti nel caso del terzo parametro appena indicato).
Un revisore contabile o auditor può lavorare anche dentro l’azienda come dipendente, ma di solito opera come consulente esterno, con un’attività autonoma e partita Iva o per conto di società di revisione autorizzate per la certificazione del bilancio aziendale.
Sul piano dei guadagni ricordiamo che un revisore contabile svolge un ruolo piuttosto tecnico, e per cui la preparazione è notevole. Ecco perché possiamo stimare che anche agli esordi un professionista di questo tipo può guadagnare 30-35mila euro annui lordi, per raggiungere – nel caso dei profili più esperti – anche i 45-50mila euro annui lordi.
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