Non tutti i contribuenti sanno che è possibile andare in pensione anche senza contributi. Bisogna, però, fare delle precisazioni importanti.
La tanto attesa Riforma delle Pensioni, purtroppo, tarda ad arrivare e, di conseguenza, nel 2023 non dovrebbero esserci novità rilevanti riguardo ai metodi per smettere di lavorare.
Per quasi tutte le misure pensionistiche, la legge prescrive il rispetto di determinati requisiti anagrafici (tranne che per la pensione anticipata ordinaria e Quota 41 per i lavoratori precoci) e contributivi. Se, quindi, non si maturano tali presupposti è praticamente impossibile andare in pensione.
Quanto appena sottolineato, tuttavia, vale solo per le misure previdenziali. Ci sono, infatti, alcuni strumenti “non previdenziali”, che possono essere molto utili; essi, infatti, fungono da vere e proprie pensioni.
Si tratta di misure assistenziali, come l’Assegno sociale. Vediamo, dunque, quando è possibile fruirne e a quali condizioni.
Non perdere il seguente approfondimento: “In pensione con 25 anni di contributi è possibile: sono 2 le soluzioni per uscire dal mondo del lavoro“.
Che succede per i contribuenti che compiono 67 anni ma che possiedono meno di 15 anni di contributi, maturati tutti prima del 1995? Possono andare in pensione anche se non hanno 20 anni di anzianità contributiva?
A 67 anni di età si può avere diritto all’Assegno sociale. Si tratta del principale strumento assistenziale dell’INPS. Per diverso tempo, il sussidio è stato etichettato come “pensione per le casalinghe”; la ragione si rinviene proprio nella circostanza che viene versato a chi non ha contribuzione utile per la pensione.
Se non si possiedono contributi, dunque, è sufficiente raggiungere i 67 anni di età. Trattandosi di una misura assistenziale, tuttavia, è riservata principalmente a coloro che hanno redditi bassi. L’Assegno sociale, infatti, prevede il possesso di specifici requisiti reddituali.
Essi, in particolare, sono differenti a seconda che il richiedente sia coniugato o meno. La richiesta di Assegno sociale, infatti, può pervenire solo da chi possiede un reddito non maggiore di 6.085,30 euro annui (se non coniugato) o di 12.170,60 euro (se coniugato).
L’importo per intero spetta ai:
Hanno, invece, diritto all’Assegno sociale in entità ridotta i:
Possono inoltrare domanda di Assegno Sociale anche i cittadini comunitari ed extracomunitari, titolari di regolare permesso di soggiorno e residenti in Italia da almeno 10 anni continuativi.
L’ammontare massimo del sussidio, per il 2022, è di 468,10 euro al mese, erogato per 13 mensilità.
Consulta anche il seguente articolo: “Contributi volontari per pensione anticipata: quali sono i requisiti? Tutti i dettagli“.
Se il contribuente ha pochi contributi versati (meno di 15 anni), tutti antecedenti al 1995, potrebbe trattarsi di contribuzione silente.
I contributi silenti sono quei versamenti che il lavoratore non usa per la pensione. In altre parole, sono contributi inutilizzati per qualsiasi forma pensionistica. Sono, dunque, versamenti persi, che restano all’INPS, e che, diversamente da quanto accade nella maggior parte delle ipotesi, non vengono tramutati in pensione. Il motivo è che sono insufficienti per usufruire di qualsiasi strumento pensionistico, sia ordinario sia anticipato.
Casi di contributi silenti, però, sono anche quelli relativi ai riscatti. Ad esempio, quando un lavoratore, pur accedendo alla pensione, non utilizza una parte di carriera che dovrebbe essere riscattata onerosamente. Il contribuente, dunque, si accontenta di un assegno di importo inferiore. Attenzione, però, perché l’INPS non prevede il rimborso di tale tipo di contribuzione e, quindi, non restituisce i soldi ai contribuenti che hanno regolarmente versato contributi, senza la possibilità di usarli.
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