Da marzo 2023 la Banca centrale europea avvierà il Quantitative Tightening. Ecco di cosa si tratta e quali ripercussioni avrà sui titoli di Stato.
Durante la conferenza stampa del 15 dicembre 2022 Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (BCE), ha annunciato il rialzo dei tassi di interesse.
Nella stessa riunione ha reso noto che a partire da marzo 2023 avvierà il QT, ovvero il Quantitative Tightening. In breve, si tratta della riduzione di bilancio della BCE, ovvero un meccanismo che prevede una procedura restrittiva sull’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi eurozona. Una misura che potrebbe influire sul debito pubblico dell’Italia.
L’inflazione continua a salire in tutta Europa, anche se in modo più lento rispetto ai mesi precedenti. I prezzi, comunque, continuano a salire in maniera vorticosa e per questo la BCE ha ribadito la necessità di iniziare una politica monetaria di “raffreddamento” dei titoli di Stato dei Paesi dell’eurozona. In questo modo la domanda e la circolazione della moneta dovrebbero frenare.
Da qui, la necessità della Banca centrale europea non solo di alzare i tassi di interesse ma anche di:
La conseguenza di questo meccanismo è la riduzione del bilancio della BCE e, nello stesso tempo, la diminuzione della circolazione della moneta e, quindi, della liquidità sul mercato.
All’inizio la riduzione media sarà di 15 miliardi di euro al mese per poi diminuire lentamente nel tempo. Ulteriori informazioni più dettagliate saranno rese note durante una nuova riunione della Banca centrale europea che si terrà a febbraio 2023.
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Le conseguenze del Qualitative Tightening saranno molto forti sui mercati finanziari. Infatti, con il QT la BCE che aveva acquistato titoli di Stato (ricordiamo che si tratta di titoli di debito) non metterà più in circolazione moneta durante i momenti di crisi e che avrebbe spinto i prezzi dei bond. Tra l’altro, senza l’acquisto da parte della BCE i Paesi dell’eurozona dovranno affidarsi solo a un mercato per la vendita delle obbligazioni.
In sintesi, ci sarà meno domanda di titoli che avranno prezzi più bassi ma rendimenti più alti. A questo punto è bene ricordare che i rendimenti non sono altro che gli interessi che saranno pagati da chi emette il debito quindi dallo Stato.
In altre parole, i titoli di debito costeranno per gli Stati Eurozona di più e lo spread rischierà di salire maggiormente. Qualsiasi cosa accade, le nazioni più indebitate, come l’Italia, sono preoccupate dalle conseguenze di questo meccanismo.
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