Il cuneo fiscale sembra assottigliarsi per i pensionati ma un quinto dei lavoratori ha un reddito annuale che al netto dei contributi non supera i 10 mila euro.
Una cifra imponente che evidenzia la massa di Italiani in stato di bisogno economico.
Il reddito medio da lavoro autonomo continua nel tempo a diminuire; al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 24.885 euro annui. È un’ottima cifra se confrontata con la parte più bassa della compagine sociale. Nel 2020 infatti circa il 20% dei redditi lordi individuali al netto dei contributi sociali non supera i 10.000 euro l’anno.
È evidente, tuttavia, l’anomalia nel contesto italiano: il reddito netto a disposizione del lavoratore autonomo raggiunge il 68,5% del totale ed è quindi pari 17.046 euro.
Tra imposte e contributi sociali il sistema fiscale ridistribuisce le risorse per il 17,4% verso il pagamento delle pensioni. In poche parole, si rinuncia al benessere presente per compensare i costi della vita residua futura.
Se per molti il meccanismo appare iniquo, considerando le incertezze e la qualità della vita durante gli anni della vecchiaia il sistema contributivo sta cercando di aumentare la capacità di spesa dei pensionati per eliminare la povertà, presente purtroppo anche dopo il lavoro.
Il cuneo fiscale e contributivo continua a superare il 45% del costo del lavoro. I contributi sociali a carico dei lavoratori sono pari al 20,6% del totale. La quota di stipendio destinata alle tasse e alle pensioni ammonta, in media, a 14.600 euro.
Le pensioni stanno venendo aggiornate al costo della vita fissato per il 2023 all’incremento del 7,3%. Per le pensioni fino a 2.101,52 euro lordi al mese ci sarà il recupero integrale dell’inflazione.
Oltre questa cifra l’INPS ha fissato sei scaglioni di reddito che parte dalla pensione minima di 563,74 euro che diventerà 600 euro nel 2023 per gli over 75 fino alla soglia dei 2.101,52 euro.
Sopra questa soglia la circolare del Ministro dell’Economia e delle Finanze ha fissato le seguenti rivalutazioni delle pensioni.
Il nuovo meccanismo di perequazione degli assegni delle pensioni farà ancora i conti con il cuneo fiscale. Aumentano le imposte sui pensionati che si trovano al di sotto del limite della no tax area. Parliamo della soglia di reddito pari a 8.500 euro, per cui non è previsto il pagamento della quota IRPEF. La rivalutazione della pensione non è esentasse e andrà ad aggiungersi all’importo imponibile eccetto per chi ha un assegno mensile sotto i 654 euro. Nello specifico, si parla del 23% di aliquota IRPEF per redditi fino a 15 mila euro all’anno.
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