Il calcolo della pensione di domani sarà più semplice sapendo quali sono gli aspetti di cui tenere conto. Vi forniremo esempi chiarificatori per stimare l’assegno pensionistico partendo da 1.400 euro.
In Italia si considera uno stipendio buono dai 2 mila euro in su, uno stipendio discreto tra i 1.300 e i duemila euro e uno stipendio basso sotto i 1.300 euro.
Con l’aumento del costo della vita e l’inflazione alle stelle gli stipendi faticano a restare l’ancora di supporto per tante famiglie italiane. Diventano più che altro un salvagente momentaneo dalla durata limitata che si sgonfia troppo presto e lascia ore e ore a nuotare in mare aperto. Se questa è la situazione delle retribuzioni figuriamoci cosa accade con le pensioni. Gli assegni pensionistici, infatti, risultano inferiori rispetto allo stipendio e questa differenza di importi appare più netta con il sistema di calcolo contributivo. Tanti lavoratori, dunque, si chiedono spaventati quanto percepiranno di pensione se già la retribuzione non è alta. Poniamo l’esempio di 1.400 euro mensili, somma erogata a tantissimi cittadini, con retribuzione annua lorda stimata a 27 mila euro.
A determinare l’importo dell’assegno pensionistico intervengono diversi fattori. La retribuzione annua lorda del lavoratore, l’età anagrafica e gli anni di contributi maturati. Ad incidere, poi, il sistema di calcolo (retributivo, contributivo o misto), l’appartenenza alle casse professionali e l’essere autonomo o dipendente.
Nel nostro esempio calcoleremo la pensione di un lavoratore di 67 anni che ha maturato 42 anni di contributi di cui 16 entro il 31 dicembre 1995 (sistema retributivo) e 26 dal 1° gennaio 1996 (sistema contributivo). Occorre conoscere, dunque, due diverse quote. Iniziamo con la prima che fa riferimento ai contributi maturati entro il 1995. Bisognerà moltiplicare gli anni di contributi per l’aliquota del 2% ottenendo, così, 32%. Tale percentuale dovrà essere applicata alle retribuzioni degli ultimi anni prima del pensionamento, solitamente più elevate. Con 1.400 euro la prima quota si attesta sui 9.600 euro.
Ora occorre calcolare la seconda quota con riferimento ai contributi dal 1996 in poi. Due elementi risultano determinanti, il montante contributivo e il coefficiente di trasformazione. Il primo include l’insieme delle quote annuali della retribuzione lorda messa da parte dal lavoratore. Se dipendente corrisponderà al 33% della retribuzione ossia 8.910 su 27 mila euro all’anno. Moltiplicando il risultato per 26 (anni di contributi) si otterrà 231.660 euro di montante contributivo.
Sul montante si dovrà applicare il coefficiente di trasformazione che per 67 anni di età corrisponde a 5,575% (almeno fino al 2023 poi la rivalutazione comporterà altre percentuali). Il risultato sarà di 12.925,04 euro. Questa seconda quota dovrà essere sommata alla prima ottenendo 22.515 euro di pensione lorda annua. Dividendo per dodici e trasformando il lordo in netto si avrà come risultato 1.200 euro netti al mese. In conclusione, l’assegno pensionistico sarà inferiore di 200 euro rispetto lo stipendio con il calcolo misto.
Rientrando nel calcolo contributivo la situazione sarà ancora peggiore. La stima è di una pensione di 1.000 euro netti. Ad influire negativamente l’età di pensionamento più bassa (per esempio 62 con Quota 103) con conseguente coefficiente di trasformazione più basso.
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