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Pensioni

Pensione con 5 anni di anticipo: nel 2023 sarà possibile con tale strumento

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Per il prossimo anno, ci saranno varie soluzioni per accedere alla pensione 5 anni prima. Scopriamo quali sono.

Il nuovo meccanismo di Quota 103 ha previsto ulteriori opportunità, per alcune categorie di lavoratori, di smettere di lavorare senza attendere la maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

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Dunque, dal prossimo 1° gennaio entrerà in vigore Quota 103, grazie alla quale si potrà andare in pensione a 62 anni, invece che a 67 anni (per la pensione di vecchiaia sono necessari anche 20 anni di contribuzione). Il nuovo strumento di flessibilità in uscita, tuttavia, prevede anche un presupposto contributivo. Saranno richiesti, infatti, anche 41 anni di anzianità contributiva.

Per usufruire di tale opportunità inoltre, bisognerà anche maturare un assegno pensionistico non superiore a 5 volte il trattamento minimo. I beneficiari, infine, dovranno rispettare le finestre mobili di 3 mesi (se lavoratori privati) o di 6 mesi (se dipendenti pubblici).

Quota 103, tuttavia, non è la sola opzione per smettere di lavorare con 5 anni di anticipo. Vediamo quali sono le altre.

Non perdere il seguente aggiornamento: “Quota 103: chi potrà andare in pensione con questa misura, ma attenzione agli assegni alti“.

Pensione anticipata con Quota 41

Nel prossimo anno, i lavoratori potranno accedere al pensionamento in anticipo anche grazie ad altri due strumenti previdenziali: la pensione anticipata ordinaria e Quota 41 per lavoratori precoci.

La pensione anticipata ordinaria è accessibile con 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e con 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica. Di conseguenza, anche a 62 anni, cioè 5 anni prima rispetto all’età per la pensione di vecchiaia.

Quota 41 per lavoratori precoci, invece, è fruibile con 41 anni di contributi, di cui almeno uno versato prima dei 19 anni di età. I lavoratori, quindi, che hanno avuto una vita lavorativa continuativa, iniziata a 18 anni, possono smettere di lavorare anche con soli 59 anni di età.

Possono beneficiare dei vantaggi di Quota 41, però, solo alcune categorie di lavoratori. Nello specifico:

  • disoccupati;
  • caregivers che prestano assistenza, da almeno 6 mesi, al coniuge o ad un familiare affetto da disabilità grave;
  • invalidi con una percentuale di disabilità almeno del 74%;
  • lavoratori addetti a mansioni gravose.

Inizialmente, la Lega aveva proposto di estendere a tutti i lavoratori la possibilità di accedere alla pensione anticipata attraverso Quota 41. Sul provvedimento, tuttavia, è stato necessario un dietrofront, a causa della mancanza di fondi economici. Il pensionamento in anticipo per tutti i contribuenti, infatti, comporterebbe dei costi troppo elevati (circa 5 miliardi di euro l’anno).

Infine, bisogna ricordare che i lavoratori dipendenti che svolgono lavori notturni e usuranti hanno l’opportunità di andare in pensione a 61 anni e 7 mesi di età e con un’anzianità contributiva di 35 anni.

Potrebbe interessarti anche il seguente articolo: “In pensione 5 anni prima con l’offerta 1 per 3: è il contratto di espansione“.

Ulteriori strumenti: contratto di espansione ed assegno ordinario

L’attuale sistema previdenziale italiano prevede altre due misure per poter smettere di lavorare con 5 anni di anticipo. Si tratta del contratto di espansione e dell’assegno straordinario.

Il contratto di espansione è stato instituito, in via sperimentale, nel 2019 e, successivamente, è diventato strutturale. È rivolto alle grandi imprese che vogliono riorganizzare il proprio personale, grazie all’attuazione di un piano di uscita dal lavoro dei dipendenti che sono quasi prossimi alla pensione. Consiste, infatti, in un’indennità di esodo per tali dipendenti.

Il contratto di espansione permette l’accesso alla pensione di coloro che, entro 5 anni, raggiungeranno i requisiti anagrafici e contributivi richiesti per la pensione.

L’assegno straordinario, invece, è rivolto alle aziende che partecipano ai Fondi bilaterali e bilaterali alternativi. Prevede un sostegno al reddito per il lavoratore dipendente, da parte del proprio datore di lavoro. Anche in tale ipotesi, si può smettere di lavorare fino a un massimo di 5 anni prima del raggiungimento dei presupposti per la pensione di vecchiaia.

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