Per la legittima fruizione dei permessi 104 è necessaria la sussistenza di uno specifico nesso di assistenza. In cosa consiste?
I permessi 104 consentono al lavoratore, che presta assistenza ad un familiare disabile grave, di assentarsi dal lavoro per 3 giorni al mese. Tali permessi sono frazionabili anche in ore (2 ore al giorno).
Ma quali sono gli obblighi del dipendente durante i periodi di permesso retribuito? Può allontanarsi dalla residenza del disabile che assiste, ad esempio, per sbrigare delle commissioni? Rischia delle sanzioni o dei provvedimenti disciplinari?
La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 19580/2019, ha sottolineato che “se viene a mancare del tutto il nesso casuale tra assenza dal lavoro e assistenza al disabile, si è in presenza di un uso improprio o di un abuso del diritto ovvero di una grave violazione dei doveri di correttezza e buona fede, sia nei confronti del datore di lavoro che dell’Ente assicurativo che genera la responsabilità del dipendente”.
Cosa significa? Il nesso di assistenza indica la relazione necessaria tra le attività svolte dal caregivers durante la fruizione dei permessi e l’assistenza al disabile. Analizziamo, nel dettaglio, i risvolti di tale principio.
Per ulteriori informazioni, consulta il seguente articolo: “Novità permessi legge 104 per assistere il familiare disabile: cambia tutto“.
La necessità della sussistenza del cd. nesso di assistenza è stabilita dalla Corte di Cassazione. Se, dunque, si richiedono i permessi 104, bisogna, innanzitutto, adempiere ai propri doveri di assistenza nei confronti del familiare disabile. È questo, infatti, lo scopo principale dell’agevolazione.
Che succede, però, se, durante tale periodo, si è costretti ad assentarsi momentaneamente? Gli Ermellini hanno specificato che deve esserci un nesso, cioè un rapporto, tra quello che si deve fare e gli obblighi di cura. Ad esempio, l’allontanamento è giustificato se si esce a fare la spesa per l’ammalato o a comprare delle medicine in farmacia. In tali ipotesi, infatti, il nesso sussiste.
Il nesso, al contrario, non c’è se si impiega il tempo di permessi 104 per andare dal parrucchiere o per svolgere delle commissioni esclusivamente personali, che non riguardano il disabile che si deve assistere. In questi casi, dunque, si rischiano gravi sanzioni, anche il licenziamento.
I permessi 104 sono dei giorni di assenza retribuita dal lavoro, che spettano ai portatori di handicap grave e ai loro familiari che li curano. Lo status di handicap deve, però, essere accertato da una Commissione medico legale dell’ASL, integrata da un medico dell’INPS.
A tal fine, i medici verificano che il richiedente sia affetto da una delle patologie contenute nelle Tabelle Ministeriali, che causano minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa, con conseguente svantaggio o emarginazione sociale.
Nello specifico, l’agevolazione consiste in 3 giorni al mese di permessi retribuiti, frazionabili anche in ore (2 ore al giorno, se l’orario di lavoro è superiore a 6 ore, oppure 1 ora al giorno, se inferiore a 6 ore lavorative).
La legge stabilisce un preciso ordine gerarchico dei soggetti che possono ottenere i permessi 104. In particolare:
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Per ottenere il beneficio bisogna inoltrare apposita richiesta all’INPS. È necessario, però, il previo riconoscimento della condizione di handicap.
Per la domanda telematica, si deve compilare il Modello cod. SR08. L’iter da seguire è il seguente:
In seguito all’invio, tutta la documentazione appena elencata deve essere controllata ed approvata dall’INPS.
Una copia della domanda, inoltre, va trasmessa anche al datore di lavoro. Anche se non è un’operazione obbligatoria, è opportuno informare il proprio datore; quest’ultimo, infatti, dovrà riorganizzare e riprogrammare il lavoro degli altri dipendenti, in base alle assenze del fruitore dei permessi 104.
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