Il pensionamento nel 2023 arriverà per quali lavoratori? Scopriamo tutti i possibili scivoli pensionistici attivi durante l’anno nuovo.
Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2023 è possibile conoscere tutte le formule pensionistiche confermate e introdotte dal Governo Meloni.
I lavoratori erano da mesi in trepidante attesa di conoscere le modalità di uscita dal mondo del lavoro attive nel 2023. La speranza di un sistema strutturale flessibile è scemata nel momento del cambio del Governo, quando si è compreso che il tempo a disposizione del nuovo esecutivo per una rivoluzione era troppo poco. Occorrerà attendere forse l’anno prossimo per una definizione più significativa per i lavoratori ma nel frattempo le possibilità non mancano anche se non sono dedicate a tutti i cittadini.
I lavoratori che compiono 67 anni e hanno alle spalle minimo venti anni di contributi possono andare in pensione nel 2023 con la pensione di vecchiaia. Dato che l’importo dell’assegno pensionistico dipenderà dalla contribuzione, i lavoratori che hanno maturato appena venti anni di contributi dovranno riflettere bene sulla convenienza di lasciare subito il mondo del lavoro o se attendere almeno altri due o tre anni almeno.
Attiva nel 2023 anche la pensione anticipata ordinaria che permette il pensionamento con 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne e 42 anni e dieci mesi per gli uomini. Parliamo, dunque, dei nati nel 1963 e nel 1964 che hanno iniziato a lavorare tra il 1980 e il 1982. Infine, tra le misure già note anche prima della Legge di Bilancio citiamo la pensione per i precoci. Questa consente di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi ai lavoratori che hanno versato almeno un anno di contribuzione prima dei 19 anni. Sono coinvolti, dunque, i nati tra il 1965 e il 1967 a condizione, però, che appartengano ad una categoria dell’APE Sociale.
L’APE Sociale sarebbe dovuta scadere il 31 dicembre 2022 al pari di Opzione Donna. La Legge di Bilancio, invece, ha concesso la proroga ad entrambe le misure. Il primo scivolo permette ai caregiver da almeno sei mesi, ai disoccupati senza indennità, agli invalidi con percentuale superiore al 74% e agli addetti alle mansioni gravose di uscire dal mondo del lavoro a 63 anni di età con 30 anni di contributi (36 per gli addetti). Questa strada, dunque, è riservata ai nati nel 1960. Chi ha lavorato di notte per tanti anni o svolge lavori usuranti, invece, dovrà essere nato nel 1961 o nel 1962 per andare in pensione nel 2023.
C’è poi Opzione Donna con qualche variazione importante rispetto l’anno precedente. Il pensionamento per le lavoratrici è concesso a 60 anni se senza figli, a 59 anni con un figlio e a 58 anni con due o più figli. Gli anni di contributi sono rimasti 35 così come il calcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Attenzione, beneficiarie sono solamente la caregiver, le invalide e le disoccupate (o impiegate in aziende in stato di crisi).
Concludiamo con la novità introdotto dal governo Meloni. In poche settimane l’unica soluzione fattibile si è dimostrata Quota 103. Consente il pensionamento a 62 anni con 41 di contribuzione. Piuttosto limitante ma ormai il dado è tratto per il 2023.
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