Per smettere di lavorare con l’Ape Sociale, bisogna possedere specifici presupposti contributivi e appartenere a determinate categorie di lavoratori.
L’Ape Sociale consiste in un anticipo pensionistico, riconosciuto dall’INPS, su richiesta, a specifici lavoratori.
Tale strumento di flessibilità in uscita è stato prorogato fino al 31 dicembre 2022 e consentirà ad una vasta platea di contribuenti di smettere di lavorare in anticipo. Non tutti, però, possono accedere alla misura. La legge, infatti, stabilisce delle prescrizioni molto precise. Scopriamo, dunque, chi sono i destinatari dello sconto pensionistico, attraverso l’analisi di un interessante quesito giunto in Redazione.
Per ulteriori informazioni, consulta il seguente approfondimento: “In pensione prima con Ape Sociale: solo in presenza di questa condizione che pochi conoscono“.
Abbiamo ricevuto il seguente quesito, da parte di un nostro gentile Lettore:
“Salve, sono nato ad aprile del 1971.Lavoro come dipendente privato da 29 anni e, dunque, ho 29 anni di contribuzione versata regolarmente. Con 30 anni di anzianità contributiva, potrei usufruire dell’Ape Sociale, in attesa del raggiungimento dell’età necessaria per la pensione di vecchiaia? Grazie mille”.
La normativa prevede dei requisiti tassativi per poter usufruire dell’Ape Sociale. In particolare:
Per il raggiungimento del presupposto contributivo è consentito anche il cumulo dei contributi versati in Gestioni previdenziali diverse dall’INPS, ad eccezione delle casse professionali. Previa autorizzazione dell’INPS e quando è consentito dalla legge, si possono effettuare dei versamenti volontari, relativamente ai periodi non coperti da altra contribuzione.
La richiesta per la prestazione può essere inviata in 3 finestre. La prima va dal 1° gennaio al 31 marzo (istanza tempestiva). La seconda dal 1° aprile al 15 luglio e l’ultima va dal 16 luglio al 30 novembre. Bisogna specificare, però, che, per la terza finestra, l’INPS prende in considerazione tali domande solo se ci sono fondi finanziari residui.
La cifra dell’Ape Sociale è uguale all’importo lordo mensile della pensione maturata dal richiedente, nel momento di presentazione della domanda. In ogni caso, la rata mensile non può essere superiore a 1.500 euro. Sulla misura, inoltre, non spetta la tredicesima, né la quattordicesima.
Nel momento in cui il percettore compirà 67 anni di età, l’INPS smetterà di erogare l’assegno e riconoscerà, in automatico, la pensione di vecchiaia.
Nel caso specifico del nostro Lettore, non sussistono i presupposti per la fruizione dell’Ape Sociale. Infatti, pur essendo in prossimità del raggiungimento del requisito contributivo, tuttavia, essendo nato nel 1971, non possiede l’età anagrafica richiesta, di 63 anni.
Non perdere il seguente approfondimento: “Ape sociale per caregiver 2023: attenzione a questi dettagli che a molti sfuggono“.
L’Ape Sociale è compatibile con lo svolgimento di attività di lavoro dipendente o da collaborazione coordinata e continuativa, purché non si superi un reddito annuo di 8 mila euro. È, inoltre, compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa autonoma, a condizione che il reddito non superi i 4.800 euro annui.
La misura, infine, è compatibile con l’Assegno Sociale, ma si prende in considerazione per il calcolo dei redditi ai fini dell’erogazione di quest’ultimo. Se il reddito dovesse essere superato, infatti, l’Assegno verrà erogato in entità ridotta o, eventualmente, negato.
L’Ape Sociale, però, non è compatibile con l’Assegno Ordinario di Invalidità, perché si tratta di un trattamento previdenziale diretto. La disciplina normativa, infatti, proibisce il riconoscimento dell’Ape Sociale ai titolare di una prestazione diretta.
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