Molto spesso si confondono assegno di cura e accompagnamento, ma tra le due misure vi sono molteplici differenze.
Uno dei dubbi più ricorrenti tra i percettori riguarda la possibilità di fruire contemporaneamente dell’assegno di cura e dell’indennità di accompagnamento.
Entrambe le misure servono ad aiutare i disabili non autosufficienti. La loro erogazione, tuttavia, è affidata ad Enti differenti. Proprio per tale motivo, sorge il dubbio del possibile cumulo tra le due agevolazioni. Vediamo, dunque, tutti i dettagli dell’assegno di cura e dell’indennità di accompagnamento ed i requisiti richiesti per il loro riconoscimento.
Per tutte le informazioni dettagliate, consulta il seguente articolo: “Assegno di cura con legge 104: come ottenere fino a 1.800 euro al mese“.
Rassicuriamo i nostri lettori, specificando che è possibile percepire allo stesso tempo l’assegno di cura e l’accompagnamento. Tale facoltà deriva proprio dal fatto che le misure vengono versate da due enti distinti. L’accompagnamento, infatti, è predisposto dall’INPS, mentre l’assegno di cura dai Comuni.
La procedura per la presentazione della domanda per queste due agevolazioni, inoltre, è totalmente differente.
L’assegno di cura è gestito dal Comune ed è destinato ai soggetti che assistono, in casa, un disabile o un anziano non autosufficiente o impossibilitato a deambulare autonomamente.
A differenza dell’indennità di accompagnamento che ha un ammontare definito, l’importo dell’assegno di cura varia da Regione a Regione. Parte da un minimo di 50 euro ad un massimo deciso dalla Regione, in base ai seguenti requisiti:
L’assegno di cura è rivolto alla salvaguardia dei bisogni delle persone non autosufficienti. Può essere utilizzato nei seguenti modi:
Queste sono le agevolazioni principali che si possono richiedere con l’assegno di cura. Ogni Comune, però, può stabilire in autonomia specifici requisiti di accesso ed imporre limiti di spesa.
Non perdere il seguente approfondimento: “Accompagnamento: l’importo esatto dell’assegno per gli invalidi al 100%“.
La domanda per l’assegno di cura va presentata al Comune, partecipando ai bandi pubblicati dall’Ente. Tutti i cittadini interessati, dunque, sono tenuti ad aggiornarsi su eventuali bandi attivi, indetti dal proprio Comune di residenza.
Poiché ci sono delle differenze tra le varie Regioni, relative all’importo e ai requisiti da possedere, è necessario leggere attentamente il bando, per le informazioni sui documenti da allegare alla domanda.
In seguito all’invio dell’istanza, il Comune deve analizzare al richiesta ed inserire il potenziale beneficiario all’interno di una graduatoria. Attenzione, però, perché questo non significa che si ha automaticamente diritto al beneficio. La somma, infatti, spetta fino a esaurimento dei fondi. Di conseguenza, anche se si è in graduatoria, se i soldi finiscono prima che si scorra alla propria posizione, non si percepisce nulla.
Come abbiamo già specificato, l’assegno di cura è compatibile come l’indennità di accompagnamento.
Quest’ultimo è un beneficio economico versato dall’INPS nei confronti delle persone invalide totali e/o incapaci di deambulare o di compiere le normali azioni quotidiane senza l’ausilio di un accompagnatore.
L’indennità di accompagnamento, in altre parole, è un aiuto per i caregivers che prestano assistenza all’invalido o per consentire all’invalido di ricevere assistenza tramite servizi esterni. L’agevolazione, a differenza delle altre prestazioni assistenziali, non prendere in considerazione né l’età anagrafica né la condizione reddituale per richiedente, ma solo la sua situazione sanitaria.
Un soggetto, dunque, può avere diritto, allo stesso tempo, sia dell’assegno di cura sia dell’indennità di accompagnamento. Se, però, per quest’ultima prestazione è sufficiente il riconoscimento della non autosufficienza da parte della Commissione Medica dell’ASL, per l’assegno di cura bisogna rispettare specifiche soglie ISEE, stabilite dalle varie Regioni.
L’assegno di accompagnamento, per il 2023, corrisponde a 563,50 euro al mese (compresa la maggiorazione per effetto della rivalutazione). In realtà, per quanto riguarda gli incrementi, la situazione è ancora poco chiara. Essi, infatti, sarebbero dovuti essere accreditati già sulla rata di gennaio. Al momento, però, la somma non è ancora stata rivalutata e né l’INPS né il Governo hanno giustificato tale ritardo. Si attendono, dunque, ulteriori sviluppi.
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