Microplastiche e residui di sostanze tossiche stanno invadendo i terreni agricoli, anche indirettamente. Uno studio riporta la scioccante verità.
In questi giorni è allarme per un’improvvisa “epidemia” di tumori, e la Scienza sta cercando di capire come mai. E se fosse tutta colpa dell’immenso inquinamento che ci circonda?
Hanno provato a rispondere a questa domanda alcuni ricercatori, che hanno poi eseguito degli esperimenti. Ciò che ne è scaturito è davvero inquietante, preoccupante e disarmante.
Difficile riuscire a creare un quadro reale della situazione. Parlare di inquinamento ambientale è qualcosa di vastissimo, poiché esistono molteplici scenari e diversi tipi di rischi per la salute umana. L’ambiente ormai è compromesso ad un livello inimmaginabile, e uno studio effettuato da alcuni scienziati è probabilmente solo la punta dell’iceberg.
Il tema delle microplastiche sta assumendo sempre più rilievo poiché è motivo di altissima preoccupazione. Come sappiamo, la plastica non si distrugge mai ma si frammenta in particelle sempre più piccole. Queste possono arrivare anche molto lontano grazie a vento, pioggia o depurazione delle acque reflue, e invadere i terreni coltivati. Ecco nel dettaglio cosa succede.
Un team di scienziati ha effettuato un esperimento, per capire se le coltivazioni rimangono contaminate, anche indirettamente, da residui tossici. Secondo un noto geoscienziato ambientale, Thilo Hofmann del Center for Microbiology and Environmental Systems Science dell’Università di Vienna, ogni anno circa 1 kg a persona di particelle tossiche si disperde nell’ambiente. Con il circolo di acqua, pioggia e aria finisce nei campi.
Le radici delle piante assorbono queste sostanze, le trasferiscono sulle foglie e rimangono lì. Andando poi ad “avvelenare” chi le mangia. Secondo i test condotti dai ricercatori, “Questo assorbimento si è verificato anche quando le piante di lattuga non erano esposte direttamente alle sostanze chimiche“.
Attraverso altri studi, i ricercatori hanno fatto prove anche con il comportamento dei terreni con gli additivi utilizzati per fare il PVC, ovvero gli “ftalati”. Dalle analisi è emerso che le microplastiche possono rimanere nell’acqua, nei fiumi (anche sotterranei) e nei terreni anche per più di 500 anni.
Le conseguenze di questo invisibile ma potenzialmente letale inquinamento le possiamo immaginare. Il corpo umano riesce a espellere sostanze nocive dall’organismo, ma fino ad una certa “grandezza”. Le microplastiche diventano sempre più piccole fino a diventare nanoparticelle e a quel punto entrano nell’organismo in via definitiva. Le conseguenze di questo tipo di “intossicazione” non le conoscono nemmeno gli scienziati. Sicuramente, potremmo avere nelle generazioni future disastri sanitari inimmaginabili.
Il primo segnale di questi problemi di salute potrebbe essere l’aumento improvviso dell’insorgere di tumori, che in questi giorni appare come notizia molto diffusa tra i vari canali di informazione. Sicuramente siamo arrivati ad un punto di difficile ritorno, se così possiamo definirlo. Se non verrà fatto qualcosa, il nostro ambiente non riuscirà più a garantirci una vita sana. E sarà stata tutta colpa nostra.
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