Sarà un anno interessante da osservare e importante sia per debito pubblico che per i suoi detentori; ci riferiamo agli investitori sui Titoli di Stato che avranno sicuramente occasione di mettersi alla prova.
La pazienza non è mai troppa e presto vedremo come il Governo saprà gestire la prossima crisi di fiducia dei mercati sul debito pubblico italiano.
Chi verrà premiato saranno coloro che hanno saputo mantenere l’investimento fino al momento critico riuscendo a cambiare idea in tempo prima di realizzare perdite eccessive.
Naturalmente la situazione di rischio è stata difficile per tutti e sono poche le persone che hanno saputo anticipare le tendenze sul mercato obbligazionario. Il Tesoro in questo sembra volersi rifare chiamando a sé i risparmiatori italiani; la richiesta è semplice, continuare a sottoscrivere titoli di debito con clausole vantaggiose per entrambi.
Il 2023 sarà l’anno in cui il Tesoro spingerà il piede sull’acceleratore per collocare più debito pubblico possibile nelle mani dei risparmiatori italiani. La strategia confermata nel piano messo a punto a dicembre conferma il ritorno di una o più emissioni del Btp Italia.
Come e se questo sarà riformulato è difficile dirlo oggi, la certezza è che il Governo ha intenzione di mettere al riparo la sua tenuta politica dagli effetti della speculazione.
Lo scorso anno sono stati raccolti fondi per 21 miliardi grazie alla sola emissione del Btp Italia. Probabile che quest’anno proceda a oltranza in questa direzione; un richiamo alla responsabilità pubblica non è improbabile nei momenti più difficili di quella che può essere la prossima crisi economica.
Il rapido declino dell’economia italiana dipenderà da diversi fattori, primo tra tutti l’entità degli interventi di aumento dei tassi di interesse. Nessuna circostanza potrebbe essere più favorevole della attuale congiuntura economica per mettere in discussione la dipendenza dall’estero di una parte del nostro debito pubblico. Si tratta di una questione non semplice che può essere maggiormente messa in risalto dall’attuale presidente del consiglio.
Quando il Governo perde credibilità in relazione alla sua politica di gestione dell’economia gli investitori sono in grado di deciderne le sorti? È sicuramente in parte vero, ciò a cui il Governo punterà è evitare l’esposizione alle decisioni di soggetti con interessi diversi e trasversali alla crescita dell’economia e dell’indipendenza italiana.
Considerando la diretta relazione tra finanza pubblica e capacità decisionale del Governo un nuovo BTP sarebbe emesso con l’obbiettivo di incentivare il coinvolgimento diretto dei risparmiatori italiani nell’influenzare il destino del proprio paese. A esprimersi in questo senso, da un punto di vista più tecnico sono stati lo stesso numero uno di Intesa SanPaolo Carlo Messina e In precedenza anche il presidente della Consob ed ex ministro Paolo Savona.
Si tratta naturalmente di un’equazione che non è così lineare come appare. La porzione di debito messa nelle mani dei cittadini deve essere sufficiente e avere il giusto peso. La percentuale di debito pubblico detenuto dai risparmiatori domestici è l’arma della modernità politico finanziaria con cui il Governo farà fronte a una parte delle prossime avversità. Giorgetti considera il coinvolgimento dei risparmiatori italiani un elemento centrale nella strategia del debito pubblico, controllandone in particolar modo la volatilità dei rendimenti.
Il 31 ottobre Giorgietti si era espresso in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio 2022 affermando “massimo impegno nel proteggere l’economia delle famiglie e delle imprese dalle emergenze gravi del presente”.
Giorgetti ha promesso continuità con il passato, affermando che il nuovo Governo è orientato a confermare il proprio impegno, per ridurre il deficit. È necessario secondo il ministro dell’economia che il settore finanziario assolva alla sua missione di aiutare i risparmiatori e gli investitori verso obbiettivi coerenti con una sana crescita del Paese.
Essi dovrebbero essere consapevoli “della necessità di assicurare l’equilibrio di bilancio nel medio-lungo periodo”. Tutto sembra far pensare a un impostazione che punti alla responsabilità del risparmiatore.
Quest’anno l’Italia deve collocare Titoli di Stato per un valore tra i 310 e 320 miliardi di euro. Lo dovrà fare in un contesto di liquidità ridotta e di mancanza di acquisti diretti da parte della BCE per 15 miliardi al mese.
Al 31 dicembre 2020 il debito pubblico italiano ammontava a 2.569 miliardi di euro con un rapporto debito/PIL pari al 155%.
Dei 2.569 miliardi di debito pubblico di fine 2020, quello collegato ai titoli di Stato costituiva l’84% circa del totale. Si tratta delle obbligazioni emesse dal Tesoro come: BOT, CCTeu, BTP, BTP€I e BTP Italia.
Secondo i dati della Banca d’Italia, al 31 dicembre 2020 a detenere la quota maggiore del debito pubblico non erano famiglie e investitori italiani ma l’esatto opposto. Il debito suddiviso per quote è detenuto ai dati di circa due anni fa per la maggiore da investitori esteri pari al 32,5%.
Seguono a questo la Banca d’Italia responsabile della sottoscrizione del 25,6% e le società finanziarie e monetarie residenti che detengono il 34,6% del debito legato ai Titoli di Stato. Nelle mani delle famiglie italiane, che secondo una certa narrazione non esiterebbero a farsi carico dei sacrifici finanziari per salvare paese, ci sono appena 157 miliardi di euro. Si tratta nel dettaglio delle società non finanziarie, famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie con il 7,3% del valore dei Titoli di Stato.
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