Rallenta l’aumento dell’inflazione a dicembre. Lo rileva l’Istat nella stima preliminare. È un rallentamento che beneficia del calo tendenziale dei prezzi dei beni energetici ma anche dei beni alimentari non lavorati.
Le maggiori componenti che in base alla volatilità hanno causato l’aumento del costo della vita sono correlate e stanno influendo a ribasso sui prezzi.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, è aumentato appena dello 0,3% su base mensile e dello 0,2% su base annua. L’inflazione passa così dal 11,6% all’ 11,8% rispetto a novembre. Un rallentamento che mostra i primi segni dell’efficacia dell’aumento dei tassi di interesse; tuttavia, rimane ancora lontano l’obbiettivo della BCE del 2%.
Così come in Italia anche l’Eurostat in UE ha reso che noto che l’inflazione è scesa nell’ultimo mese del 2022 al 9,2%. Un dato più incoraggiante rispetto a quello italiano che porta l’inflazione in calo di 0,9 punti rispetto al 10,1% di novembre.
I prezzi al consumo restano alti con i prezzi di alcuni prodotti che spiccano sugli altri. Questi sono: energia che rimane in aumento del 25,7% rispetto al 34,9% di novembre, seguita da alimentari, alcol e tabacco.
Con l’inflazione che al momento sembra aver invertito la rotta, la Bce dovrebbe completare il suo ciclo rialzista raggiungendo il picco entro l’estate. È la prima indicazione temporale affidabile; una stima che si basa su condizioni invariate rispetto alle principali componenti più volatili del paniere di beni e servizi.
La Banca Centrale Europea non modificherà il proprio programma di quantitative tightening, basato sulla riduzione degli acquisti di asset verso i membri della zona euro.
La stretta monetaria deve evitare una spirale recessiva profonda e allo stesso tempo comprimere la domanda aggregata. L’inflazione acquisita per il 2023, ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili fino al prossimo dicembre, è pari a +5,1%.
In questo contesto i datori di lavoro italiani mostrano una forte resilienza di fronte alle difficoltà economiche. Continuando a guardare il futuro con fiducia, nell’ottica di una nuova crescita rimane importante la ricerca di nuovo personale.
Secondo ManpowerGroup, leader mondiale nella ricerca di risorse umane e presente in Italia dal 1994 solo per questo mese sono più di mezzo milione le richieste da parte delle aziende. In linea anche con i dati di Unioncamere l’entità dell’offerta di lavoro è pari a 504.000 lavoratori una crescita del 10,1% rispetto all’anno scorso.
Nel primo trimestre dell’anno, i datori di lavoro dal Nord al Sud prevedono di espandere i propri organici. Si dimostrano particolarmente ottimisti nel Nord Ovest con prospettive di assunzione che salgono del 12% rispetto all’ultimo trimestre. Il dato rimane elevato anche per il Sud e le Isole con una prospettiva di nuove assunzioni che salgono del 9%.
I settori in Italia in cui si cerca maggiormente personale ed è quindi più facile trovare lavoro sono quello energetico e informatico.
Il settore dell’energia prevede un incremento del personale di ben il 25% nel prossimo trimestre. Fino a marzo ci saranno occasioni di trovare lavoro anche nel settore IT; tecnologia, telecomunicazioni e media saranno interessanti per chi cerca lavoro data la prospettiva di crescita dell’organico del 20%. Tra le società più avvantaggiate e più volenterose di assumere quelle sopra i 250 lavoratori.
Positive anche le prospettive per l’Industria e i beni di consumo e servizi, la cui offerta crescerà rispettivamente del 15 e del +12%. Tra gli altri settori ad aumentare le richieste di personale anche Finanza e Immobiliare con un +11%. Crollano vistosamente le prospettive nel trimestre per il comparto Trasporti, Logistica e Automotive che registra una previsione nel calo delle assunzioni del 17%.
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