Il nuovo anno sarà favorevole per le pensioni minime che, per effetto della perequazione, subiranno un aumento.
Da gennaio 2023, anche le pensioni minime saranno oggetto di rivalutazione, al pari delle altre prestazioni.
Non è, dunque, andato in porto quanto promesso da Forza Italia in campagna elettorale, cioè l’incremento di tutti gli assegni minimi a 1.000 euro.
L’aumento,dunque, ci sarà ma sarà legato esclusivamente alla perequazione, per effetto della quale le pensioni minime dovrebbero arrivare a circa 600 euro al mese. È una possibilità, però, riservata agli over 70 e, in particolare, a chi possiede almeno 75 anni di età.
Per rendere possibili tali innovazioni, inoltre, il Governo ha stanziato un fondo di circa 400 milioni di euro. Vediamo, dunque, quali saranno le nuove cifre per il prossimo anno.
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L’incremento degli importi delle pensioni minime fa discutere i percettori. Nelle ultime settimane, infatti, sono stati previsti diversi correttivi al sistema della perequazione. L’adattamento avverrà in base a 6 scaglioni reddituali, fino a 4 volte il minimo. Per effetto di tale meccanismo, anche gli assegni più elevati potranno ricevere un aumento (seppur minimo).
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha previsto, nell’ultima Legge di Bilancio, un Bonus ulteriore al trattamento minimo; di conseguenza, alla percentuale del 7,3% della perequazione si aggiungerà anche un’altra piccola somma. In totale, gli assegni dovrebbero aumentare dell’8,7%. Le pensioni minime, dunque, riceveranno l’1,5% in più rispetto agli altri trattamenti previdenziali.
Per il 2024, poi, la percentuale salirà al 2,7%.
In pratica, con una rata mensile di 1.000 euro, si avrà diritto a 1.073 euro mensili. Per gli altri trattamenti, ci sarà l’applicazione di una perequazione fino a 4 volte il minimo vitale. Per l’eccedenza, infine, sarà prevista una percentuale inferiore prodotta dallo scaglione reddituale.
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Ogni categoria di pensionati riceve un aumento in proporzione ad una determinata percentuale. Sulle pensioni minime cade il 120%, mentre per gli importi fino a 2.100 euro scende al 100%, per, poi, abbassarsi al 35% per gli assegni che arrivano a 5 mila euro.
Le modifiche non riguarderanno solo i trattamenti economici previdenziali minimi, ma anche tutte le prestazioni previdenziali e assistenziali corrisposte dall’INPS. In totale, l’adeguamento all’inflazione dovrebbe riguardare circa 23 milioni di trattamenti, per un ammontare complessivo di 50 miliardi di euro, da investire per i prossimi 3 anni.
Per tutte le informazioni aggiuntive sugli effetti della perequazione, si rimanda alla consultazione del testo della Legge di Bilancio 2023.
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