Le obbligazioni da privilegiare quest’anno sono quelle che permettono di minimizzare la volatilità dovuta agli effetti della riduzione negli aumenti dei tassi di interesse.
Tassi di interesse e quotazioni possono entrare nuovamente in un trend inverso: con le quotazioni che possono aumentare nel medio lungo periodo è meglio scegliere obbligazioni di breve durata.
Nel 2023 le migliori opportunità da cogliere nel reddito fisso riguardano le obbligazioni a breve scadenza e a tasso variabile. Tra queste ci sono anche i Titoli di Stato ma non solo, si può puntare anche sulle obbligazioni societarie ad alto rendimento.
Perché preferire obbligazioni a breve scadenza? Investendo a gennaio non rimane un margine di vantaggio che a livello temporale sia sufficiente per apprezzare gli alti rendimenti cedolari. Al contrario chi è rimasto investito dagli anni scorsi fino a ora può recuperare parte del capitale perso con il rialzo graduale delle quotazioni fino almeno il 2024.
La curva dei rendimenti è tuttora vulnerabile a ulteriori shock derivanti dalla gestione della crisi del debito che può emergere quest’anno anche tra i Paesi dell’eurozona. Quello che è accaduto lo scorso anno deve fare riflettere sulla insicurezza presente anche su questo tipo di investimento.
Le obbligazioni su cui investire devono essere in grado di sostenere un ritorno graduale alla normalità dei prezzi e di conseguenza di un calo dei rendimenti con una curva più ripida.
La fine del ciclo rialzista dei tassi di interesse che per l’UE dovrebbe raggiungere il picco nell’estate 2023, può favorire le obbligazioni societarie con alti rendimenti. I rischi dell’indebitamento societario saranno messi in evidenza proprio quest’anno, date le ricadute degli aumenti dei tassi sulla crescita economica. Investire oggi sulle obbligazioni societarie espone a rischi che possono essere arginati sul breve periodo. I rendimenti ottenibili possono intanto compensare gran parte o in tutto l’inflazione acquisita del 2022.
L’inflazione mette a dura prova i piani aziendali di alcune società: tra quelle meno vulnerabili almeno per quest’anno ricordiamo il settore bancario e quello petrolifero.
Gli investitori dovranno fare una selezione attiva misurando la qualità del credito delle imprese, e nel caso di Titoli di Stato privilegiando quello dei mercati sviluppati a esclusione del Regno Unito.
La spesa per interessi, una delle voci più pesanti del debito, influirà naturalmente anche sui Titoli italiani. Per il primo trimestre 2023 il Mef ha comunicato il suo programma; il Ministero mette in evidenza che può avere riserve ad emettere titoli indicizzati all’inflazione per tenere conto di eventuali cali dell’interesse dovuti al raggiungimento proprio in questi tre mesi del suo apice.
Per prossimi tre mesi sono attesi due nuovi titoli. Si tratta di un BTP Short Term con scadenza 28/03/2025 che verrà emesso per un ammontare minimo pari a nove miliardi di Euro e un Btp a 3 anni. Quest’ultimo ha al scadenza 15/04/2026 e viene emesso anch’esso per un minimo di nove miliardi di euro.
Al bilancio per il rifinanziamento del debito pubblico saranno protagoniste anche nuove tranche di quattro BTP. Si tratta dei Titoli in scadenza rispettivamente: il 15 gennaio 2026 con cedola 3,50%, il BTP che scade il primo maggio 2028 e cedola al 3,40%; il BTP 15 dicembre 2029 con cedola 3,85% nonché l’ultimo e più ricco BTP che scade il primo maggio 2033 e cedola 4,40%. Nell’anno appena concluso il MEF ha emesso Titoli per un ammontare complessivo di 424 miliardi di euro; con una vita media di 7,04 anni appena inferiore ai 7,11 anni del 2021.
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