Il calcolo della pensione anticipata di invalidità risulterà più semplice approfondendo alcuni esempi pratici.
I cittadini invalidi con percentuale di disabilità superiore all’80% possono andare in pensione anticipatamente.
Il sistema pensionistico italiano prevede la possibilità per gli invalidi di lasciare il lavoro con venti anni di contributi maturati 61 anni di età e(se uomini) oppure a 56 anni (se donne). L’età anagrafica scende a 51 anni per le lavoratrici non vedenti e a 56 anni per i lavoratori non vedenti. Per quanto riguarda l’importo dell’assegno pensionistico, questo verrà calcolato come per ogni altra forma di pensionamento. Si dovrà tener conto, dunque, del momento in cui si sono iniziati a versare i contributi e dell’anno di fine contribuzione per capire se utilizzare il sistema di calcolo retributivo, misto o contributivo. La data discriminante è il 31 dicembre 1995.
Il calcolo retributivo dovrà essere utilizzato se tutti i contributi sono stati maturati entro il 31 dicembre 1995. Il sistema misto se la contribuzione è avvenuta a cavallo di questa data e il sistema contributivo se i contributi sono stati versati a partire dal 1° gennaio 1996. Il più conveniente è il calcolo retributivo mentre quello che penalizza maggiormente il lavoratore è il sistema contributivo.
Per fare un esempio rapido, l’assegno pensionistico di un lavoratore invalido con retribuzione lorda di 30 mila euro all’anno e venti anni di contributi sarebbe di 650 euro netti con calcolo misto e 580 euro netti con calcolo contributivo. Se donna, invece, l’importo risulterebbe ancora più basso andando in pensione a 56 anni. Parliamo di 600 euro con sistema misto e 450 euro con contributivo.
Sempre meno cittadini potranno ben presto andare in pensione con il sistema retributivo. A lungo andare sarà il calcolo contributivo il più utilizzato con grande rammarico dei lavoratori. Tale sistema prevede il conteggio del montante contributivo calcolato sulla base delle quote di retribuzione lorda versate ogni anno dal lavoratore.
I dipendenti versano il 33% nel montante contributivo mentre gli autonomi il 24% e gli iscritti alla Gestione Separata tra il 24 e il 33%. Poniamo il caso di un lavoratore dipendente invalido con 30 mila euro di retribuzione lorda e venti anni di contributi. Il 33% corrisponde a 9.900 euro ed è quanto accumulato nel montante contributivo. La cifra dovrà essere moltiplicata per gli anni di contributi arrivando a 198 mila euro.
Poi va applicato il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età del lavoratore che va in pensione. Si parte da un minimo del 4,186% per 57 anni fino ad un massimo di 6,466% per 71 anni di età. Poniamo il caso del nostro invalido di 61 anni. Il coefficiente sarà di 4,744%. Avremo come risultato (4,744% di 198 mila) 9.393 euro annui ossia 722 euro lordi al mese.
Alcuni lavoratori possono ancora utilizzare il sistema misto che prevede il calcolo retributivo per i contributi versati entro il 31 dicembre 1995 e il calcolo contributivo per quelli maturati dal 1° gennaio 1996. Nel nostro esempio precedente poniamo il caso di cinque anni maturati prima e quindici dopo.
La prima quota si calcolerà applicando l’aliquota del 2% agli anni di contributi ottenendo il 10% della retribuzione annua (per esempio 30 mila euro) ossia 3 mila euro. La seconda quota si calcolerà come dimostrato per il calcolo contributivo (montante di 138.600 euro per retribuzioni di 28 mila euro) ottenendo 6.576 euro considerando 61 anni di età.
Sommando le due quote si otterrà 9.576 euro ossia 736 euro lordi al mese.
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