Esistono alcuni casi in cui il bollo auto cade in prescrizione e lo stato non può più ottenere il saldo di questa tassa. Vediamo nel dettaglio in quali casi si verifica.
Il bollo auto è una tassa che i contribuenti italiani sono tenuti a pagare nel momento in cui acquistano un’automobile di proprietà. Si tratta infatti di un tributo che scatta automaticamente al momento dell’immatricolazione del veicolo. Sono le regioni a inviare ogni anno la notifica di pagamento ai contribuenti, con l’unica eccezione delle province Autonome di Trento e Bolzano.
Il pagamento avviene la prima volta al momento dell’immatricolazione. E da quel momento, il tributo sarà saldato annualmente. Anche se in situazioni particolari, le regioni permettono di essere esentati dal bollo auto per un periodo massimo di cinque anni. Altre specifiche esenzioni a riguardo per l’esenzione, vengono concesse anche alle persone affette da disabilità. Ci stiamo naturalmente riferendo in questo caso, a coloro che hanno già ottenuto il riconoscimento della Legge 104.
Esistono alcuni casi in cui questa tassa può andare prescritta.
Questa possibilità è prevista e regolamentata dal decreto Legge numero 953/82.
La norma spiega infatti chiaramente come dopo tre anni, il pagamento del bollo auto “si prescrive con il decorso del terzo anno successivo a quello in cui doveva essere effettuato il pagamento”. Questo dunque significa che laddove l’ente non sia riuscito ad ottenere dal contribuente il pagamento di questa tassa per tre anni di seguito, non potrà più richiedere al quarto anno.
Alle regioni non è concesso in alcun modo prorogare questo termine. Una situazione che è stata anche confermata da sentenze più recenti nel primo decennio degli anni duemila. Negli anni inoltre, il termine perentorio di tre anni, entro cui si verifica la prescrizione, è stato più volte confermato da successive sentenze. Queste hanno dunque sempre ribadito il concetto che allo scadere dei tre anni, se l’ente non è riuscito ad ottenere il pagamento della tassa, il debito del contribuente viene automaticamente sanato.
C’è inoltre un altro aspetto che è stato più volte chiarito dalla giurisprudenza.In caso di indebito versamento del bollo auto, anche il contribuente può ottenere il rimborso, ma entro un massimo di tre anni. Scaduto questo termine, anche in questo caso scatta la prescrizione e non vi è più possibilità di ottenere il rimborso.
C’è poi una precisazione importante da fare per non cadere in errore. La prescrizione del bollo auto scade però se prima decade se nel frattempo si riceva una notifica di pagamento. E inizia in quel momento a decorrere di nuovo, dal giorno successivo per altri tre anni. Naturalmente, se non si è d’accordo con la notifica di pagamento arrivato, il contribuente ha la possibilità di contestarla. Può utilizzare in questo il ricorso in autotutela. Questa opzione deve essere presentata entro un massimo di trenta giorni, presso l’ente che ha notificato l’avviso di saldo del tributo. In alternativa, si può anche effettuare ricorso rivolgendosi direttamente alla Commissione Tributaria.
Chi invece vuole evitare la possibilità di essere scoperto dal fisco, ha la possibilità di pagare il bollo auto tramite il ravvedimento operoso. Si tratta dell’unico modo per evitare di ricevere un avviso di inadempienza, se si risulta inadempiente nel pagamento del tributo a seguito di un controllo fiscale.
Anche perché spesso il mancato pagamento del bollo auto si verifica per errori e dimenticanze varie del sistema, e il contribuente non è a conoscenza. Un modo semplice per verificare se questa tassa è stata pagato, è quello di controllare sul portale internet dell’ACI.
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