Dopo l’aumento dei costi degli scorsi mesi, il pellet potrebbe tornare ad essere il metodo di riscaldamento più conveniente.
Il rincaro dei prezzi non ha fermato gli italiani, che continuano a preferire il biocombustibile per riscaldare le proprie abitazioni.
Un dato certamente non scontato, se si pensa alle conseguenze della guerra russo-ucraina sul settore delle biomasse. La crisi energetica, infatti, ha provocato un inaspettato rincaro del prezzo del gas naturale di circa 25 volte. Si è passati da un importo di 8,219 euro/MWh nel 2020 a 231,736 euro/MWh nell’agosto 2022. Se, dunque, le famiglie italiane, in media, spendevano circa 4 euro per un sacchetto di pellet, quest’anno le cifre hanno sfiorato addirittura i 15 euro.
Nonostante gli aumenti, dai dati diffusi dal l’Arera, emerge che la maggior parte dei consumatori ha ancora optato per la biomassa. Ma per quale motivo continua ad essere la scelta più conveniente e quali novità si attendono in relazione ai prezzi? Analizziamo, nel dettaglio, la situazione.
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La stufa a pellet garantisce un’ottima efficacia, soprattutto se l’ambiente da riscaldare è di grandi dimensioni; ha, inoltre, un ridotto impatto ambientale e un elevato potere calorifero.
Ma per quale motivo, nelle scorse settimane, il costo del combustibile è aumentato così tanto?
Le cause sono molteplici. Innanzitutto, la guerra tra Russia e Ucraina, che non ha provocato solo l’aumento del prezzo del gas naturale, ma anche una serie di altre ripercussioni economiche.
Un altro fattore è la circostanza che l’Italia non è un grosso produttore di pellet. In particolare, solo 450 mila tonnellate, su un totale di 3,35 milioni, sono prodotte nel nostro Paese. Più dell’85% viene importato da Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria e Croazia.
Infine, l’aumento improvviso ed eccessivo del prezzo del gas naturale ha causato l’incremento anche dei costi di trasporto, con inevitabili conseguenze negative sui prezzi dei combustibili.
Dal mese di dicembre, tuttavia, le sacchette di pellet sono decisamente più economiche. La nuova Legge di Bilancio, infatti, ha diminuito l’IVA, dal 22% al 10%, su tutte le biomasse.
La maggior parte dei produttori, inoltre, teme di non riuscire a vendere un prodotto troppo costoso.
Anche il prezzo del legno sul mercato è, finalmente, sceso. Molti imprenditori temono di non riuscire a smaltire tutta la merce acquistata a prezzi esorbitanti
Molti grossisti, inoltre, hanno i depositi pieni di merce acquistata a prezzi molto alti e ora sono costretti a svenderla per recuperare (almeno in parte) la cifra investita.
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La stufa a pellet, come abbiamo sottolineato, è il sistema di riscaldamento preferito dagli italiani, nonostante, negli scorsi mesi, siano state acquistate sacchette da 15 kg a circa 15 euro l’una.
Per assicurare adeguato riscaldamento ad un’abitazione di circa 100 metri quadrati, per 12 ore e durante i 120 della stagione invernale, l’ammontare finale è di circa 1.800 euro.
L’anno scorso, invece, alle stesse condizioni, il costo si aggirava tra i 600 e i 900 euro.
Se, infine, il conflitto in Ucraina dovesse finire, molto probabilmente, nuovi prodotti (provenienti dall’Europa dell’Est) potrebbero essere messi in commercio, provocando una riduzione dei prezzi.
Al momento, sembrerebbe certo solo il ritorno alle cifre degli scorsi anni, ma è presto per cantare vittoria, perché si attendono interventi più incisivi.
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