I percettori dell’APE Sociale non riceveranno soldi in più nel 2023 nonostante la perequazione dei trattamenti pensionistici.
La natura dell’APE Sociale spiega i motivi per i quali la rivalutazione non riguarda l’importo del trattamento in questione.
L‘APE Sociale consente di lasciare il lavoro prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia o di altre forme di pensionamento anticipato ma non è una vera e propria pensione. È un’indennità erogata mensilmente al lavoratore fino a che non maturerà i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia ossia il compimento dei 67 anni a fronte di venti anni minimo di contribuzione. Parliamo, dunque, di una forma di accompagnamento al vero assegno pensionistico. Possono accedervi i caregiver che assistono familiari con invalidità da almeno sei mesi, gli invalidi con percentuale di disabilità superiore al 74%, i disoccupati che non percepiscono indennità e i lavoratori addetti a mansioni gravose. Come requisito anagrafico segnaliamo il compimento dei 63 anni mentre come requisito contributivo servono 30 anni (36 per gli addetti a lavori gravosi) per accedere all’APE Sociale. Un’altra condizione, poi, spiega perché la misura non è oggetto di rivalutazione.
Tra le condizioni di accesso all’APE Sociale c’è l’accettare che l’assegno pensionistico sia inferiore a 1.500 euro. Dato che esiste un limite massimo, la rivalutazione non è prevista. La perequazione, infatti, spetta unicamente per tutti i trattamenti pensionistici “veri”, erogati dalla previdenza pubblica, dalle Gestioni per i lavoratori autonomi, dalle Gestioni esonerative, sostitutive, integrative, esclusive e aggiuntive.
Non essendo l’APE Sociale una “vera” pensione rimane esclusa dal meccanismo di rivalutazione annuale basato sull’inflazione rilevata per l’anno precedente. In assenza di un legame tra versamenti effettuati e potere d’acquisto del trattamento maturato l’aumento non viene previsto. L’importo, dunque, resterà quello di sempre anche nel 2023. Dovrà essere inferiore a 1.500 euro fino a che non si matureranno i requisiti per richiedere la pensione di vecchiaia.
Poco prima del compimento dei 67 anni, il percettore di APE Sociale dovrà inoltrare domanda di accesso alla pensione di vecchiaia. Tale passaggio è fondamentale perché senza richiesta del cittadino non verrà erogato il trattamento. Una volta inoltrata domanda all’INPS – tramite portale, CAF e patronati o Contact Center – l’ente procedere con l’elaborazione dell’istanza. Ricalcolerà l’importo dell’assegno da corrispondere al pensionato adeguandolo annualmente all’inflazione.
Si potranno finalmente superare i 1.500 euro e si potrà ottenere anche la tredicesima, la mensilità aggiuntiva non prevista con l’APE Sociale.
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