Nonostante l’ultima riunione, niente accordo in tema di adeguamento retributivo spettante ai lavoratori domestici. Gli stipendi di colf, badanti e baby sitter saranno più ‘pesanti’ e, al contempo, le spese saranno molto più gravose per le famiglie.
Recentemente si è tenuta la terza riunione presso il Ministero del Lavoro della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo riferito alle figure di cui al Ccnl lavoro domestico, ma il risultato sperato non è stato raggiunto, essendo mancata l’intesa tra le parti.
Ecco perché ora non vi sono più dubbi: in caso di utilizzo di colf e badanti nel proprio ambiente domestico, scatta l’aumento mensile per le famiglie. Le parti in riunione avrebbero dovuto trovare un compromesso per evitare un brusco incremento delle spese per il lavoro domestico, ma così non è stato.
Anzi, il fatto che l’accordo sull’adeguamento degli stipendi non sia stato conseguito ha come esito l’adeguamento all’80% dell’indice Istat per ciò che attiene agli stipendi minimi. Questi ultimi da questo mese aumenteranno dunque del 9,2%, ma vi saranno aumenti anche per le indennità di vitto alloggio. Nessuna vera novità, ma semplicemente quanto già previsto da un articolo specifico del Ccnl di settore. Vediamo più da vicino.
Le ultime notizie sono accolte positivamente da chi lavora in ambito domestico, ma certamente meno dalle famiglie già alle prese con un caro vita che sta mettendo a dura prova il potere d’acquisto. Tanto che Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, ha già avvertito che la possibile conseguenza del mancato accordo sarà rappresentata dall’incremento del lavoro nero, già di per sé diffuso nei contesti domestici.
Come abbiamo accennato, le ultime notizie sono di fatto frutto di quanto previsto nel contratto collettivo che regola i rapporti di colf, badanti e baby sitter con le famiglie presso cui queste figure professionali lavorano.
Ebbene, il testo del contratto collettivo prevede quanto segue:
La situazione che si è creata per colf, badanti e baby sitter è proprio quella delineata all’ultimo punto.
Quanto emerso negli ultimi giorni è stato precisato dalla Fidaldo, ovvero la Federazione nazionale dei datori di lavoro domestico. In una nota infatti la Federazione segnala e ufficializza che non è stato trovato alcun accordo sull’adeguamento retributivo spettante alle figure contemplate nel Ccnl domestico.
Proprio Fidaldo ha inteso rimarcare che i sindacati, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf hanno scelto di non condividere i contenuti della proposta fatta, che mirava allo scaglionamento degli aumenti, spettanti a colf, badanti e baby sitter nel corso dell’anno a causa dell’andamento dell’inflazione. Ciò, secondo Fidaldo, avrebbe contribuito a limitare in qualche modo l’impatto economico dei rincari su budget familiari su cui già pesa non poco il caro benzina, il caro bollette e l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di prima necessità.
Ecco perché si è giunti al nuovo scenario, sopra indicato, con gli aumenti in termini percentuali che abbiamo ricordato.
Incrementi di stipendio all’orizzonte per tutte le famiglie che si servono del contributo e della preparazione professionale di colf, badanti e baby sitter. Gii aumenti potranno oscillare da un minimo di 109 ad un massimo di 145 euro mensili. Certamente una cifra significativa, se moltiplichiamo l’aumento per i dodici mesi dell’anno.
In particolare, per i nuclei familiari che applicano le retribuzioni minime contrattuali ai propri collaboratori familiari, gli incrementi 2023 che sono alle porte sono quelli appena accennati, ma Assindatcolf ha già sottolineato che gli incrementi saranno più marcati per i lavoratori conviventi tra le colf e badanti.
Facendo un rapido esempio pratico, nell’ipotesi tipica di di una badante non convivente per persona non autosufficiente, la quale settimanalmente risulta occupata per 30 ore, dopo l’adeguamento all’80%, lo stipendio mensile passerà da circa 927 euro del 2022, a circa 1012 del 2023. Un aumento di quasi cento euro al mese. Ecco perché è stato lanciato l’allarme del possibile nuovo boom del lavoro nero nel settore, tenuto anche conto del fatto che i lavoratori domestici totali sono circa 2 milioni, dei quali oggi meno della metà in regola.
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