La Fiat potrebbe rispolverare una vettura scoperta in futuro. La nuova versione di un grande classico si preannuncia spettacolare.
I designer si divertono a rivitalizzare in chiave moderna delle auto che hanno fatto la storia. La Fiat ha prodotto tante automobili iconiche, ma da molti anni ha deciso di rinunciare ad una spider. Le ragioni sono legate anche alle possibilità economiche e ai gusti degli acquirenti. Lo stesso è accaduto con l’Alfa Romeo che faceva della sportività il suo marchio di fabbrica, ma la moda ha imposto i SUV.
In materia di utilitarie la Fiat si conferma sempre tra le auto preferite dagli italiani. La Panda e la 500 sono sempre tra le più vendute nel nostro Paese. Gli appassionati della Fiat 124 Spider o della Barchetta sognano, però, di poter riprovare il gusto del vento tra i capelli con un nuovo modello scoperto. La Dino è stata prodotta dalla casa torinese tra il 1966 ed il 1972. All’epoca era una delle vetture più desiderate dai giovani, anche perché c’era lo zampino della Ferrari.
La casa modenese siglò un accordo con la Fiat per un bisogno specifico, ovvero costruire rapidamente un numero sufficiente di motori Dino. Questi ultimi erano stati chiamati con il nome dello scomparso figlio di Enzo Ferrari, Alfredo, detto Dino al fine di ottenere l’omologazione in Formula 2 della Ferrari Dino 166 F2. A quel punto fu scelta una strada molto interessante per avviare la produzioni di Dino più abbordabili a marchio Fiat, per chi non potesse consentire le costosissime Dino 206 GT. A rendere interessanti anche i modelli del Lingotto era la condivisione tecnica del motore V6.
Per Enzo Ferrari il V6 rappresentava quasi un oltraggio, così le vetture Dino 206 GT vennero vendute con il marchio Dino, senza il marchio del Cavallino Rampante. A quel punto negli stabilimenti della Fiat colsero l’occasione per impostare una vettura con un bel motore anteriore, trazione posteriore, cambio manuale a 5 marce e freni a disco con servofreno su tutte le ruote, retrotreno a ponte rigido e avantreno a ruote indipendenti con triangoli sovrapposti. Il risultato fu spettacolare, del resto c’era la firma di Pininfarina e l’eleganza classica dei modelli della Ferrari. La Dino spider divenne famosa proprio a causa dello scorbutico motore V6 di 1987 cm³, tutto in alluminio e dotato di distribuzione a 4 alberi a camme in testa, 2 per bancata, adatto ad autentici manici.
La potenza della Dino, infatti, era pari a 160 cavalli a 7200 giri/min, facendola diventare una vettura molto nervosa. Il basamento in alluminio del V6 determinava sbalzi di temperatura, che deformavano le canne dei cilindri. Era un’auto scorbutica ma divertente, anche grazie al passo corto di 2256 mm. La versione coupé fu disegnata da Bertone, ma risultò meno reattiva rispetto al modello scoperto. Il passo più lungo la rese meno compatta. Insomma a fare la storia fu il modello spider. In seguito arrivò un importante aggiornamento che la rese più sicura e stabile.
Il nuovo motore 2418 cm³ da 180 cavalli consentiva alla Fiat Dino di raggiungere i 205 km/h nella versione coupé e i 210 in quella spider. Prestazioni da capogiro per l’epoca. Furono solo ritoccati alcuni particolari estetici con una mascherina verniciata in nero opaco. Lo stemma Fiat finì sul cofano motore. Furono montati nuovi cerchi, la plancia venne ridisegnata e tutte le finiture vennero perfezionate con cinture di sicurezza a due punti. La produzione della Dino terminò nel 1972. Sono trascorsi 50 anni e ancora nessuna vettura ha raccolto la sua eredità.
Il gruppo Stellantis potrebbe prendere in considerazione l’idea di un restyling. Lo sperano i tantissimi appassionati che vorrebbero poter guidare una moderna spider Fiat. Il designer ed architetto italiano D’Amico ha immagino le linee di una Dino avveniristica, riprendendo alcuni spunti dal modello originale dell’epoca. Nuova Fiat 500, c’è un altro “titolo” vinto: il premio è da urlo (FOTO). Date una occhiata anche alla X1/9? Guardate che spettacolo sarebbe la nuova sportiva Fiat (VIDEO).
“Le dimensioni del modello del render crescono leggermente a beneficio di un passo maggiore, abitabilità interna e capacità di bagagliaio, naturalmente prevedendo, materiali d’avanguardia e super tecnologia sia per selleria e rivestimenti che per meccanica e carrozzeria. All’interno, la plancia strumenti è corredata di una vasta serie di optional di ultima generazione. Questo gioiello, sulla base delle moderne tecnologie, prevede un motore 2.0 turbo benzina con una potenza di 280 CV, con cambio meccanico. La carrozzeria avrà, naturalmente, colorazioni sportive che andranno dal rosso al verde acceso”, ha annunciato Tommaso D’amico sull’omonimo canale YouTube.
Al momento dobbiamo accontentarci del render perché disegni ufficiali non sono usciti. Le linee della rappresentazione grafica non sono molto lontane dallo stile classico del modello della fine degli anni ’60. Le prestazioni e i sistemi di sicurezza sarebbero, naturalmente, al passo coi tempi.
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