Quindici anni di contributi maturati potrebbero bastare per lasciare il lavoro e godersi la pensione. Basta conoscere le condizioni da soddisfare.
I lavoratori e le lavoratrici con pochi anni di contribuzione alle spalle non devono disperare. La pensione non è un miraggio.
I contributi versati durante gli anni di attività lavorativa sono fondamentali al momento della pensione. Non solo per calcolare l’importo spettante mensilmente ma anche per capire se l’accesso allo scivolo pensionistico scelto è possibile. Ogni forma di pensionamento, infatti, prevede la soddisfazione di un requisito contributivo specifico. Sebbene l’età anagrafica a volte non sia una condizione vincolante, gli anni di contribuzione lo sono sempre indipendentemente dalla categoria di lavoratori di cui si fa parte. Si potrebbe pensare, ad esempio che invalidi, caregiver, addetti a mansioni usuranti o gravose possano essere avvantaggiati dal punto di vista contributivo ma la maggior parte delle volte la realtà è ben diversa. Forme di pensionamento anticipato esistono come l’APE Sociale e la pensione anticipata ordinario o ancora come Opzione Donna o Quota 103. Il numero di contributi richiesto, però, è alto (dai 30 ai 42 anni e dieci mesi).
Paradossalmente, pur essendo invalidi o svolgendo lavori particolarmente pesanti, l’alternativa per andare in pensione con pochi anni di contributi è la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contribuzione). Ma se non si dovessero raggiungere nemmeno questi 20 anni?
Una lettrice ci ha domandato “Ho 15 anni di contributi versati e svolgo un lavoro faticoso – collaboratrice domestica. Quando potrò andare in pensione?“. Ebbene, già con quindici anni di contributi è possibile accedere alla pensione grazie alla Legge Amato con le tre deroghe previste nonché grazie all’Opzione Contributiva Dini.
Iniziamo approfondendo le tre deroghe Amato che forniscono un’alternativa per chi ha maturato meno di venti anni di contributi, 15 nello specifico. Le opzioni che permettono di approfittare di questa soluzione sono tre.
Con riferimento alla terza opzione occorre sottolineare come contribuzione effettiva e anzianità contributiva/assicurativa siano due concetti differenti. La prima si riferisce agli anni di contribuzione effettivamente versata (anni di lavoro effettivo), la seconda si conteggia a partire dal primo contributo maturato (non conta che sia da lavoro dipendente o in Italia o all’estero).
Per quanto riguarda i requisiti anagrafici delle deroghe Amato si prendono come riferimento gli anni previsti per la pensione di vecchiaia ossia 67.
Passiamo dalla Legge Amato all’Opzione Dini che consente il pensionamento con 15 anni di contributi a chi non rientra nelle tre deleghe Amato. Nello specifico, la misura richiede il compimento di 67 anni, aver accumulato almeno quindici anni di contributi di cui meno di diciotto al 31 dicembre 1995 e almeno cinque versati dal 1° gennaio 1996.
Condizione necessaria è accettare il sistema di calcolo della pensione con metodo puramente contributivo (l’assegno verrà penalizzato). Con riferimento ai lavoratori autonomi, poi, occorre aggiungere che rispettando i requisiti dell’Opzione Dini sarà possibile accedere alla pensione di vecchiaia scegliendo il computo nella Gestione Separata INPS per sommare i contributi versati in altre Casse a quella della Gestione Separata e raggiungere le condizioni richieste.
La Legge Amato consente il pensionamento con 15 anni di contributi maturati e il raggiungimento dei 67 anni di età secondo le condizioni precedentemente elencate. Cerchiamo di capire, ora, se è necessario o meno aver maturato almeno un assegno pensionistico di 1,5 volte il trattamento minimo.
Proprio come per la pensione di vecchiaia questa condizione è presente anche con le tre deroghe Amato. Per richiedere ed ottenere il pensionamento sarà necessario che l’importo erogato mensilmente risulti essere pari ad almeno 1,5 volte il minimo. Con la perequazione applicata nel 2023 l’importo del trattamento minimo è stato fissato a 563,73 euro grazie alla rivalutazione del 7,3% (+38,35 euro al mese rispetto al 2022).
Di conseguenza, la pensione con 15 anni di contribuzione sarà raggiungibile solamente avendo maturato un assegno pensionistico di 845,595 euro. La soglia è facilmente raggiungibile? Dipenderà molto sia dal numero di contributi che dal calcolo del montante contributivo e dall’applicazione del coefficiente di trasformazione legato all’età del lavoratore che decide di lasciare il lavoro con pochi anni di contributi.
Poniamo il caso di un lavoratore che compie 67 anni, ha maturato 15 anni di contributi secondo i requisiti delle deroghe Amato e decide di andare in pensione accettando il sistema di calcolo contributivo. Ipotizziamo una retribuzione annua lorda di 28 mila euro e procediamo con il conteggiare il montante contributivo.
Il lavoratore dipendente accantona per ogni anno di lavoro il 33% della retribuzione. Applichiamo tale percentuale alla retribuzione e otteniamo 9.240 euro. Moltiplichiamo tale risultato per gli anni di contribuzione ossia 15. Otterremo 138.600 euro di montante contributivo. Ora dovremo applicare il coefficiente di trasformazione che per 67 anni di età è pari al 5,72%. Otterremo 7.927,93 euro corrispondente alla pensione annua. Dividendo per tredici si avrà 609,84 euro. Cosa significa questo importo? Essendo inferiore a 1,5 volte il trattamento minimo, l’ipotesi di andare in pensione con le deroghe Amato sarebbe da scartare. Servirà una retribuzione annua lorda maggiore per poter raggiungere gli 845,595 euro e andare in pensione con 15 anni di contributi.
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