Il TFR e il TFS sono trattamenti di fine rapporto o servizio che un dipendente riceve dopo l’uscita dal mondo del lavoro.
In pratica, si tratta della più conosciuta “buonuscita” o “liquidazione”, quindi TFR e TFS sono trattamenti economici che tutelano i lavoratori al termine alla scadenza del lavoro.
In realtà, tra i due trattamenti, erogati ai dipendenti pubblici, ci sono delle differenze. La prima riguarda la data di assunzione. Infatti, se un lavoratore ha iniziato il rapporto di lavoro prima del 1° gennaio 2001 al termine riceverà il TFS. Invece se ha iniziato dopo questa data come liquidazione riceverà il TFR.
Un altra differenza riguarda anche il calcolo dell’importo spettante. Il TFR ha una retribuzione differita e spetta ai dipendenti del settore pubblico e privato. Il calcolo si effettuata sulle retribuzioni lorde annue; il risultato ottenuto sarà diviso per 13,5 e, in seguito, sottratto dai contributi INPS. Infine, la somma sarà rivalutata con gli indicatori FOI dell’ISTAT.
Il trattamento di fine servizio (TFS), invece, spetta solo ai dipendenti pubblici. Il calcolo avviene considerando l’80% di un dodicesimo dell’ultima retribuzione annua percepita. Al risultato saranno moltiplicati gli anni di servizio.
Dal 1° febbraio 2023 i dipendenti pubblici potranno ottenere dall’INPS l’anticipo per il TFR e il TFS. Lo abbiamo spiegato nell’articolo TFR o TFS con tasso super agevolato all’1% sull’anticipo: la novità INPS che fa discutere e i vantaggi.
Però, gli addetti ai lavori hanno la certezza che ottenere il trattamento di fine rapporto o di fine servizio in questo modo sia un po’ come “il terno al Lotto”. Anche perché i pagamenti potrebbero essere superiori all’effettiva disponibilità economica che attualmente si aggira intorno ai 300 milioni di euro. Una somma probabilmente non sufficiente a soddisfare le moltissime domande inoltrate.
Nello stesso tempo, i lavoratori in attesa hanno paura che questa novità si trasformi in un click day. Infatti, le domande saranno gestite in ordine cronologico fino all’esaurimento delle risorse.
Inoltre, non ci sono limiti di importo, però gli istituti di credito hanno stabilito un termine di 45mila euro. Infine, le domande dovranno essere inoltrate tramite una domanda online collegandosi direttamente al sito dell’INPS.
Per l’erogazione degli importi ci vogliono 180 giorni di lavorazione a partire dalla richiesta. Quindi, i primi accrediti del trattamento di fine rapporto o di fine servizio potrebbero arrivare a partire da agosto.
Un altro aspetto che hanno ravvisato gli addetti al lavoro, è la “tassa” che i dipendenti statali dovrebbero pagare per ottenere gli importi a cui hanno diritto. Parliamo della ritenuta dello 0,5% per le spese di amministrazione che dovrà essere applicata sui prestiti. Ricordiamo che a questi sarà applicato anche un tasso di interesse dell’1%.
Il probabile click day dell’anticipo del TFR o TFS sarà a svantaggio soprattutto dei dipendenti statali che per ottenere la liquidazione devono aspettare anche 5 anni. Cosa che, invece, non succede per dipendenti del settore privato.
Questo perché, l’INPS potrebbe anche aumentare i tassi di interesse applicati, qualora la situazione economica dovesse peggiorare. Ed è per questo motivo che i dipendenti statali potrebbero ricevere una liquidazione con un importo minore anche a causa dell’inflazione.
Ricordiamo anche che i tempi di pagamento della liquidazione dei lavoratori statali, come dicevamo in precedenza, ha tempi molto più lunghi che dipendono anche dalla causa di cessazione del rapporto di lavoro. Ad esempio, coloro che vanno in pensione a 67 anni devono aspettare anche 2 anni per poter ricevere la prima parte dell’importo del TFR/TFS.
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