La Legge di Bilancio 2023 ha confermato alcuni metodi per andare in pensione e ne ha introdotto di nuovi. Scopriamo quali sono.
L’obiettivo primario del Governo è la Riforma delle pensioni ed evitare il ritorno alla Legge Fornero.
Dal 1°gennaio, per un anno, si potrà andare in pensione con Quota 103, che si aggiungerà all’Ape Sociale e a Opzione Donna. Invariati, invece, gli strumenti di uscita ordinari. Analizziamo tutti i metodi per andare in pensione, attualmente in vigore.
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Una nostra Lettrice ha inviato in Redazione il seguente quesito:
“Buongiorno, sono una lavoratrice di 58 anni (compiuti a novembre) e con 40 anni di contributi. In prospettiva di un eventuale licenziamento, posso presentare richiesta di pensione? Grazie mille.”
Per sciogliere il dubbio della gentile Lettrice, illustriamo tutti gli strumenti pensionistici (vecchi e nuovi) in vigore per il 2023.
Il primo metodo per smettere di lavorare è, sicuramente, la pensione di vecchiaia. Per quest’anno, i presupposti di accesso sono rimasti invariati; è necessaria, infatti, un’anzianità anagrafica di 67 anni ed una contributiva di 20 anni. Alla pensione di vecchiaia, inoltre, non si applicano finestre di slittamento; l’assegno, dunque, è erogato dal primo giorno del mese seguente il raggiungimento dei presupposti.
Nessuna novità anche per la pensione anticipata ordinaria, fruibile con 42 anni e 10 mesi di contributi (2227 settimane), per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi di contributi (2175 settimane), per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica. In tal caso, però, la prima rata dell’assegno pensionistico sarà disponibile dopo 3 mesi dalla maturazione dei requisiti (sia per i lavoratori pubblici sia per i lavoratori privati).
La nostra Lettrice, purtroppo, non possiede le condizioni per accedere a nessuna delle due misure appena descritte. Dovrà, dunque, accertarsi di poter utilizzare uno degli strumenti pensionistici “agevolati”, che andremo ad indicare di seguito.
Dal 1° gennaio 2023, in via sperimentale per soli 12 mesi, Quota 102 verrà sostituita dalla cd. Quota 103, destinata a chi raggiunge 62 anni d’età e 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023. Rimane invariata anche la finestra mobile di 3 mesi per i lavoratori privati e di 6 mesi per quelli pubblici.
A differenza di Quota 100 e di Quota 102, però, la nuova misura pensionistica prevede il rispetto di una soglia massima alla cifra erogabile; in particolare, essa non deve essere superiore a 5 volte il trattamento minimo, cioè circa 2.818 euro lordi al mese, fino ai 67 anni.
Resta, infine, valida la facoltà di andare in pensione con Quota 100 e Quota 102, per coloro che hanno maturato 62 anni di età e 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021, oppure 64 anni di età e 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022 .
La nuova Legge di Bilancio ha confermato la possibilità di smettere di lavorare con l’Ape Sociale, se si possiedono 63 anni di età e 30 anni di contribuzione. Nello specifico, la misura pensionistica è rivolta alle seguenti categorie:
Consulta anche: “Ape Sociale e Opzione Donna: qual è più conveniente? Attenzione ai nuovi requisiti“.
Prorogata per un ulteriore anno anche Opzione Donna. Sono intervenute, tuttavia, delle modifiche molto importanti, relative al requisito anagrafico di accesso e alla categoria delle beneficiarie. Dal 2023, infatti, potranno accedervi solo coloro che hanno raggiunto, entro il 31 dicembre 2022, 60 anni di età (sia dipendenti sia autonome) e 35 anni di versamenti.
La misura, inoltre, sarà utilizzabile solo dalle seguenti categorie di beneficiarie:
La nuova normativa ha, poi, inserito uno sconto anagrafico sulla base del numero di figli, fino ad un massimo di 2 anni. Le lavoratrici, infatti, potranno andare in pensione a 59 anni se in possesso di un figlio, mentre a 58 anni se con 2 o più figli. Per le lavoratrici appartenenti alla terza categoria, invece, il requisito anagrafico è sempre di 58 anni, indipendentemente dal numero dei figli.
Sono stati confermati i sistemi pensionistici per i lavoratori notturni e per quelli addetti alle mansioni usuranti. Ai sensi del Dlgs n. 67/2011, infatti, sono indispensabili 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi e il perfezionamento del quorum 97,6.
Potranno, infine, continuare ad andare in pensione con Quota 41 i lavoratori cd. precoci, cioè coloro che possiedono almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età e che appartengono alle categorie che possono beneficiare dell’Ape Sociale. Per tali lavoratori, è richiesta solo un’anzianità contributiva di 41 anni, a prescindere dall’età anagrafica.
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