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Pensioni

Assegno Ordinario di Invalidità: come trasformare la prestazione in pensione in modo sicuro

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L’Assegno Ordinario di Invalidità, al raggiungimento dei requisiti anagrafici stabiliti dalla Legge Fornero, si tramuta automaticamente in pensione di vecchiaia.

Tale regola, tuttavia, vale solo per i lavoratori del settore privato (sia autonomi sia dipendenti) e non anche per quelli del settore pubblico.

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Si tratta di un meccanismo molto vantaggioso, perché, dopo questa operazione, il lavoratore non è più sottoposto al pericolo di poter subire la revoca dell’Assegno di invalidità per il venir meno del presupposto sanitario, ossia la riduzione o la perdita della capacità lavorativa.

Analizziamo, quindi, la disciplina normativa e scopriamo in che modo l’Assegno Ordinario di Invalidità diventa pensione di vecchiaia.

Non perdere il seguente approfondimento: “Assegno ordinario d’invalidità e pensione anticipata: ecco a cosa fare attenzione“.

Trasformazione dell’Assegno Ordinario di Invalidità: quando è possibile?

In Redazione è giunto il seguente quesito:

Buonasera, sono un lavoratore precoce, perché ho iniziato a lavorare all’età di 16 anni e 3 mesi (maggio 1977). Ho avuto un intervento cardiaco nell’agosto del 2012, all’età di 51 anni, che mi ha fatto riconoscere l’IO nel marzo del 2013. Ad oggi, ho effettuato già i 3 rinnovi, quindi devo aspettare, previa eventuale chiamata dell’INPS per verificare che i requisiti continuino ad essere soddisfatti, il compimento dei 67 anni, per vedere trasformare la IO in pensione di vecchiaia.

Ma, avendo versato contributi per circa 36 anni, ed essendo in pensione IO da circa 10, potrei fare domanda per trasformare la IO in pensione di vecchiaia? I 10 anni di IO si possono considerare come contributi figurativi e, quindi, far valere il requisito dei 42 anni e 7 mesi di contributi? Grazie anticipatamente.”

Confermiamo al nostro gentile Lettore che la trasformazione dell’Assegno Ordinario di Invalidità in pensione di vecchiaia è automatica e, dunque, non bisogna inviare alcuna domanda. Nel momento in cui il beneficiario compirà l’età pensionabile (che, attualmente, ai sensi della Legge Fornero, è di 67 anni), l’INPS dovrà accertare la sussistenza anche del presupposto contributivo (dei 20 anni); nell’ipotesi di esito positivo, l’Istituto precederà alla tramutazione dell’Assegno in pensione.

I vantaggi connessi alla trasformazione sono, essenzialmente, due:

  1. il pensionato avrà la facoltà di cumulare, senza alcun limite, la prestazione pensionistica con eventuali redditi da lavoro (dipendente o autonomo);
  2. nell’ipotesi di decesso del pensionato, agli eredi spetta la pensione di reversibilità. L’Assegno Ordinario di Invalidità , al contrario, non è erogabile agli eredi.

Per tutte le informazioni aggiuntive, consulta il seguente articolo: “Assegno ordinario di invalidità 2023: requisiti necessari per non perdere l’agevolazione“.

Le regole per i contributi figurativi

Ricordiamo al nostro Lettore che la trasformazione può avere luogo solo per conseguire le prestazioni di vecchiaia ma non è utilizzabile per la pensione anticipata. Se, quindi, il lavoratore dovesse maturare i 42 anni e 10 mesi di contribuzione, non potrà ricorrere a tale meccanismo per conseguire la pensione anticipata.

I periodi per i quali è stato percepito un contributo economico legato all’invalidità, consentono di ottenere il riconoscimento della contribuzione figurativa solo in alcune tassative ipotesi.

In relazione all’Assegno Ordinario di Invalidità, l’articolo 1, comma 6, della Legge 224/1984 stabilisce che sono utili i periodi per i quali è stata erogata la prestazione senza lo svolgimento di alcuna attività lavorativa. Ai fini dell’Assegno, sono richiesti 5 anni di assicurazione e di contribuzione, dei quali almeno 3 nel quinquennio precedente la domanda. Questo beneficio, però, si applica solo ai lavoratori dipendenti (iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria) e non ai lavoratori autonomi.

Bisogna precisare, inoltre, che i periodi durante i quali è stato percepito l’Assegno Ordinario di Invalidità sono utili solo per il raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia; al contrario, non servono per il calcolo dell’ammontare della pensione stessa.

Per esempio, Tizio è titolare di Assegno di invalidità e possiede 17 anni di contributi. Può, però, usare i 3 anni per i quali ha goduto dell’Assegno. Tale periodo, infatti, permette di raggiungere il requisito contributivo minimo di 20 anni, per la pensione di vecchiaia, al compimento dei 67 anni (attuale età pensionabile).

Questi 3 anni di contribuzione figurativa, infatti, non prevedono alcuna agevolazione sulla cifra della prestazione; quest’ultima, infatti, verrà determinata sempre su 17 anni di contributi. Come già accennato, questo discorso vale solo per la pensione di vecchiaia; non c’è, dunque, il riconoscimento dei contributi figurativi ai fini della pensione anticipata.

Ipotesi eccezionali

La normativa, infine, prevede un vantaggio ulteriore per i lavoratori dipendenti invalidi. Nello specifico, i lavoratori sordomuti, gli invalidi civili almeno al 74%, gli invalidi di guerra, i civili di guerra e gli invalidi per causa di servizio nel rapporto di pubblico impiego con le Amministrazioni statali o gli Enti locali, con un’invalidità ricompresa nelle prime quattro categorie della Tabella A allegata al DPR 915/1978, possono chiedere, per ciascun anno di lavoro concretamente svolto, il riconoscimento di 2 mesi di contribuzione figurativa.

Tale agevolazione spetta fino al tetto massimo di 5 anni di contribuzione figurativa ed è utile sia alla maturazione del diritto alla pensione sia alla quantificazione del suo importo.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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