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Pensione Opzione Donna e Ape Sociale, si potranno richiedere anche nel 2024? La verità sul blocco

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Opzione Donna e l’Ape Sociale sono misure confermate nel 2023 in attesa che arrivi la tanto desiderata Riforma delle Pensioni.

La Legge di Bilancio 2023 ha rinnovato vecchie misure e inserito trattamenti sperimentali. Il tempo a disposizione del nuovo Governo non ha concesso altro.

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Lo scorso anno si è tanto parlato della Riforma delle Pensioni per introdurre nel sistema pensionistico italiano delle formule strutturali dalla parte dei lavoratori. Il cambio del Governo e la guerra in Ucraina hanno dirottato l’attenzione su altre più importanti problematiche facendo slittare la Riforma al 2024. Con la Legge di Bilancio 2023 l’esecutivo ha confermato l’APE Sociale e Opzione Donna rivoluzionando quest’ultima e ha introdotto Quota 103 per consentire a chi raggiunge i 62 anni di età di lasciare il lavoro a condizione che abbia maturato 41 anni di contributi. Sono attive, poi, la pensione di vecchiaia, la pensione per precoci e la pensione anticipata ordinaria nonché Quota 41.

Tanti scivoli differenti ma manca quella formula che garantisca la flessibilità in uscita richiesta dai lavoratori. Una formula che non comporti grandi riduzioni dell’assegno pensionistico. In attesa di capire cosa accadrà nel 2023 approfondiamo la situazione attuale soffermandoci su Opzione Donna e l’APE Sociale.

Legge di Bilancio 2023 e pensioni

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto Quota 103 solo per l’anno in corso e ha prorogato l’APE Sociale senza stravolgimenti. Possono andare in pensione, dunque, i 62enni con 41 anni di contributi con il primo scivolo e i lavoratori che compiono 63 anni e hanno accumulato 30 o 36 anni di contributo con la seconda formula. Condizione necessaria per l’accesso all’APE Sociale l’appartenenza ad una di quattro categorie ossia caregiver da almeno sei mesi, addetti alle mansioni gravose, invalidi al 74% e disoccupati senza indennità NASPI.

La manovra fiscale si è soffermata, poi, sulla nuova rivalutazione delle pensioni con percentuali più alte – 8,8% invece del 7,3% – per i trattamenti inferiori a quattro volte il minimo. Le percentuali per le pensioni di importo più elevato, invece, sono state ridotte modificando le fasce delle aliquote. Inoltre, le pensioni minime sono stata alzate fino a 600 euro solamente per gli over 75.

E Opzione Donna?

La manovra fiscale ha confermato anche Opzione Donna ma introducendo importanti cambiamenti. Lo scivolo può essere richiesto unicamente dalle lavoratrici disoccupate o assunte presso aziende che hanno dichiarato lo stato di crisi, con disabilità pari o superiore al 74% e caregiver da almeno sei mesi.

Inoltre è cambiato anche il requisito anagrafico. Non più 58 anni di età per le dipendenti e 59 per le autonome bensì 60 anni per tutte con la possibilità di scendere a 59 anni se si è madri di un figlio e a 58 anni se si hanno due o più figli. Rimane inalterato, invece, il requisito contributivo di 35 anni di contribuzione maturata.

Una platea di destinatarie, dunque, molto ridotta che ha generato scalpore per la presunta discriminazioni tra le lavoratrici madri e le donne che non hanno avuto figli. Il tavolo di lavoro per discutere proprio di Opzione Donna fissato il giorno 8 febbraio 2023 è stato rimandato al giorno 13 febbraio. Saranno presenti i sindacati ma non le organizzazioni dei datori di lavoro e l’incontro servirà sia per capire quale direzione dovrà prendere lo scivolo pensionistico dedicato alle lavoratrici sia per approfondire la questione dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Al momento nella maggioranza l’accordo è lontano e si ipotizzano cambiamenti di Opzione Donna anche in corso nel 2023.

Cristallizzazione del diritto, in pensione nel 2024 con Opzione Donna

Una lettrice ci ha chiesto “Avendo maturato i requisiti di Opzione Donna con la vecchia normativa per quanti anni sono cristallizzati i requisiti? Posso andare in pensione nel 2024?“. La cristallizzazione del diritto prevede che una volta maturati i requisiti di accesso ad una formula di pensionamento questi si “congelino” per poter lasciare il lavoro successivamente. Anche in caso di modifiche alla normativa – proprio come nel caso di Opzione Donna – il diritto potrà essere esercitato in un secondo momento.

Di conseguenza, sebbene Opzione Donna preveda che le lavoratrici conseguano il diritto alla decorrenza del trattamento trascorsi 12 mesi se dipendenti e 18 mesi se autonome dalla data di maturazione dei requisiti, grazie alla cristallizzazione del diritto l’accesso alla misura sarà possibile anche dopo la prima decorrenza utile. La lettrice, dunque, potrà andare in pensione avendo maturato i requisiti previsti dalla vecchia normativa prima della modifica. Ricordiamo che dovrà accettare il taglio sull’assegno dato che il sistema di calcolo utilizzato sarà quello contributivo.

In pensione nel 2024 con l’APE Sociale?

In redazione è giunto un quesito. “Ho 62 anni, sono disoccupata e ho terminato di ricevere la Naspi. Desidero sapere se nel 2024 potrà fare domanda di APE Sociale (naturalmente se verrà prorogata) anche se ho maturato i requisiti per Opzione Donna“. La lettrice deve subito sapere che un’eventuale proroga sarà l’unico modo per andare in pensione con l’APE Sociale dato che questa formula non rientra tra le misure che si cristallizzano. Non si tratta, infatti, di un vero pensionamento ma di una via di fuga dal mondo del lavoro mentre si attende di maturare i requisiti per richiedere la pensione di vecchiaia.

Rientrando nelle nuove regole di Opzione Donna questa misura sarà certamente richiedibile nel 2024 maturando i requisiti nell’anno in corso – come spiegato nel precedente paragrafo – mentre l’APE Sociale sarà richiedibile solo se ci sarà una proroga o diventerà strutturale. Nel frattempo si può cercare di capire quale sia più conveniente.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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