Il Governo Meloni ha confermato, fino al 31 dicembre 2023, uno dei più importanti strumenti di flessibilità in uscita degli ultimi anni: Opzione Donna.
Tramite il Messaggio n. 467/2023,l’INPS ha comunicato che è possibile presentare richiesta per Opzione Donna, con i nuovi requisiti introdotti dalla Legge di Bilancio 2023.
Sono stati modificati, tuttavia, i presupposti per usufruire della misura, come l’età anagrafica e le categorie di beneficiarie. Chi può, dunque, presentare domanda di pensione anticipata?
Vediamo cosa cambia per le lavoratrici intenzionate a smettere di lavorare e, soprattutto, in che modo tale strumento è compatibile con altre prestazioni, come l’indennità di disoccupazione NASpI.
Consulta anche il seguente approfondimento: “Opzione donna: in arrivo la procedura per richiedere la pensione anticipata da subito“.
Una nostra gentile Lettrice ci scrive:
“Salve, volevo dei chiarimenti sulla nuova Opzione Donna 2023, per la quale sono necessari 35 anni di contribuzione e almeno 60 anni di età (ridotti a 59 se si ha 1 figlio oppure a 58 se si hanno 2 o più figli). Inoltre, è necessario appartenere a determinate categorie. Volevo sapere in che modo viene considerata una lavoratrice (con 1 figlio) che è stata licenziata nel 2014, che fatto tutta la mobilità ed ora percepisce la Naspi. Se lavora con contratto di lavoro subordinato tramite agenzia interinale (con contratti a tempo determinato a volte anche di un solo giorno), può andare in pensione a 58 anni? Grazie mille.”
Chiariamo alla nostra Lettrice che , se si intende fruire di Opzione Donna, si può continuare a percepire la NASpI fino alla prima decorrenza utile dopo l’invio della domanda di pensione. Questo vuol dire che, se vengono maturati tutti i presupposti ma non viene inoltrata istanza di pensione, non c’è la revoca della NASpI.
È opportuno, poi, ricordare che, ai fini del raggiungimento dei 35 anni di contribuzione, non si considerano la disoccupazione NASpI, Aspi o miniAspi, i contributi per malattia e i periodi per assistenza al figlio nei primi 6 anni.
L’ultima Manovra finanziaria ha confermato la possibilità di cessare la carriera lavorativa tramite Opzione Donna. Ne ha, però, subordinato l’accesso al possesso di condizioni molto più limitanti e, dunque, non tutte potranno beneficiarne.
Tale meccanismo stava diventando intollerabile per le finanze pubbliche, perché erano tantissime le lavoratrici che stavano maturando i requisiti previsti. In base ai dati INPS, infatti, solo nel 2022 sono state liquidate ben 23.812 pensioni, corrispondente al 15,4% in più rispetto all’anno precedente. Per il 2023, invece, con i correttivi appena introdotti, si prevedono solo 3 mila uscite.
Fino al 31 dicembre 2023, potranno andare in pensione grazie ad Opzione Donna coloro che possiedono i nuovi presupposti:
Come abbiamo già accennato, non basta il possesso dei presupposti anagrafici e contributivi per poter beneficiare di Opzione Donna. Da quest’anno, infatti, le lavoratici che intendono usufruirne devono necessariamente trovarsi in una delle seguenti condizioni:
Sul tema, non perdere il seguente articolo: “Opzione Donna: grande preoccupazione per le ultime modifiche, la pensione è a rischio?”
L’Istituto previdenziale ha comunicato che è attivo il sistema di gestione delle domande di pensionamento, per permettere l’inoltro di tutte le richieste di Opzione Donna.
Le istanze devono essere inviate esclusivamente dall’interessata oppure tramite un Patronato intermediario. Nella domanda, ovviamente, va specificato a quale delle 3 categorie di beneficiarie si appartiene (cioè, disoccupate, invalide o caregivers).
Si può procedere alla presentazione della richiesta in uno dei seguenti modi:
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