La Banca centrale europea (BCE) si prepara a ridurre l’acquisto dei BTP e di altri titoli si Stato. Ecco cosa comporterà.
La situazione economica dell’Italia, anche se non preoccupa ancora, è da tenere sotto controllo.
Il debito pubblico è diventato l’argomento principale di ogni intervista fatta alla premier Giorgia Meloni. Soprattutto in vista della chiusura dell’acquisto di BTP da parte della BCE.
Infatti nell’ultima riunione del Consiglio della Banca centrale europea svoltasi il 2 febbraio 2023 c’è stata la conferenza riguardante il Quantitative Tightening (QT). Si tratta di una riduzione dell’acquisto di BTP da parte della Banca centrale europea. Riduzione che, come riportano vari comunicati, «avrà un ritmo pari in media a 15 miliardi di euro al mese dall’inizio di marzo a fine giugno 2023».
In realtà, i falchi del Nord, ovvero i presidenti della varie banche centrali europee, vorrebbero che il ritmo di smobilizzo dei titoli sia più veloce. Nello specifico lo sperano Klass Knot, presidente della Banca centrale olandese, e Joachin Nagel, presidente della Banca centrale tedesca.
Per gli esperti ING, la politica di reinvestimento da parte della BCE dei titoli di Stato in area euro potrebbe essere la causa dello Spread così particolarmente basso.
Vista la situazione europea, secondo Giulia Branz dell’agenzia Scope Ratings, la politica della BCE sullo smobilizzo dei BTP potrebbe essere disastrosa per l’Italia. Questo perché per affrontare la riduzione dei BTP, il Dipartimento del Tesoro dovrebbe emettere circa 90 miliardi di euro nel 2023 e di 70/80 miliardi di euro fino al 2027. Quindi, di conseguenza, in base ai calcoli effettuati dall’agenzia di rating, «gli investitori privati dovranno aumentare i titoli di Stato italiani detenuti di circa 90-120 miliardi di euro all’anno».
Però, la situazione è anche complicata dalla volatilità del mercato che potrebbe peggiorare l’economia e le finanze dell’Italia portando a una sfiducia da parte degli investitori privati, soprattutto stranieri. Infatti, questi hanno ridotto i loro investimenti nei titoli BTP passando dal 33% del totale nel 2021 al 28% nel 2022.
Ciò significa che potrebbero essere gli investitori istituzionali e i retail italiani a compensare l’assenza di quelli stranieri. Il governo punta soprattutto sugli investitori privati che possiedono asset finanziari che ammontano a 4,8 trilioni di euro, di cui 1,6 trilioni solo di cash e depositi. In pratica, un ottimo investimento finanziario per il governo. In cambio, però, dovrebbe offrire rendimenti più alti.
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