Scopriamo quali sono i passaggi da seguire per trasformare l’assegno ordinario in pensione di vecchiaia una volta maturati i requisiti.
I lavoratori del settore privato dipendenti o autonomi hanno diritto al passaggio dall’assegno ordinario alla pensione di vecchiaia secondo le condizioni dettate dalla Legge Fornero.
Un lettore ha posto un quesito. “Sono attualmente un lavoratore con invalidità al 100% e riconoscimento della Legge 104/92. Percepisco la pensione IO. Volevo sapere se essendo in possesso della 104 con 23 anni di contributi ed età anagrafica di 73 anni posso andare in pensione e se al calcolo dei miei contributi si aggiunge la trasformazione della pensione ordinaria di invalidità in modo tale da rendere l’assegno pensionistico accettabile. Ho iniziato a lavorare nel secondo semestre del 2000 ed ancora lavoro“. Nella richiesta non viene specificato il settore occupazionale del lavoratore. Se dipendente privato potrà contare sulla trasformazione dell’assegno ordinario in pensione di vecchiaia, se pubblico no. La prestazione economica destinata a chi ha capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo per infermità fisica o mentale, infatti, può diventare pensione di vecchiaia solo per i dipendenti privati e autonomi. Partendo da questo presupposto entriamo nel merito della trasformazione.
La normativa stabilisce che i titolari di assegno ordinario potranno contare sulla trasformazione automatica della prestazione in pensione di vecchiaia al raggiungimento dei requisiti di accesso previsti dalla Legge Fornero. Parliamo di 67 anni di età e 20 anni minimi di contribuzione. Il passaggio, dunque, avviene senza necessità di presentare domanda. Sarà compito dell’istituto previdenziale a verificare il soddisfacimento del requisito contributivo nel momento in cui il lavoratore raggiungere l’età pensionabile. Se l’esito sarà positivo allora scatterà la trasformazione.
Il lavoratore con 73 anni di età e 23 di contributi ha tutto il diritto di ottenere la pensione di vecchiaia, dunque, potendo così contare su due importanti vantaggi che l’assegno di invalidità non offre. Il pensionato potrà cumulare senza limiti la pensione con altri redditi da lavoro dipendente o autonomo. In caso di decesso, poi, ai familiari spetterebbe la pensione di reversibilità.
In relazione ai contributi occorre sapere che i periodi di godimento dell’assegno durante i quali non si è prestata attività lavorativa verranno considerati utili ai fini del perfezionamento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia ma non verranno conteggiati per il calcolo dell’assegno pensionistico. Un esempio per chiarire la questione. Poniamo il caso di un lavoratore che ha ricevuto per 15 anni l’assegno di invalidità e corrisposto contributi e per dieci lo ha ottenuto senza svolgere attività lavorativa. L’INPS conteggerà 25 anni per la maturazione delle condizioni di accesso alla pensione di vecchiaia ma al fine del calcolo dell’assegno conterà unicamente i 15 anni di contribuzione effettiva. Tale direttiva vale per i dipendenti e non per gli autonomi.
Al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento con Legge Fornero, dunque, ci sarà un ricalcolo della pensione in base al sistema di calcolo di appartenenza. Il nostro lettore che ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 rientra nel sistema contributivo, purtroppo meno vantaggioso rispetto al sistema retributivo o misto.
Da sottolineare come la trasformazione da assegno ordinario di invalidità a pensione di vecchiaia sia l’unica possibilità auspicabile. Secondo la normativa, infatti, non è possibile accedere a forme di pensionamento anticipato. Aggiungiamo, poi, una particolare agevolazione per gli invalidi sopra il 74% con disabilità compresa in una delle prime quattro categorie della Tabella A allegata al DPR 915/1978. I lavoratori possono richiedere per ogni anno di lavoro effettivamente svolto il riconoscimento di due mesi di contribuzione figurativa per un massimo di 5 anni. In questo caso i contributi aggiuntivi sono validi sia per la maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia sia per il conteggio dell’assegno pensionistico.
Per quanto riguarda l’importo della pensione di vecchiaia occorre specificare che da normativa non sarà possibile che questo sia inferiore rispetto quello dell’assegno di invalidità ricevuto fino all’età del pensionamento.
In redazione è giunto un ulteriore quesito ricollegabile all’argomento in questione. “L’assegno di invalidità al compimento dei 67 anni si trasforma in pensione di vecchiaia, può essere poi revocato o se acquisito non viene tolto?“. Il lettore deve sapere che una volta che la trasformazione è stata messa in atto il lavoratore non sarà più a rischio revoca dell’assegno per il venire meno dei requisiti sanitari connessi alla prestazione. Un vantaggio di cui tener conto nel passaggio da una prestazione all’altra.
Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.
Fare la spesa sarà più conveniente con il trucchetto che vi sveliamo, utile per accedere…
Anche i disoccupati che svolgono lavori occasionali hanno diritto all'indennità NASpI, ma devono rispettare precisi…
Ci sono tantissimi benefici per le persone più anziane, che spesso necessitano di maggiori tutele.…
Per non ricevere penalizzazioni sull'assegno pensionistico è fondamentale scegliere accuratamente la tipologia di trattamento. Nel…
Chi affitta in nero un immobile rischia sanzioni molto severe in caso di controlli fiscali.…
L'Agenzia delle Entrate ha avviato una nuova campagna di controlli grazie a un nuovo algoritmo.…