L’APE Sociale è una forma di pensionamento particolare che deve essere approfondita per spiegarne il funzionamento.
Un’indennità che accompagna fino alla pensione di vecchiaia, ecco cos’è l’APE Sociale. Scopriamo quando occorre dare preavviso di pensionamento all’ente.
Il sistema pensionistico italiano è in attesa di una Riforma delle pensioni dal 2022. L’anno in corso dovrebbe portare quei cambiamenti sperati dai lavoratori dato che il Governo Meloni ha parecchi mesi per lavorare su soluzioni flessibili ed economicamente non devastanti per i cittadini. Al momento l’unico modo per non avere un taglio dell’assegno consistente o meno è attendere la maturazione dei requisiti della pensione di vecchiaia ossia 67 anni di età e venti anni di contributi. Le altre forme presentano, infatti, degli svantaggi di natura prettamente economica. Alcuni scivoli, poi, sono riservati a poche categorie di lavoratori.
Un esempio è la pensione per precoci riservata a chi ha maturato almeno dodici mesi di contributi prima dei 19 anni e appartiene ad una della categorie dell’APE Sociale. C’è poi Opzione Donna che nel 2023 si limita a consentire l’uscita dal mondo del lavoro alle lavoratrici sessantenni (oppure di 58 anni se con due figli o più oppure 59 anni se con un figlio) disoccupate, caregiver o invalide al 74%.
Oggi ci soffermeremo sulla citata APE Sociale. Non si tratta di una vera e propria pensione ma di un’occasione per alcuni cittadini di smettere di lavorare ottenendo una rendita mensile fino a quando si avranno i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia.
Per poter accedere all’APE Sociale occorrerà essere caregiver da almeno sei mesi, disoccupati senza indennità di disoccupazione (NASPI, DIS-COLL, disoccupazione agricola), invalidi con grado di disabilità superiore al 74% oppure addetti alle mansioni gravose da almeno sei anni negli ultimi sette.
Condizione necessaria è il raggiungimento dei 63 anni di età. Con riferimento ai requisiti contributivi, invece, le prime tre categorie citate dovranno aver maturato 30 anni di contribuzione mentre i lavoratori che si occupano di mansioni gravose dovranno attendere i 36 anni di contributi. Vige uno sconto contributivo per le lavoratrici pari ad un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due anni.
Da sapere, poi, che l’assegno dell’APE Sociale non potrà superare i 1.500 euro e che non spetta la tredicesima. Solamente con il passaggio alla pensione di vecchiaia una volta maturati i requisiti si potrà procedere con il ricalcolo dell’assegno e ricevere quanto spettante più la mensilità aggiuntiva. Ricordiamo che il passaggio non sarà automatico ma l’interessato dovrà inoltrare richiesta di pensionamento prima di compiere i 67 anni.
L’APE Sociale è stata prorogata nel 2023 ma non è possibile sapere se nel 2024 ci sarà ancora. Sarà bene approfittarne nell’anno in corso dato che la formula non rientra tra le misure che cristallizzano il diritto (non è – come detto – un vero pensionamento).
Il lavoratore che intende avvalersi dell’APE Sociale dovrà prima di tutto inoltrare richiesta di riconoscimento dei requisiti. Presentando tale domanda entro marzo si rientrerà nei termini della richiesta tempestiva. Significa che l’INPS darà risposta entro il 30 giugno. Riferirà o meno l’accordo del diritto con l’eventuale certificazione che permetterà, poi, di decidere quando presentare la domanda definitiva. Il documento conterrà, infatti, le informazioni sulla prima decorrenza utile nonché l’importo della prestazione che si otterrà mensilmente.
Solamente dopo aver ricevuto la certificazione si potrà inviare la vera domanda di APE Sociale. In generale, avendo già perfezionato i requisiti, la prestazione decorrerà dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della seconda domanda. Ricordiamo che entro la data prevista occorrerà cessare il rapporto lavorativo. Questa è una condizione necessaria per poter ricorrere alla pensione anticipata.
Le tempistiche delle dimissioni sono differenti tra dipendenti pubblici e privati. I primi dovranno rispettare i sei mesi di preavviso mentre per i secondi dipenderà dall’anzianità di servizio e dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro di riferimento. Attenzione, poi, al pericolo di dover dare le dimissioni prima che l’INPS comunichi l’esito del riconoscimento del diritto all’APE Sociale. Si incorrerebbe nel rischio di essersi licenziati senza veder poi concessa la prestazione.
Una puntualizzazione, poi, anche per i caregiver. Secondo la Legge in caso di decesso del familiare assistito prima della decorrenza della misura si perderebbe il diritto all’APE Sociale. Occorre sperare, dunque, che dopo la presentazione della seconda domanda l’assistito non muoia prima dell’arrivo del primo rateo pensionistico. Se così non fosse si rimarrebbe senza lavoro e senza indennità. Per ovviare alla problematica sarebbe necessario fare richiesta di rinuncia alle dimissioni con riammissione in servizio del dipendente pubblico ma l’amministrazione ha margini di discrezionalità nella decisione finale. Stesso discorso per i lavoratori privati.
Di conseguenza è consigliabile trovare preventivamente un accordo con il datore di lavoro per mettersi al riparo dal rischio che l’APE Sociale non vada in porta rimanendo senza un’occupazione.
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