L’inflazione dell’Eurozona è solida e persistente, a dimostrarlo i dati di Germania e Italia. Si allarga lo spread sui Titoli di Stato.
A giustificare in qualche modo la politica monetaria aggressiva del rialzo dei tassi della BCE, i dati relativi all’inflazione nel mese di gennaio. I dati sono indice che la lotta contro le pressioni inflazionistiche è tutt’altro che vinta.
L’Istat ha diffuso i dati relativi all’indice dei prezzi al consumo che mostrano un rallentamento al +10% su base annuale rispetto al +11,6% anno su anno di dicembre. Un calo insufficiente per rallentare la stretta monetaria. La BCE e gli investitori seguono con preoccupazione l’inflazione di fondo.
Questa che esclude i beni energetici e gli alimentari freschi, è salita al +6% rispetto al dato del 5,8% del mese precedente. Questo significa un impatto importante sull’economia reale anche a esclusione dei beni più volatili e sensibili al costo dell’energia.
I Btp finiscono sotto pressione, mentre torna il nervosismo sulle obbligazioni. Dalla situazione a rimetterci maggiormente i Paesi più indebitati come l’Italia. Nella giornata del 22 febbraio l o spread con la Germania è tornato ad allargarsi, riportandosi vicino alla soglia dei 200 punti.
Diventa così più costoso finanziare il debito pubblico tramite i Titoli di Stato. I prezzi continuano a calare e aumentano gli interessi pagati agli investitori pubblici e privati.
Ne danno testimonianza le aste di questi giorni. Il Tesoro ha emesso Btp short term con scadenza tra due anni, nel 2025, e un rendimento che per questo rimane particolarmente sensibile a tutte le circostanze economiche del presente. Il BTP a breve termine ha oggi un rendimento in rialzo arrivato al 3,67%, il record dalla nascita di questo titolo.
Sull’onda di vendite generalizzate va peggio per lo Stato e meglio per alcuni investitori l’andamento sui titoli di Stato decennali. Il rendimento di questi ultimi ha superato il 4,5%, un livello che non si vedeva dall’inizio dell’anno.
La presentazione delle domande in asta entro le ore 11,00 del 24 febbraio 2023 sarà possibile per i titoli che hanno le seguenti caratteristiche tecniche:
Il BTP a 5 anni in corso di emissione è la quarta tranche con Codice ISIN IT0005521981 e scadenza al 1° aprile 2028. Il titolo offerto per un importo compreso tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro offre una cedola annuale al 3,4% che verrà pagata il 1° aprile 2023.
Il BTP decennale anch’esso in corso di emissione è invece la settima tranche con Codice ISIN IT0005518128 e scadenza il 1 maggio 2033. Il titolo offerto per un importo compreso tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro offre una cedola annuale al 4,4% che verrà pagata il 1° maggio 2023.
Il terzo e ultimo Titolo fa invece parte dei Titoli di Stato indicizzati all’inflazione europea. Si tratta del CCTeu 5 Anni. La prima tranche con scadenza il 15 ottobre 2028 ha un codice ISIN ancora da attribuire. È chiaro invece il suo rendimento per un tasso cedolare semestrale del 1,422% pari a complessivi 2,812% annuali. Il titolo offerto per un importo compreso tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro pagherà la prossima cedola il 15 aprile 2023.
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