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Pensioni

Preoccupazioni per la pensione, c’è il rischio che l’assegno non arrivi in tempo

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Qual è la formula di pensione richiedibile di lavoratori agricoli? Il sistema pensionistico italiano non ripone molta attenzione a questa categoria.

I bracciati non solo devono accontentarsi di uno degli assegni più bassi in Italia ma possono incontrare difficoltà anche in relazione allo scivolo da richiedere per lasciare il lavoro.

InformazioneOggi.it

Quando esaminiamo le pensioni previste dal sistema italiano notiamo diversi scivoli dedicati a specifiche categorie. Spesso si sente parlare di caregiver e invalidi, di disoccupati, di mansioni gravose ma raramente c’è qualche accenno ai lavoratori agricoli. Sappiamo solamente che i loro assegni pensionistici sono tra i più bassi nella nostra nazione. La Confederazione Italiana Agricoltori ha più volte sottolineato come l’89,4% dei braccianti non arriva a 600 euro al mese. Di conseguenza l’età del pensionamento in alcuni casi si allunga per cercare di guadagnare il più possibile ma si riduce, così, il ricambio generazione. Ma quando è realmente concesso andare in pensione da lavoratore agricolo? Quanti contributi servono e quali sono le opzioni per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro?

Un nostro lettore chiede “Ho 64 anni e 37 di contributi e ad oggi mi dicono che non ho ancora i requisiti di accesso ad alcuna pensione, neanche anticipata. Da cinque anni coltivo la campagna (non di proprietà) e pago i contributi INPS come commerciante (ho chiuso la Partita IVA come agente di commercio nel 2017). Mi dicono che non potrei aderire al requisito di disoccupato anche se smettessi di lavorare come coltivatore di vite e quindi non dovrei nemmeno avere diritto all’APE Sociale. Volevo capire se è tutto corretto“.

Lavoratori agricoli e pensione, cosa sapere

La pensione agricola si raggiunge a 67 anni di età con venti di contribuzione maturata. Il requisito contributivo è dunque rispettato dal nostro lettore mentre quello anagrafico no. Eccezioni sono concesse unicamente agli invalidi con percentuale di inabilità superiore all’80% e ai non vedenti. I primi possono lasciare il lavoro a 55 anni se donne e 60 anni se uomini. I secondi dovranno essere in condizione di cecità assoluta o con residuo visivo inferiore a un decimo in entrambi gli occhi per andare in pensione a 50 anni se donne e 55 anni se uomini. Serviranno, poi, dieci anni di contribuzione. 

Una contribuzione di 15 anni, poi, è sufficiente per chi ha maturato i contributi entro il 31 dicembre 1992 e per coloro che sono stati ammessi alla prosecuzione volontaria dei contributi al 31 dicembre 1995 (non conto un’eventuale maturazione dei contributi prima di questa data).

Attenzione ad un dettaglio fondamentale. L’accesso alla pensione agricola presuppone che l’ammontare dell’assegno sia superiore a 1,5 volte l’assegno sociale INPS. Nel 2023 è pari al 503,27 euro, ciò significa che la pensione dovrà raggiungere 754,905 euro. Tale condizione non è richiesta andando in pensione a 71 anni anche con soli cinque anni di contribuzione.

Dettagli sulla contribuzione

La pensione di anzianità per agricoltori si raggiunge con 6.681 contributi giornalieri se uomini e 6.525 se donne. Chi ha iniziato a lavorare nel settore agricolo dal 1° gennaio 1996 vedrà la contribuzione interamente assoggettata al sistema di calcolo contributivo puro, più svantaggioso rispetto al misto e al retributivo. A questi è concessa l’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni di età a condizione che abbiano maturato almeno 20 anni di contributi effettivi (non figurativi). L’importo della pensione dovrà essere, inoltre, superiore a 2,8 volte l’assegno sociale (minimo 1.409,156 euro). Le informazioni fornite dal lettore non ci consentono di poter dire se rientra o meno tra gli interessati a questo scivolo.

Il prelievo contributivo dei dipendenti del settore agricolo dipende dalla retribuzione tenendo conto del minimale giornaliero annuo ossia 49,91 euro ossia il 9,5% del trattamento mensile minimo delle pensioni del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti. L’anzianità contributiva viene riconosciuta in maniera proporzionale al numero di ore effettivamente lavorate dal richiedente. Rispetto ad altre pensioni INPS, però, per le pensioni dei lavoratori agricoli il computo dei contributi giornalieri si valuta diversamente. Un anno di contributi equivale a 270 giornate annue di contribuzione effettiva, volontaria o figurativa oppure 156 in caso di pensione anticipata (non contando le giornate di malattia o disoccupazione).

In caso di contributi figurativi espressi in settimane occorre contare sei giornate per ogni settimana. I lavoratori agricoli che hanno all’attivo più di 270 giornate all’anno potrà aggiungere quelle eccedenti al conteggio dell’anno seguente a condizione che siano state svolte almeno trenta giornate effettive.

Quali opzioni pensionistiche sono esercitabili dai lavoratori agricoli?

I lavoratori agricoli possono andare in pensione con Quota 102 (avendo cristallizzato il diritto) ossia con 64 anni di età e 38 di contributi maturati entro il 31 dicembre 2022. Una seconda opzione è l’attuale Quota 103 raggiungibile con 62 anni di età e 41 di contribuzione. C’è poi Opzione Donna per le lavoratrici con 60 anni di età (58 se con due figli o 59 se con un figlio) e 35 anni di contributi a condizione che siano caregiver da almeno sei mesi, invalide più del 74% o disoccupate.

Continuiamo con l’APE sociale rivolta ai disoccupati, ai caregiver, agli invalidi (più del 74%) e agli addetti a mansioni gravose che raggiungono i 63 anni di età e maturano 30 anni di contribuzione (36 per i lavoratori addetti a mansioni gravose). E qui potrebbe esserci una soluzione per il nostro lettore. Non come disoccupato bensì come operatore agricolo. Rientrando in questa categoria, infatti, figurerebbe come lavoratore che svolge una mansione pesante o gravosa. Da qui la possibilità di ricorrere all’APE sociale dato che i requisiti anagrafici e contributivi vengono soddisfatti.

Concludiamo con le ultime due opzioni disponibili per i lavoratori agricoli ossia la pensione per lavori usuranti raggiungibile con 35 anni di contribuzione e 61 anni e sette mesi di età (62 anni e 7 mesi per lavoro notturno) e la pensione anticipata precoci appartenendo ad una delle categorie ammesse all’APE Sociale e avendo maturato un anno di contribuzione prima dei 19 anni. La prima potrebbe essere utile al nostro lettore. Consigliamo di rivolgersi ad un patronato per capire come muoversi.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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