La Legge di Bilancio per l’anno 2023 ha previsto la proroga della pensione Opzione Donna che permette l’accesso alle donne lavoratrici che soddisfano determinate requisiti.
L’Opzione Donna è stata introdotta a regime sperimentale per la prima volta dalla Legge Maroni n. 243/2004 e poi rinnovato dall’art.16 D.L. n.4/2019.
L’Opzione Donna permette alle lavoratrici di conseguire l’accesso alla pensione con requisiti ristretti a differenza di quelli supposti per la pensione anticipata ordinaria. Da precisare che quest’ultima prevede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, mentre, per le donne 41 anni e 10 mesi di contribuzione.
L’Opzione Donna consente un anticipo all’accesso pensionistico con un ricalcolo basato sul sistema del tutto contributivo della pensione. Il metodo utilizzato è considerato abitualmente penalizzante, considerato che si basi sull’età pensionabile e sulle corresponsioni accreditate e poi rivalutate nella situazione previdenziale INPS, e non su redditi migliori o precedenti, così come previsto dal sistema di calcolo retributivo.
I nuovi requisiti per l’accesso all’Opzione Donna sono:
– Età contributiva pari a 35 entro il 31 dicembre 2022;
– 60 anni di età compiuti entro il 31 dicembre 2022, tale requisito ridotto a 58 anni in presenza di 2 o più figli, e a 59 anni in caso di un unico figlio;
Dalla data di maturazione del requisito e fino alla decorrenza della pensione bisogna attente la “finestra”, che è per 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, 18 mesi per le autonome.
Per le lavoratrici che fanno parte del comparto scuola e AFAM, Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale, non viene utilizzata.
Le donne che vogliono accedere all’Opzione Donna devono soddisfare uno dei seguenti requisiti:
– coniuge o un parente di primo grado convivente, affetto da disabilità grave;
– parente o affine di secondo grado convivente, nel caso in cui i genitori o il coniuge del soggetto affetto da handicap grave abbiano 70 anni di età, oppure siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
2. essere riconosciute invalide civile pari o superiore al 74%;
3. essere state licenziate oppure dipendenti di imprese che sono soggette a crisi aziendali, in questo caso si applica la riduzione massima dei 2 anni del requisito anagrafico indipendentemente dal numero dei figli.
Nel calcolo pensionistico vengono considerati tutti i contributi sia volontari, obbligatori, da riscatto e figurativi. È obbligatorio che i 35 anni di contribuzione siano considerati escludendo quelli figurativi, cioè, riferiti a malattia, infortunio e disoccupazione. La somma dei vari versamenti riconosciuti in più gestioni previdenziali (cumulo) non può essere utilizzata ai fini del raggiungimento del requisito contributivo. Non possono essere nemmeno utilizzati quelli dalla Gestione Separata.
Una nostra lettrice ci pone la seguente domanda: “Buongiorno, ho 58 anni compiuti al 30/12/2022, 36 anni di contributi, licenziata per giusta causa il 24/05/2021, attualmente in Naspi fino al 30/06/2023. Ho i requisiti per accedere al pensionamento anticipato con l’Opzione Donna? Grazie per la risposta.”
Per rispondere a tale quesito, bisogna prima sapere quanti figli si hanno al fine di riconoscere la riduzione del requisito anagrafico previsto. Seconda cosa bisogna vedere la contribuzione effettiva nei 36 anni, quindi al netto degli eventuali periodi figurativi (malattia e disoccupazioni). Bisogna precisare il licenziamento per giusta causa non è dovuto a motivazioni di crisi aziendali, che è uno dei requisiti richiesti per l’accesso all’Opzione Donna.
Per avere informazioni più precise bisogna rivolgersi a uffici di patronato che danno assistenza gratuita, oppure alla sede INPS di competenza.
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