Gli insegnanti che desiderano andare in pensione in anticipo hanno tempo fino al 28 febbraio per richiedere gli scivoli previsti per il 2023.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha riaperto i termini per il pensionamento anticipato del personale scolastico. Scopriamo quali sono le possibilità da valutare.
Il tema “pensioni” è sempre molto caldo in Italia e affrontato con una sorta di timore dai lavoratori. I cittadini sanno bene che la forma di pensionamento migliore è la pensione di vecchiaia ma attendere i 67 anni per lasciare il lavoro non è auspicabile per tanti dipendenti. Specialmente per il personale scolastico che ogni giorno deve “combattere” con la generazione Z e genitori poco collaborativi. I problemi del comparto scuola sono noti a tutti. Non riguarderanno tutti gli istituti ma gran parte dei docenti lamenta questa mancanza di rispetto da parte degli alunni che molto dipende da un’educazione povera da parte delle famiglie. Risulta comprensibile, dunque, come tanti insegnanti desiderino andare in pensione prima dei 67 anni, prima che le forze psicologiche e fisiche li abbandonino. Ma quali sono le forme di pensionamento anticipato da richiedere? Nel 2023 le strade percorribili a breve sono due – anzi tre se aggiungiamo l’APE Sociale – ossia Opzione Donna e Quota 103.
La Legge di Bilancio 2023 consente il pensionamento in anticipo con Opzione Donna, Quota 103 e l’APE Sociale e il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha riaperto i termini di inoltro delle domande fino a martedì 28 febbraio (nota del 30 gennaio 2023 numero 4814). Iniziamo approfondendo la misura rivolta alle lavoratrici. La platea delle destinatarie si è molto ridotta nel 2023.
Possono accedere alla pensione con Opzione Donna le lavoratrici del settore scolastico che entro il 31 dicembre 2023 compiranno 60 anni e matureranno 35 anni di contributi. Il requisito anagrafico scende a 59 anni per le donne che hanno avuto un figlio e a 58 anni per coloro che hanno partorito due o più figli. Condizione necessaria, però, è essere disoccupate, invalide con percentuale superiore al 74% oppure caregiver che assistono un familiare disabile grave da più di sei mesi.
Ricordiamo che l’accesso a Opzione Donna presuppone che la lavoratrice accetti il calcolo della pensione con sistema contributivo puro. Non conta, dunque, se l’insegnante ha iniziato a maturare i contributi prima del 1° gennaio 1996, la contribuzione sarà comunque calcolata con sistema contributivo. Questo è più svantaggioso rispetto al calcolo misto o retributivo e può comportare una perdita economica sull’assegno compresa tra il 10 e il 30%.
In Opzione Donna, infine, vige anche nel 2023 il meccanismo di differimento nel versamento del primo rateo pensionistico di un anno (dodici mesi) dalla maturazione dei requisiti che diventa di diciotto mesi per le autonome.
Il personale del settore scuola può richiedere entro il 28 febbraio il pensionamento anticipato con Quota 103. Questa è uno scivolo pensionistico introdotto dal Governo Meloni con la Legge di Bilancio 2023 per coprire l’anno in corso in mancanza di una nuova misura strutturale flessibile.
L’accesso a Quota 103 è concesso ai lavoratori che compiranno 62 anni entro il 31 dicembre 2023 e avranno maturato 41 anni di contributi. Possono richiedere lo scivolo anche coloro che hanno raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2022. Occorre sapere, però, che la rendita non potrà eccedere il limite di cinque volte il trattamento minimo. Significa che sarà sicuramente inferiore a 2.839,70 euro dato che il trattamento minimo nel 2023 è di circa 570 euro. La parte eccedente verrà conteggiata, poi, al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia.
Per Quota 103 vige la cristallizzazione del diritto. Significa che maturando i requisiti nei tempi previsti non sarà necessario andare immediatamente in pensione. I lavoratori del settore scuola potranno andare in pensione anche nel 2023, 2024 e così via (fino al compimento dei 66 anni) con Quota 103.
Infine, ricordiamo che la finestra mobile è di tre mesi per i dipendenti privati e di sei mesi per i dipendenti pubblici.
Rimane la possibilità di uscire dal mondo del lavoro con l’APE Sociale anche nel 2023. Questa non è una vera e propria pensione ma un trattamento che accompagna il lavoratore fino alla pensione di vecchiaia. Prevede che la rendita non superi i 1.500 euro al mese ed è riservata a quattro categorie ossia caregiver, invalidi al 74%, disoccupati e addetti alle mansioni gravose. Per sfruttare questo scivolo occorre compiere 63 anni e maturare 30 anni di contributi (36 per i lavoratori che svolgono lavori gravosi).
Qualsiasi domanda di pensionamento si voglia inviare occorrerà procedere entro il 28 febbraio. Vale anche per i dirigenti scolastici che desiderano inoltrare richiesta di dimissioni volontarie e accesso ai trattamenti pensionistici. Inviando per tempo la domanda gli effetti si avranno dall’inizio dell’anno accademico o scolastico.
Per l’inoltro è stata aggiornato il sistema di gestione delle domande per consentire l’accesso non solo ad Opzione Donne e all’Ape Sociale ma anche alla nuova formula Quota 103. Chi vuole andare in pensione in anticipo può inoltrare subito la richiesta utilizzando il servizio telematico dell’INPS tramite credenziali digitali oppure rivolgendosi ai patronati o chiamando il Contact Center (803 164 da fisso e 06 164 164 da mobile).
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