La condanna per stalking è arrivata, l’uomo che perseguitava l’ex con messaggi offensivi dovrà passare un anno e mezzo in carcere.
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza dalla parte delle vittime di stalking. Il reato è punibile con la reclusione.
Lo stalking è un serio problema della nostra società non sempre riconosciuto nella sua gravità. Spesso si sottovaluta l’insistenza degli stalker, il carattere persecutorio degli atteggiamenti messi in atto e la possibilità che il delirio sfoci in atti violenti verso la vittima. In Italia siamo pieni di episodi di condotte vessatorie o simili che si trasformano nel tempo in un accadimento irreparabile. Un messaggio offensivo non può lasciare presupporre che si arriverà ad un omicidio, partendo da questo assunto i casi di donne (ma anche uomini) la cui vita finisce a causa dello stalker continueranno ad aumentare di anno in anno. Se il problema non viene arginato in origine la situazione non migliorerà per miracolo. C’è bisogno di deterrenza per frenare le manie persecutorie di persone che non hanno imparato ad accettare un “no”?
E allora che lo Stato e la Legge facciano il proprio dovere tutelando i cittadini che ne hanno bisogno e che lanciano grida di aiuto. Forse le acque si stanno smuovendo, forse anche i giudici si stanno mettendo una mano sulla coscienza arrivando alla conclusione che non si può attendere l’irreparabile per agire. Scopriamo la sentenza che ha condannato uno stalker “solo” per l’invio di messaggi d’amore insistenti e offensivi.
Un uomo continuava a mandare messaggi via WhatsApp offensivi e non graditi ad una donna nonostante il divieto di avvicinamento. La Corte di Cassazione lo ha condannato ad un anno e sei mesi di reclusione senza condizionale. Si spera che d’ora in avanti non sia più ammesso l’inoltro di sms o chat con testi che offendo il destinatario o con avance a cui si è chiesto di porre fine.
La sentenza di riferimento è la numero 7821/23 pubblicata il 22 febbraio dell’anno in corso. Una decisione netta quella di condannare il sessantaduenne che continuava a perseguitare l’ex compagna. Le obiezioni della difesa non hanno retto al pesante capo accusatorio dell’avvocato difensore della vittima. La difesa chiedeva l’assoluzione o quantomeno la sospensione condizionale della pena.
La Corte d’Appello di Firenze ha negato la richiesta avendo escluso che l’uomo si sarebbe astenuto dal commettere altre infrazioni in seguito all’accertamento di continue condotte persecutorie ai danni della donna. Il tutto in presenza di una sottoposizione a misura cautelare già attiva. Non solo, l’uomo ha coinvolto anche il datore di lavoro della vittima recandole un maggiore pregiudizio.
La Corte d’Appello dopo aver valutato la vicenda e le prove a carico dell’imputato ha ritenuto di dover concordare con il Giudice territoriale e confermare la pena stabilita dal Tribunale. Nessun elemento risulta criticabile e, di conseguenza, la condanna dovrà essere scontata seppure in misura minima rispetto alle possibilità previste dalla normativa. Ricordiamo che la condanna per stalking prevede la reclusione da uno a sei anni e sei mesi.
La Cassazione, però, ha tenuto a precisare la gravità dell’agire del sessantaduenne, il netto dolo recato alla vittima e il mancato effetto deterrente della misura cautelare come aggravanti. Non ha voluto nemmeno effettuare la perizia o acquisire le prove forensi dei messaggi (alcuni offensivi altri d’amore sebbene la donna avesse più volte inviato l’uomo a smetterla). È bastata l’assenza di interesse economico da parte della vittima a convincere la Corte del superamento di ogni limite. Ha poi predisposto l’accompagnamento coattivo ossia l’ordine di condurre la persona alla presenza del Giudice, anche con la forza se necessario, al fine di valutare il comportamento dell’interessato.
Insomma, una nuova sentenza con condanna per stalking è arrivata. Non è la prima, altri Tribunali hanno emesso sentenze a favore delle vittime anche se in pochi casi si rilevano condanne esemplari. Ricordiamo, poi, che oltre alla reclusione è possibile punire gli stalker con sanzioni economiche. Il Tribunale di Milano, ad esempio, ha imposto alla donna che chiamava la collega di notte per fare le pernacchie solamente perché le stava antipatica di pagare 41 mila euro di danni.
Ciò fa capire che occorre distinguere caso per caso e associare la giusta pena al reato commesso senza però sottovalutare piccoli segnali che potrebbero lasciare presagire la possibilità che semplici messaggi si trasformino con il tempo in atti più violenti.
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