I lavoratori che svolgono attività lavorativa di tipo gravosa possono accedere alla pensione anticipata. Rientrano in questa categoria anche gli Operatori Socio Sanitari sia come dipendenti pubblici sia privati.
Occorre specificare che le mansioni gravose sono tutte quelle attività lavorative particolarmente difficoltose e rischiose tra cui quella svolta agli OSS, operatori socio sanitari in quanto addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienti e ausiliari alla cura della persona.
Per i lavoratori che svolgono attività lavorativa gravosa anche per l’anno 2023 hanno la possibilità di presentare domanda di pensione per l’APE Sociale oppure per Quota 41, se sussistono i requisiti richiesti.
Per l’APE Sociale occorre aver compiuto 63 anni e aver maturato 36 anni di contributi, inoltre, aver svolto per almeno sette anni negli ultimi dieci la professione gravosa. In caso in cui il richiedente fosse una donna i requisiti contributivi sono ridotti di 12 mesi per ogni figlio fino ad un massimo di due anni.
La Quota 41 è rivolta a coloro che si trovano a svolgere attività lavorativa particolarmente faticosa e pesante, quindi, rientrano a far parte anche gli OSS.
Devono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al diciannovesimo anno di età, in questo caso non vi è un requisito anagrafico richiesto se non i 41 anni di contribuzione.
Un nostro lettore ci pone il seguente quesito: “Buongiorno avendo le caratteristiche per andare in pensione come lavoratore precoce e gravoso essendo OSS. Mi hanno bloccato la domanda perché nella mia Asl dove sono dipendente pubblico mi hanno rilasciato un codice ma il sindacato non riesce a fare la domanda di pensione perché pretende un altro codice, grazie mille”.
Per accedere alla pensione anticipata come lavoratore gravoso sia per l’APE Sociale che per Quota 41 oltre a soddisfare i requisiti contributivi ed anagrafici elencati, bisogna essere individuati attraverso un codice ISTAT, che è indicato sul modello UNILAV, per gli Operatori Socio Sanitari tale codice corrisponde a 5.3.1.1.
Nel caso del lettore non vi è differenza tra i due codici bisognerebbe controllare il contratto nazionale del lavoro e le sue mansioni.
Un caso analogo è stato esaminato nel ricorso presentato al Tribunale di Ferrara che ha accolto il ricorso di una lavoratrice dipendente a cui era stata negata la pensione dall’INPS. In effetti la lavoratrice era stata inquadrata come Operatrice Socio Assistenziale (OSA) il quale codice ISTAT corrisponde a 5.4.4.3 e non a 5.3.1.1 dell’Operatore Socio Sanitario, seppur le mansioni svolte sembrano equivalenti alla caratteristica che fa parte dei lavoratori gravosi, occorre però differenziarli. L’OSS può svolgere tutte le mansioni dell’Osa, e in aggiunta può prestare assistenza anche assistenza di tipo sanitaria ovviamente limitata dalle proprie capacità, mentre l’Osa non può svolgere le attività dell’Operatore Socio Sanitario.
I giudici dunque hanno esposto che l’Operatore Socio Sanitario ricoprono una figura inferiore rispetto a quella degli Operatori Socio Sanitari, e quindi, se per il primo vengono riconosciuti i benefici previdenziali previsti della legge n, 236/2016 gli stessi debbano essere a maggior ragione estesi anche agli OSS.
Consigliamo al nostro lettore di rivolgersi ad un patronato, i quali dispongono di un avvocato specializzato nella materia previdenziale il quale valuterà di inoltrare il ricorso.
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