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Pensioni

Opzione Donna 2023 è prevista anche per le lavoratrici licenziate? La risposta è incredibile

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Nel messaggio numero 467 l’INPS ha pubblicato le istruzioni sulla nuova misura Opzione Donna 2023 e la platea delle beneficiarie.

Opzione Donna è una misura che permette alle lavoratrici di andare in pensione anticipata con 35 anni di contributi calcolati con il sistema contributivo.

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La misura è una proroga di quella del 2022 anche se nel passaggio ha perso alcuni requisiti che di fatto l’ha trasformata in una nuova misura di pensione anticipata. Ne abbiamo parlato anche in questo articolo: “Pensione anticipata Opzione Donna nuove regole da rispettare per non perdere l’assegno INPS”.

Pensione Opzione Donna 2023: anche per le lavoratrici licenziate, ma quali?

Una Lettrice chiede: “Sono disoccupata dal 1° luglio 2021 dopo la risoluzione consensuale in base all’accordo collettivo aziendale stipulato da organizzazioni sindacali. Ho la Naspi dall’8 luglio 2021 come previsto dall’articolo 12, comma 11 del decreto-legge 137/2020. Posso richiedere la nuova pensione anticipata Opzione Donna essendo lavoratrice licenziata, con 59 anni compiuti a dicembre 2022, 36 anni di contributi (senza contare la disoccupazione) e 2 figli? Grazie per la risposta”.

Il messaggio 467 INPS del 1° febbraio contiene le istruzioni operative per la presentazione e la gestione delle domande e anche la tipologia di lavoratrici (del settore pubblico e del settore privato) che possono beneficiare di Opzione Donna 2023, ovvero:

  • caregiver familiari;
  • inabili al 74%;
  • lavoratrici licenziate e disoccupate oppure che lavorano ancora ma in aziende in crisi con un tavolo di confronto aperto con i sindacati.

Invece, non ne hanno diritto le lavoratrici iscritte alla gestione separata e tutte quelle che non rientrano nelle categorie citate in precedenza.

Infine, secondo la legge di Bilancio 2023 il requisito anagrafico per la nuova Opzione Donna è 58 anni con due figli, 59 con un figlio e 60 negli altri casi, purché tale requisito sia maturato entro il 31 dicembre 2022.

La risposta alla Lettrice

Pertanto, la risposta è positiva. Infatti, in quanto lavoratrice licenziata dopo una risoluzione consensuale prevista da accordi sindacali può aderire alla nuova Opzione Donna. Anche perché sembra che l’accordo sia stato stipulato durante una procedura di crisi aziendale. Ricordiamo che per la risoluzione consensuale prevista da accordi sindacali è previsto il diritto alla Naspi, poiché si tratta di disoccupazione involontaria.

Però, per averne maggiore certezza le suggeriamo di rivolgersi all’INPS che a breve (dietro urgente sollecito anche del ministero del Lavoro) dovrebbe pubblicare ulteriori chiarimenti operativi sull’argomento. Oppure, potrebbe rivolgersi al sindacato che ha firmato l’accordo di risoluzione consensuale. Infine, poiché è ancora possibile inviare la domanda per Opzione Donna, potrebbe comunque inviarla e attendere l’eventuale risposta che l’INPS le fornirà chiarendo qualsiasi dubbio.

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