La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico riservato ai superstiti di un pensionato o assicurato INPS. Scopriamo chi ne ha diritto e in quale percentuale.
Siamo pronti per fornire una guida alla pensione di reversibilità per sciogliere alcuni dubbi che molti cittadini hanno.
Si chiama pensione di reversibilità o pensione ai superstiti quel trattamento riconosciuto ai superstiti del pensionato o assicurato INPS deceduto anche senza maturare il diritto alla pensione. Nello specifico, la prestazione viene erogata avendo maturato solo quindici anni di anzianità contributiva e assicurativa oppure cinque anni di anzianità di cui tre nei cinque anni precedenti alla morte. I superstiti sono coloro che al momento della morte risultavano a carico del pensionato/assicurato. Per essere considerati a carico occorre avere un reddito inferiore a 4 mila euro se minori di 24 anni oppure a 2.840,51 euro. Rispettando il requisito reddituale, a partire dal primo giorno del mese successivo alla morte del pensionato si otterrà l’erogazione della pensione di reversibilità in quanto diritto volto alla solidarietà familiare.
Beneficiari del trattamento sono il coniuge, la parte dell’unione civile, il coniuge separato o divorziato, i figli minorenni, maggiorenni se studenti e i figli inabili al lavoro. L’importo della pensione dipenderà dalla pensione liquidata all’assicurato o che sarebbe spettata e verrà erogato in quote percentuali differenti a seconda del grado di parentela.
I superstiti beneficiari del trattamento economico sono
– sia titolare dell’assegno divorzile
– il rapporto da cui trae origine la pensione ai superstiti sia anteriore alla sentenza di divorzio
– non sia convolato nuovamente a nozze,
Un lettore ci ha chiesto “Sono il papà di una ragazza di 46 anni, disabile gravissima, invalida al 100% e anche cieca assoluta, incapace di intendere e volere. Percepisce una pensione di invalidità e di cecità (650 euro complessivi) più i due assegni di accompagnamento. Mia moglie non ha redditi ed è a mio carico, io sono pensionato. Se dovessi mancare io come sarà calcolata la pensione di reversibilità? Spetterà anche a mia figlia?“.
Iniziamo con il dire che la pensione di reversibilità non avrà lo stesso importo del trattamento erogato al defunto prima della morte. Sarà calcolata una quota percentuale variabile in base al grado di parentela del superstite beneficiario della pensione.
Condizione necessaria, come detto, è che il parente risulti a carico del titolare del trattamento INPS. La figlia del lettore, non superando i 2.840,51 euro di reddito, avrà diritto alla sua quota insieme alla mamma, coniuge superstite. In generale, la normativa consente di poter cumulare la quota di reversibilità con altri redditi personali a condizione che si rispetti il limite annuo di 20.857 euro circa (tre volte il trattamento minimo INPS che nel 2023 è fissato a 563,73 euro). Superando tale importo si dovrà accettare una decurtazione della prestazione pari al
Il taglio non viene applicato alla quota dei minori di 18 anni, figli inabili e studenti. In più, una recente sentenza ha stabilito che la decurtazione non sarà messa in pratica qualora l’ammontare della pensione dovesse risultare più basso della decurtazione stessa.
Da sapere, poi, che l’importo del trattamento potrà essere ricalcolato più volte in caso intervenissero variazioni reddituali dei superstiti.
La domanda di pensione di reversibilità può essere inoltrata telematicamente accedendo al portale dell’INPS tramite credenziali digitali (SPID, Carta di Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi). In alternativa è possibile chiamare il Contact Center (06 164 164 da mobile o 803 164 da fisso) oppure chiedere aiuto a CAF e patronati.
Con riferimento alle tempistiche, la richiesta del trattamento si può presentare in qualsiasi momento dopo la morte del pensionato/assicurato INPS. Una volta trascorsi dieci anni dal decesso, però, i ratei della pensione cadranno in prescrizione (sono cinque anni per la pensione relativa alla Gestione Pubblica).
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