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Pensioni

Pensione di reversibilità: i limiti da rispettare per non rischiare di perdere tutto

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A quali condizioni e in che misura viene riconosciuta la pensione di reversibilità? È fondamentale saperlo, per evitare spiacevoli sorprese.

La pensione di reversibilità è una prestazione economica che spetta ai superstiti di un pensionato deceduto o di un contribuente deceduto prima di maturare il diritto alla pensione. In quest’ultima ipotesi di parla di “pensione indiretta”.

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La condizione essenziale per ricevere il trattamento pensionistico è essere a carico del pensionato, al momento della sua morte. Ma la disciplina normativa prevede una serie di principi ed eccezioni, che consentono di individuare nel dettaglio tutti i destinatari della misura. Analizziamo, nel dettaglio, cosa stabilisce la legge.

Consulta anche il seguente articolo: “Pensione di reversibilità, quanto spetta a chi non ha alcun reddito? Due esempi pratici che spiegano tutto“.

Pensione di reversibilità: chi può richiederla?

Hanno diritto alla pensione di reversibilità i seguenti beneficiari:

  • coniuge superstite o unito civilmente, anche nel caso in cui sia separato o divorziato dal defunto. In tal caso, è necessario che percepisca l’assegno divorzile e che non abbia contratto nuove nozze. L’erogazione del trattamento economico al coniuge decorre dal primo giorno del mese successivo a quello della morte;
  • figli a carico minorenni, anche adottivi o affidatari, oppure inabili al lavoro (in tal caso, senza limiti di età). Hanno diritto alla prestazione anche i figli tra i 18 e i 21 anni che frequentano la scuola media secondaria, a patto che non lavorino. La pensione di reversibilità, inoltre, spetta ai figli universitari a carico del pensionato, per tutta la durata del corso di laurea ma fino a massimo 26 anni di età;
  • nipoti a carico del deceduto;
  • genitori del pensionato defunto, solo se quest’ultimo non ha coniuge, figli o nipoti. È necessario, inoltre, che i genitori risultino a carico del contribuente al momento del decesso, che abbiano almeno 65 anni di età e che non siano titolari di pensione diretta o indiretta;
  • fratelli o sorelle nubili a carico del defunto e inabili al lavoro, qualora manchino il coniuge, i figli, i nipoti e i genitori.

Alla luce di quanto appena illustrato, è bene chiarire che la prestazione non spetta sempre a tempo indeterminato; ci sono delle ipotesi in cui, infatti, il diritto al sussidio può decadere. Per il coniuge, ad esempio, questo capita nell’ipotesi di nuovo matrimonio. I figli minorenni, invece, perdono il diritto al compimento dei 18 anni e quelli inabili se viene meno lo status di inabilità.

Per i genitori, l’interruzione avviene in seguito al riconoscimento di un’altra pensione e per i fratelli e le sorelle anche nel caso di matrimonio o cessazione della condizione di inabili.

A quanto ammonta la pensione di reversibilità?

Una nostra Lettrice chiede:

Salve, mia madre ha fatto domanda di reversibilità della pensione di mio padre, deceduto qualche mese fa. Mia madre, inoltre, usufruisce della Legge 104. Vorrei sapere se tale condizione le consente di avere una maggiorazione della percentuale di reversibilità. Ha anche un figlio a carico, invalido al 75%. Mio padre, infine, percepiva anche un assegno di invalido del lavoro. Mia madre ha diritto a qualche beneficio per quest’ultima invalidità di mio padre? Vi ringrazio.”

Per rispondere alla richiesta della nostra Lettrice, specifichiamo che il coniuge beneficiario della reversibilità non ha diritto all’importo totale che percepiva il pensionato defunto, ma solo ad una percentuale dello stesso.

L’ammontare della prestazione, infatti, viene calcolato sulla base del grado di parentela e degli ulteriori redditi posseduti. In particolare:

  • 60%, se c’è solo il coniuge;
  • 70%, se spetta ad un solo figlio;
  • 80%, se i beneficiari sono il coniuge e un figlio oppure 2 figli senza coniuge;
  • 100%, se i destinatari della reversibilità sono il coniuge e 2 figli oppure 3 o più figli;
  • 15%, in presenza di un solo genitore oppure di un fratello o una sorella;
  • 30%, se spetta ad entrambi genitori oppure a 2 fratelli o sorelle.

Al riguardo, non perdere il seguente approfondimento: “Pensione di reversibilità, le quote per i familiari superstiti sono una sorpresa“.

La reversibilità è cumulabile con i redditi personali dei soggetti beneficiari, a patto che non superino determinate soglie. In caso contrario, infatti, la prestazione subisce un taglio. Il parametro di riferimento è, per il 2023, la cifra di 22.315,41 euro, cioè 3 volte il trattamento minimo INPS del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (che, per l’anno in corso è pari a 572,19 euro, ossia 7.438,47 euro l’anno).

I limiti da rispettare per ottenere la prestazione

La decurtazione sulla rata della reversibilità ammonta al:

  • 25%, se il reddito è superiore a 3 volte (ma inferiore a 4) il trattamento minimo, cioè tra 22.315,41 e 29.753,88 euro;
  • 40%, se l’importo è superiore a 4 volte il trattamento minimo annuo, ma inferiore a 5 volte, dunque tra 29.753,88 e 37.192,35 euro;
  • 50%, con redditi superiori a 5 volte il trattamento minimo annuo, cioè a 37.192,35 euro.

La pensione di reversibilità può anche sommarsi alla pensione di vecchiaia.

Specifichiamo alla nostra gentile Lettrice che la sola Legge 104 non consente di ottenere una maggiorazione sulla pensione di reversibilità. Diverso è il caso il cui la madre abbia un’invalidità superiore al 74% e, dunque, percepisca la pensione di invalidità. Quest’ultima prestazione è compatibile e cumulabile con quella di reversibilità, a condizione che non siano superati i tetti reddituali appena elencati.

Informiamo la Lettrice, infine, che l’assegno di invalidità del padre defunto non è reversibile ai superstiti.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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