Quota 102 non esiste più ma con la cristallizzazione del diritto c’è chi può utilizzare la misura per andare in pensione nel 2023.
Alcuni lavoratori possono lasciare il lavoro a 64 anni di età con 38 di contribuzione seppure nessuno scivolo nell’anno in corso lo preveda.
Se e quando arriverà la Riforma Fiscale i lavoratori potranno contare probabilmente su nuove misure strutturali più flessibili rispetto quelle attuali. Il sistema pensionistico italiano è vario ma gli scivoli non sono pratici per tutti i lavoratori. O richiedono numerosi anni di contributi – come Quota 103 o la pensione anticipata ordinaria – oppure una combinazione tra età anagrafica, contribuzione e altri requisiti difficile da raggiungere. Un esempio è la pensione per precoci riservata a chi ha maturato almeno dodici mesi di contribuzione prima dei 19 anni, ha versato 41 anni di contributi e appartiene ad una delle quattro categorie dell‘APE Sociale (invalidi al 74%, caregiver da almeno sei mesi, addetti alle mansioni gravose e disoccupati).
Insomma, si attende una Riforma delle Pensioni che modifichi il sistema per supportare maggiormente i lavoratori e la loro uscita dal mondo del lavoro. Nel frattempo è possibile approfittare delle Quote che si sono succedute nel corso degli ultimi anni. Prima Quota 100, poi Quota 102 per le quali vige la cristallizzazione del diritto.
Prima di scoprire chi potrà andare in pensione nel 2023 con Quota 102 capiamo cos’è la cristallizzazione del diritto. Si tratta di un principio secondo il quale avendo maturato i requisiti di accesso ad uno scivolo pensionistico entro il periodo di riferimento si potrà andare in pensione utilizzando quella stessa misura anche una volta sospesa. Il lavoratore, dunque, potrà inoltrare domanda di pensionamento anche dopo la scadenza della norma e potrà contare sul ricalcolo dell’assegno pensionistico tenendo conto degli anni in più di contribuzione maturata nel tempo.
Il vantaggio è chiaro. Grazie alla cristallizzazione del diritto si potrà lasciare il lavoro soddisfacendo requisiti di una misura passata, più favorevole, oggi non più attiva. Vale per Quota 100 e per Quota 102, entrambe sparite dal sistema pensionistico italiano ma, in qualche modo, ancora presenti.
Una volta raggiunti i requisiti, dunque, la pensione rimane lì in attesa di essere richiesta prima del soddisfacimento delle condizione necessarie per accedere alla pensione di vecchiaia.
Un lettore ci ha posto un quesito. “Sono artigiano con partita IVA e ho versato 37 anni di contributi. Vorrei sapere se potrò andare in pensione con Quota 102 raggiungendo 38 anni di contributi“. Quota 102, come accennato, prevede il compimento dei 64 anni di età e la maturazione di 38 anni di contributi per lasciare il mondo del lavoro.
La misura, però, è stata attiva fino al 31 dicembre 2022. Significa che per la cristallizzazione del diritto possono andare in pensione nel 2023 solamente i lavoratori che hanno maturato i requisiti entro l‘ultimo giorno dello scorso anno. Il nostro lettore, dunque, non rientra tra i destinatari dello scivolo non avendo ancora raggiunto i 38 anni di contribuzione. Oggi, infatti, è attiva Quota 103 che permette il pensionamento al raggiungimento di 62 anni di età con 41 anni di contributi versati. Una soglia che non potrà essere soddisfatta dal lettore entro il 31 dicembre 2023.
Quota 102 possono richiederla oggi i lavoratori
– al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti
– alle Gestioni speciali per i lavoratori autonomi
che hanno maturato i requisiti di 64 anni di età e 38 di contribuzione entro il 31 dicembre 2022. Una volta conseguito il diritto, la domanda di pensionamento potrà essere avanzata nel 2023, nel 2024 e così via entro il compimento dei 67 anni (pensione di vecchiaia).
Altra condizione per il pensionamento con Quota 120 è la cessazione dell’attività lavorativa da dipendente.
Per soddisfare il requisito contributivo si potranno conteggiare tutti i contributi maturati a qualsiasi titolo. Unica richiesta è che almeno 35 anni dei 38 siano al netto di malattia, disoccupazione o prestazioni simili (se richiesto dalla Gestione di appartenenza). In più, i lavoratori devono sapere che concorre al calcolo dei contributi anche il cumulo dei periodi assicurativi versati o accreditati presso le Gestioni INPS.
I periodi di cassa integrazione a zero ore, poi, sono coperti da contributi figurativi risultando utili sia per il diritto alla pensione sia per il calcolo dell’assegno pensionistico. A tal proposito con 38 anni di contributi il sistema di conteggio da utilizzare sarà quello misto avendo sicuramente versato parte della contribuzione prima del 1° gennaio 1996.
L’importo dell’assegno, così, sarà più alto rispetto al sistema contributivo puro (ma inferiore rispetto al sistema retributivo). E se il lavoratore non approfitterà subito di Quota 102 ma attenderà qualche anno la somma percepita sarà ancora più alta dato che maggiori saranno i contributi maturati e l’età del lavoratore (incide sul coefficiente di trasformazione) più elevato sarà l’assegno percepito.
Fare la spesa sarà più conveniente con il trucchetto che vi sveliamo, utile per accedere…
Anche i disoccupati che svolgono lavori occasionali hanno diritto all'indennità NASpI, ma devono rispettare precisi…
Ci sono tantissimi benefici per le persone più anziane, che spesso necessitano di maggiori tutele.…
Per non ricevere penalizzazioni sull'assegno pensionistico è fondamentale scegliere accuratamente la tipologia di trattamento. Nel…
Chi affitta in nero un immobile rischia sanzioni molto severe in caso di controlli fiscali.…
L'Agenzia delle Entrate ha avviato una nuova campagna di controlli grazie a un nuovo algoritmo.…