Come andare in pensione nel 2023 in attesa che il Governo proceda con la tanto attesa Riforma delle Pensioni?
Oggi presenteremo le possibilità di pensionamento per i nati tra il 1959 e il 1961 soffermandoci nello specifico sui lavoratori del settore scolastico.
Il 2023 è l’anno giusto per il pensionamento di tanti lavoratori. Nonostante la Riforma delle Pensioni non sia ancora stata perfezionata, il sistema pensionistico italiano prevede diversi scivoli da utilizzare per lasciare il mondo del lavoro. Ogni formula richiede requisiti anagrafici e contributivi da soddisfare che restringono la platea dei beneficiari soprattutto se si tratta di pensioni anticipate. Poniamo l’esempio di Opzione Donna. Questa misura è dedicata alle lavoratrici caregiver, invalide al 74% e disoccupate (o impiegate in aziende in stato di crisi) che compiono 60 anni nell’anno in corso – 59 se hanno un figlio o 58 se hanno due figli – con 35 anni di contributi versati.
Poi c’è la pensione anticipata ordinaria che richiede la maturazione di 41 anni e dieci mesi di contribuzione per le donne e 42 anni e dieci mesi per le donne. Non dimentichiamo la pensione per precoci che concede l’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi a condizione che un anno sia stato versato prima del compimento dei 19 anni.
E chi compirà 63 anni nel 2023? O meglio, i nati tra il 1959 e il 1961 che opportunità di pensionamento hanno?
Valutiamo la possibilità di andare in pensione nel 2023 a 63 anni con l’APE Sociale. I nati nel 1960 possono sfruttare questo scivolo ma solamente soddisfacendo molte condizioni. Innanzitutto devono aver maturato almeno trent’anni di contribuzione (36 se addetti ai lavori gravosi) e accettare di non ricevere la tredicesima né maggiorazioni sociali nonché che l’assegno pensionistico sia necessariamente inferiore o pari a 1.500 euro (se superiore la quota eccedente si otterrà solamente al compimento dei 67 anni).
L’APE Sociale, infatti, non è una vera e propria pensione ma un’indennità che accompagna il lavoratore fino alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi). Inoltre, l’accesso è riservato unicamente ai caregiver da almeno sei mesi, agli invalidi al 74%, ai disoccupati e agli addetti ai lavori gravosi.
Un lettore chiede “Posso accedere all’APE Sociale con invalidità al 70%, 104 personale con tre giorni di permesso al mese, 36 anni di contributi come insegnante e 63 anni di età (1959)“. La risposta purtroppo è no dato che l’invalidità è inferiore al 74%. Potrebbe però rientrare nella categoria degli addetti alle mansioni gravose se insegnante di scuola elementare. Soddisfacendo sia il requisito anagrafico che contributivo l’APE Sociale verrebbe concessa. Al momento, infatti, rientrano solamente i docenti delle scuole primarie inferiori nella suddetta categoria. Insegnanti delle scuole medie e delle superiori sono inspiegabilmente esclusi pur avendo a che fare con la non semplice età dell’adolescenza.
Quota 103 è la new entry del 2023 che permette il pensionamento a chi matura un doppio requisito entro il 31 dicembre dell’anno in corso ossia 62 anni di età e 41 anni di contribuzione. Con la cristallizzazione del diritto non sarà necessario inoltrare domanda nel 2023 ma si potrà rimandare l’uscita dal mondo del lavoro agli anni successivi (entro i 67 anni di età).
Le domande di pensionamento con Quota 103 nel settore scolastico (anche con Opzione Donna) si potevano inviare entro il 28 febbraio 2023 per poter andare in pensione dal 1° settembre 2023. Di conseguenza, gli insegnanti che matureranno i requisiti nell’anno in corso dovranno attendere l’apertura di una nuova finestra temporale nel 2024 per sfruttare la misura.
I nati fino al 1959 possono accedere alla pensione anticipata contributiva. Parliamo di una formula che ha diversi paletti. La combinazione età anagrafica e contributi vincente è 64 più 20 ma a condizione che il primo contributo maturato sia successivo al 31 dicembre 1995. Serve, dunque, che il sistema di calcolo da utilizzare per conteggiare l’assegno pensionistico sia quello puramente contributivo (più svantaggioso rispetto al sistema retributivo e misto).
C’è, poi, una seconda condizione. La pensione dovrà essere pari a minimo 2,8 volte l’assegno sociale. Nel 2023 l’importo dell’assegno è di 503,27 euro, di conseguenza il trattamento pensionistico dovrà essere pari o superiore a 1.409,156 euro.
Per calcolare la pensione occorrerà tener conto della quota accantonata negli anni di lavoro (33% per i dipendenti e 25% per gli autonomi) e del montante contributivo. Nulla contano, dunque le retribuzioni degli ultimi anni come nel sistema retributivo. Al montante – rivalutato secondo l’indice ISTAT dell’anno di riferimento – dovrà essere applicato, poi, il coefficiente di trasformazione specifico per l’età del lavoratore al momento del pensionamento. Più alta sarà l’età, maggiore sarà la percentuale del coefficiente e più elevato l’assegno pensionistico.
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