La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico riconosciuto ai superstiti del pensionato deceduto.
Il beneficio è riconosciuto anche nel caso in cui il soggetto defunto non ha maturato il diritto alla pensione.
Questo è il caso in cui la pensione viene definita “indiretta” ed è riconosciuta solo in situazioni particolari. Vale a dire, quando, la persona venuta a mancare ha maturato i 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa o 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui 3 anni, come minimo, nei 5 anni precedenti la data del decesso.
Il diritto pensionistico della reversibilità è riservato a coloro che, al momento del decesso del pensionato, sono a suo carico. Non bisogna, quindi, possedere i requisiti reddituali che l’ordinamento ha stabilito per identificare il soggetto autonomo economicamente, cioè capace di sostentarsi da solo.
La pensione ai superstiti, difatti, è identificata ai soli parenti a carico del defunto e dunque mantenuti di solito dallo stesso.
La decorrenza spetta dal primo giorno del mese successivo al quale è venuto a mancare il pensionato. La pensione di reversibilità spetta al coniuge superstite anche nel caso di separazione o divorzio, se è titolare dell’assegno divorzile.
La normativa richiede anche un altro requisito, come la mancanza di nuove nozze dopo il divorzio, e dopo il decesso del pensionato.
Il beneficio è riconosciuto anche ai figli naturali, adottivi o affiliati se:
I superstiti che beneficiano della reversibilità, una volta raggiunto il requisito anagrafico e contributivo della pensione di vecchiaia hanno diritto a fare richiesta di quest’ultima.
In questo modo, si troverà a riscuotere sia la sua pensione diretta che quella indiretta.
La pensione di reversibilità è rivolta anche ai nipoti, genitori e fratelli e sorelle del pensionato deceduto, solo se a carico al momento del decesso.
Nello specifico nei casi in cui la pensione di reversibilità spetta ai genitori, quando il soggetto deceduto non abbia il coniuge, figli e nemmeno nipoti.
I genitori, però, al momento del decesso devono essere a carico fiscale del pensionato deceduto. Inoltre, devono avere almeno un’età di 65 anni e non essere titolari di pensione diretta o indiretta.
Il beneficio, in mancanza di coniuge, figli, nipoti e genitori, è previsto anche ai fratelli celibi e alle sorelle nubili. Devono essere, però, a carico della persona defunta e riconosciuti inabili al lavoro.
Il diritto della pensione di reversibilità in alcuni casi non è a tempo indeterminato.
Il coniuge perde il beneficio quando contrae nuove nozze, mantiene il diritto a due anni della quota pensionistica nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio.
Il pagamento avviene una tantum comprendendo la mensilità della tredicesima.
I figli non hanno più diritto alla pensione di reversibilità quando compiono la maggiore età. Il beneficio si mantiene a condizione che siano studenti universitari fino ai 26 anni.
Il diritto viene meno per i figli inabili nel momento in cui viene meno il loro stato di inabilità lavorativa. La stessa condizione vale per i nipoti.
I genitori perdono il benefico pensionistico se ottengono un’altra pensione. Per i fratelli e le sorelle se conseguono un’altra pensione, contraggono matrimonio o cessano di essere inabili.
L’indennità una tantum è un riconoscimento economico erogato nei confronti dei superstiti dei soggetti defunti che non hanno raggiunto il diritto pensionistico. Tali però erano assicurati e la loro pensione sarebbe stata calcolata solo sulla base del metodo contributivo.
L’indennità è pagata una tantum e la somma coincide alla pensione sociale in vigore al momento del decesso della persona assicurata. L’importo deve essere moltiplicato per il numero degli anni contributivi a favore del lavoratore.
La pensione di reversibilità non prevede il pagamento dell’intero importo spettante alla persona deceduta.
Il beneficio è calcolato sulla base di una quota percentuale che cambia a seconda del grado di parentela con il soggetto che ne ha diritto. Tali percentuali sono:
La pensione di reversibilità può essere cumulata con i redditi personali del superstite.
La condizione necessaria è quella del limite, non deve superare di tre volte il trattamento minimo INPS che per l’anno 2023 è pari a 572,19 euro mensili (annuali 7438,47 euro).
In caso in cui il soggetto superstite superi il limite reddituale previsto, l’importo pagato è soggetto a una decurtazione in base all’ammontare del reddito.
La decurtazione è:
La Legge di Bilancio 2023 prevede l’aumento anche per le pensioni di reversibilità a seguito della rivalutazione. A partire già dal mese di gennaio 2023 i beneficiari hanno ricevuto l’aumento, basato sulla rivalutazione annuale degli assegni a seguito dei dati sull’inflazione rilevati dall’ISTAT. Altri aumenti pensionistici partiranno dal mese di marzo. Gli aumenti sono pari a una percentuale massima del 7,3%.
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