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Finanza

Crisi bancaria, paura e confusione ma è anche ‘colpa’ dei social network, il motivo è inquietante

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Le crisi bancarie oggi sono ancora più temute che in passato, perché il passaparola nei social network è in grado di amplificare la portata di una situazione critica. Come nel caso di Credit Suisse e SVB.

L’ultimo periodo non è di certo roseo per l’immagine degli istituti di credito in generale. Ci riferiamo ovviamente alle crisi bancarie che hanno dominato la scena in queste settimane e che continuano a tener banco.

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Prima la vicenda del crac di SVB, poi il salvataggio all’ultimo minuto di Credit Suisse, ora la grana Deutsche Bank – la maggiore banca tedesca – che fa vacillare i mercati: gli investitori più cauti temono il peggio e non fanno fatica a ricordare cosa successe nel 2008, con il crac di Lehman Brothers – all’epoca la quarta banca d’affari degli Usa – e tutto ciò che ne conseguì.

Volendo dare una definizione di sintesi, se ci si chiede cos’è una crisi bancaria, rispondiamo che essa altro non è che la situazione in cui una o più banche di un paese o di una regione soffrono allo stesso tempo di gravi problemi di illiquidità o insolvenza. La novità delle crisi bancaria odierna è però legata al ruolo di internet. E proprio questo è stato fatto notare recentemente dal capo economista UBS Global Wealth Management, parlando del crollo del Credit Suisse.

Sono infatti i social media e i social network la principale differenza rispetto alla crisi del 2008: vediamo allora più da vicino cosa è cambiato rispetto al passato e perché si può affermare che oggi, su queste delicate e complesse vicende, comanda il mondo del web. I dettagli.

Le crisi bancarie nel mirino dei social network: la vera differenza rispetto al passato

Questa è “la prima crisi bancaria della generazione di Twitter”. Sono le parole usate dal capo economista UBS, Paul Donovan. Nonostante non sia passato un secolo, la tesi è che la crisi bancaria odierna è completamente nuova perché è il mondo ad essere assai diverso rispetto al 2008. La vera differenza insomma sta proprio nella presenza dei social media e nella loro caratteristica clou – ovvero l’essere il mezzo di interconnessione per gli utenti di tutto il mondo, i quali in tempo reale possono comunicare tra loro e scambiarsi informazioni di ogni tipo.

La vicenda Credit Suisse ne è un esempio lampante. Ricordiamo infatti che le azioni di Credit Suisse hanno subito il tracollo il 14 marzo scorso dopo che sono state individuate ‘debolezze sostanziali’ nella sua rendicontazione finanziaria. La notizia ha portato rapidamente ad un terremoto nell’istituto di credito e lo sfociare in una situazione critica, da cui il colosso bancario svizzero è potuto uscire soltanto grazie all’intervento della banca svizzera rivale UBS, che ha – com’è noto – deciso di rilevare l’azienda in crisi.

Il punto è che avvenuto tutto in pochissimi giorni, proprio per la diffusione della notizia sui social network. Twitter e altri siti che permettono alle persone di tutto il mondo di comunicare in tempo reale hanno contribuito a focalizzare l’attenzione sulla crisi bancaria di Credit Suisse, rendendola pubblica, accessibile a tutti e molto più reale di quanto potesse apparire in assenza di social network. In altre parole, se la stessa crisi bancaria si fosse verificata negli anni ’90, non avrebbe sicuramente avuto tutto questo risalto in così poco tempo e dunque sarebbe stata ‘chiusa’ con tempistiche ben diverse.

I social network come veicolo per la diffusione di notizie e voci dannose

Non sempre i social fungono da mezzo di circolazione di consigli, strategie di investimento o comunque di notizie positive per questo o quell’istituto di credito. Oggi molto spesso i social media garantiscono più spazio per la diffusione di voci dannose rispetto al 2008. E talvolta queste voci sono tutte da verificare: infatti, la circolazione di fake news o di notizie involontariamente in tutto o in parte scorrette o imprecise di certo non contribuiscono a favorire l’immagine del sistema bancario nel suo complesso.

Piuttosto la diffusione di massa di internet e dei social network, come anche del digital banking e simili, rende lo stesso sistema bancario e finanziario molto meno protetto da occhi ‘indiscreti’ rispetto ad alcuni anni fa. Oggi le notizie circolano con una rapidità che nel 2008 era impensabile e, pertanto, come nel caso di Credit Suisse non c’è alcuna foglia di fico che possa nascondere una situazione di criticità. Se tutto (o quasi) è alla luce del sole, è chiaro che il sistema finanziario oggi sia più fragile di quanto sarebbe stato altrimenti fino al recente passato. E questo perché con Twitter o Instagram, tra gli altri, le voci si diffondono con velocità e facilità estreme.

In particolare, nel caso di SVB è circolato sui social network un messaggio che invitava a portare via i propri risparmi nell’imminenza di un crac e sono stati sufficienti pochi minuti, ovvero giusto il tempo che serve per passare dalla app di Twitter a quella del proprio conto, corrente per trasferire i fondi altrove. Gli effetti per la banca sono stati ovviamente deleteri.

Un po’ come dire che bastano un paio di tweet per spingere ancora più in basso un istituto già in crisi. Ecco perché il salvataggio di Credit Suisse è stato così repentino, oltre che obbligato per la tenuta del sistema bancario stesso.

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