Cadere nelle truffe online può significare perdere i propri risparmi. I tentativi di phishing andati a buon fine non sono un problema delle banche.
I clienti non riceveranno alcun risarcimento danni in caso di phishing. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione.
Quotidianamente ogni cittadino è soggetto a tentativi di phishing. Basta aprire la posta elettronica per capire come sia facile per i criminali informatici arrivare a noi e cercare di carpire i nostri dati sensibili. Una email può facilmente nascondere una trappola tale da permette ai malintenzionati di accedere ai conti correnti in poche mosse. Da lì a rubare i soldi è un attimo.
L’inganno se non riconosciuto può avere ripercussioni molto gravi per i cittadini, dunque, ma la Legge non ammette ignoranza. Chi cade nel tranello toglie da ogni responsabilità la banca presso la quale si ha il conto corrente. La sentenza della Corte di Cassazione spiazza gli italiani e impone loro una maggiore attenzione quando si tratta di aprire email, cliccare su link e inserire online dati sensibili.
Le vittime di truffe online che hanno agito imprudentemente e con negligenza non potranno richiedere il risarcimento danni alla banca. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione ribaltando la sentenza del Tribunale di Palermo che aveva condannato Poste Italiane a risarcire un cliente che aveva perso seimila euro per phishing.
Se la vittima fornisce dati personali anche involontariamente ai criminali diventa un loro “collaboratore” e, dunque, non avrà diritto alla restituzione del capitale sottratto dal conto. L’agire del correntista, dunque, diventa la chiave per capire se il risarcimento spetta oppure no. Risultando il cliente stesso responsabile dell’accaduto, alla banca viene tolta ogni responsabilità. L’istituto non potrà essere accusato di non aver adottato tutte le misure di sicurezza tecnicamente idonee per prevenire le truffe online mediante tentativi di phishing.
I cittadini per evitare di cadere vittime delle truffe online devono ricordare di non fornire mai informazioni sensibili dopo aver cliccato su link di email sospette. Queste si riconoscono sia perché spesso contengono errori grammaticali sia per la struttura.
Solitamente, il testo informa di un problema da risolvere e della necessità di cliccare sul link per portare avanti la procedura che porrà fine alla questione. Mai seguire i passaggi indicati. In caso di dubbio meglio contattare personalmente il presunto mittente dell’email (la banca, Poste Italiane, l’INPS…) e chiedere spiegazioni.
Occorre ricordare, poi, di utilizzare sempre password forti e di aggiornare il software di sicurezza a protezione del proprio dispositivo.
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