Quali sono le condizioni per accedere alla pensione anticipata con gli strumenti previsti dalla Legge di Bilancio 2023?
La principale problematica che ciascun Governo è costretto ad affrontare riguarda l’esigenza di bilanciamento tra l’accesso anticipato alla pensione e il contenimento della spesa pubblica.
Alla luce della modifica di Opzione Donna e dell’introduzione della nuova Quota 103, è ancora possibile affermare che è vantaggioso accedere agli strumenti di flessibilità in uscita? Nella maggior parte dei casi, infatti, bisogna scegliere tra lavoro e pensione, a causa del divieto di cumulo tra i diversi redditi.
Quali sono i pro e i contro della nuova Quota 103, introdotta dall’ultima Manovra finanziaria? Tale tipologia di pensione anticipata eredita la maggior parte delle caratteristiche di Quota 100 e Quota 102.
Possono aderirvi coloro che, entro il 31 dicembre 2023, maturano tali requisiti:
Così come per gli altri strumenti di flessibilità in uscita, è possibile presentare domanda per il pensionamento anche in un secondo momento.
Quota 103 si rivolge, in particolare, ai seguenti contribuenti:
Rimangono, invece, esclusi i militari e gli appartenenti alle Forze Armate, di Polizia e Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco e Guardia di Finanza.
Bisogna sottolineare, tuttavia, che, a differenza di Quota 100 e Quota 102, il nuovo meccanismo di uscita anticipata prevede un limite all’importo della prestazione. Fino al raggiungimento dell’età pensionabile (attualmente, 67 anni), infatti, l’assegno non può essere superiore a 5 volte il trattamento minimo, cioè 2.818,70 euro.
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto delle importanti modifiche relative a Opzione Donna. Ha, infatti, innalzato a 60 anni il requisito anagrafico minimo e confermato quello contributivo di 35 anni. Ha, inoltre, ridotto la platea di beneficiarie, che dovranno necessariamente appartenere ad una delle seguenti categorie:
Sono, poi, previsti degli sconti anagrafici, in virtù del numero di figli. Possono, infatti, smettere di lavorare a 59 anni coloro che hanno 1 figlio, mentre a 58 anni coloro che hanno 2 o più figli.
Ma cosa succede per le lavoratrici che avevano maturato i presupposti richiesti prima dell’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2023? Se hanno raggiunto i 58 anni o i 59 anni di età e i 35 anni di contribuzione, entro il 31 dicembre 2021, potranno beneficiare lo stesso di Opzione Donna, con i vecchi requisiti. Restano, tuttavia, attive le finestre mobili di 12 mesi (per le lavoratrici dipendenti) e di 18 mesi (per le lavoratrici autonome).
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Discorso simile per chi aveva maturato, entro il 2021, i requisiti per Quota 100, cioè 62 anni di età e 38 di contribuzione. Con la Circolare n.38/2022, l’INPS ha specificato che tali lavoratori possono presentare richiesta per la pensione anticipata anche dopo il 2021, a partire dal primo giorno del mese successivo alla domanda.
Fino al compimento dei 67 anni, inoltre, vige il divieto di cumulo tra reddito da lavoro e pensione.
La Legge di Bilancio 2023 ha confermato anche l’APE Sociale, lasciando inalterati i requisiti di accesso.
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I contribuenti che hanno almeno un mese di versamenti accreditati presso la Gestione Separata, possono, a determinate condizioni, procedere con il computo in tale Gestione, per anticipare la prestazione pensionistica.
Nel dettaglio, la Circolare INPS n.184/2015 ha illustrato in che modo può essere effettuato il computo. A tal fine, bisogna avere almeno 15 anni di contributi totali, di cui 5 anni dopo il 1995, e meno di 18 anni al 31 dicembre 1995.
Col computo, l’interessato concentra (in maniera gratuita) tutta la contribuzione nella Gestione Separata e, dunque, converte la pensione al sistema contributivo puro. Di conseguenza, anche chi ha contributi antecedenti al 1996 potrà usufruire della pensione anticipata contributiva con 64 anni di età, 20 anni di contribuzione e un assegno non inferiore a 2,8 volte l’Assegno sociale (per il 2023 è pari a 1.409 euro lordi mensili).
Per capire se la pensione anticipata è conveniente, bisogna sottolineare che, a differenza dell’APE Sociale, che non può superare i 1.550 euro lordi al mese, con il computo di percepisce un vero e proprio assegno pensionistico, suddiviso in 13 mensilità e senza limiti di importo.
È opportuno, però, verificare il taglio con il passaggio al contributivo puro, considerando che, al compimento dei 67 anni, l’APE Sociale si trasforma in pensione di vecchiaia.
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