Nell’ultimo periodo dell’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli sulle cessioni del credito: è caccia ai furbetti del Superbonus.
In base a quanto previsto dall’articolo 1 della legge numero 234 del 2021, l’abuso di diritto determina la sospensione della cessione del credito. L’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli dando la caccia ai furbetti del Superbonus. Ad oggi, il fisco ha sospeso già numerose cessioni del credito, dopo aver effettuato controlli automatizzati sui profili definiti più a rischio.
Come preannunciato dal governo, i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate sul Superbonus e il meccanismo della cessione del credito sono stati notevolmente intensificati. Tutto ciò avviene attraverso l’utilizzo di strumenti automatizzati, che riescono a individuare con maggiore semplicità le irregolarità che determinano la sospensione del credito.
Come se non bastasse, di recente è stata emessa una sentenza che sarà destinata a fare storia sull’argomento Superbonus e cessione del credito. Anche se per il momento la sentenza è solo di primo grado, ci si aspetta che essa costituisca un precedente di fondamentale rilevanza.
Con l’intensificarsi dei controlli da parte dell’Agenzia dell’entrata arrivano inevitabilmente i primi stop alla cessione del credito per il Superbonus. Inoltre, di recente è arrivata una sentenza da parte della Corte Tributaria della provincia di Trieste di cui è opportuno parlare.
Per l’esattezza ci stiamo riferendo alla sentenza numero 81 dell’11 aprile 2023, con la quale è stato respinto il ricorso di un condominio, al quale il fisco aveva sospeso la cessione del credito per presunta elusione fiscale.
Sebbene il condominio in questione avesse raggiunto la cessione del secondo presentando lo stato avanzamenti lavori per il progetto di Superbonus, i controlli condotti dall’Agenzia delle entrate hanno rilevato incongruenze fiscali. Nello specifico, i controlli automatizzati hanno individuato delle inesattezze sull’intestazione dell’immobile a persone fisiche.
Come si legge nella sentenza, l’intestazione dell’immobile sembra essere “un escamotage per fruire del bonus non spettanti all’impresa appaltatrice nel caso di acquisto diretto dell’immobile e sua successiva ristrutturazione.”
Nel caso in questione, l’immobile coinvolto era sottoposto ad interventi di ristrutturazione edilizia antisismici. In seguito, ai controlli effettuati dall’Agenzia delle entrate è emessa una sospetta operazione di compravendita. In sostanza, alcune persone fisiche vicine alla ditta ex proprietaria avevano acquistato l’immobile costituendo successivamente un condominio. Immediatamente dopo la costituzione in condominio, è avvenuta la delibera per l’affido dei lavori alla ditta stessa.
Tutto ciò ha insospettito il fisco, tanto da definire la condotta fiscalmente illecita.
Dunque, la sentenza dell’11 aprile ha creato un precedente di rilievo. In pratica, è possibile effettuare controlli anche sulle tempistiche relative alle acquisizioni dei requisiti che determinano l’accesso alla cessione dei crediti.
Nel caso in questione: simulare la costituzione di un condominio per accedere ai benefici fiscali del superbonus è considerato una condotta illecita, ovvero un abuso di diritto. Di conseguenza, è possibile procedere con la sospensione della cessione del credito.
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